Lettura
Le moltitudini si radunano intorno a Gesù per mettersi all’ascolto della sua parola. L’apertura della fede offre la strada al miracolo. Al paralitico sono perdonati i peccati e, inoltre, è concessa la guarigione completa, sotto gli occhi attoniti dei presenti. La Lettera agli Ebrei ci invita ad accogliere con prontezza il dono della salvezza, che si fa presente nella nostra vita: “Affrettiamoci a entrare in quel riposo”.
Meditazione
«Ed annunziava loro la parola…». Cosa offriva la parola di Gesù, a tutte quelle persone che venivano da ogni parte per ascoltarlo? Il cuore dell’uomo ha un profondo anelito di verità, di felicità, impresso dal Creatore. Così diceva sant’Agostino nel travaglio della sua conversione: «Ci hai fatti, Signore, per Te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te!». Ed è proprio questo il riposo a cui fa riferimento l’autore della Lettera agli Ebrei. La scena evangelica si sposta poi sui quattro uomini che trasportano il paralitico. Impressiona la determinazione con la quale questi uomini fanno di tutto pur di avvicinare il malato a Gesù, nonostante le difficili circostanze. E la loro fede è premiata; per questo non devono sorprenderci le parole di Gesù: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».Sono il premio più bello della fede, cioè la rinascita nello spirito, di cui il corpo partecipa. Alcuni anni fa una famiglia del nord Italia si presentò in Vaticano per avere la possibilità di incontrare Papa Giovanni Paolo II. Erano la famiglia di un giovane di 28 anni, trasportato su una sedia a rotelle, molto debole a causa di una grave malattia. Il ragazzo aveva espresso il desiderio di vedere personalmente il Papa prima di morire, e le persone del suo paese, avendolo saputo, avevano fatto una colletta per pagare a lui ed ai familiari, i biglietti del treno. Le guardie svizzere non sapevano cosa fare, non avendo essi alcun invito particolare. Avvisarono la segreteria del Papa e mons. Stanislao, suo segretario personale, dopo un momento di perplessità, disse: «Aspettate». Tornato al telefono, rispose: «Fateli venire; il Papa li riceve». Il Papa li accolse nella cappella privata, pregò con loro e regalò al ragazzo il suo scapolare personale e lo abbracciò, dandogli la sua benedizione. Il ragazzo, prima di congedarsi, afferrò il braccio del Papa e gli disse: «Santo Padre; non so come ringraziarla. Questo è il giorno più bello della mia vita!». E aggiunse: «Arrivederci in Paradiso!». Quel giovane morì tre giorni dopo e ora, dopo la morte di Giovanni Paolo II, sicuramente si saranno incontrati in Paradiso!
Preghiera
O Signore, fa’ sentire anche a me la forza del tuo amore, della tua misericordia che è sempre presente nella nostra vita, e aiutami a testimoniarla a tutti.
Agire
Cercherò di avere lo stesso coraggio della fede del paralitico del Vangelo di oggi.
Meditazione del giorno a cura di padre Paolo Cerquitella, LC, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it