La "Manif" per tutti

Un milione in marcia a Parigi per la difesa della famiglia tradizionale

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“In Spagna, non credevamo che i francesi avrebbero reagito”, dice Serena Asuncion che, nonostante il freddo e la pioggia non si scoraggia a rimanere in Champ de Mars, col microfono in mano per intervistare i partecipanti alla Manif pour tous svoltasi a Parigi domenica 13 gennaio. L’iniziativa francese ha sorpreso all’estero.

La “Manifestazione per tutti”, infatti, ha radunato circa un milione di persone, pronte a manifestare contro il disegno di legge del governo di François Hollande “che vuole aprire il matrimonio alle coppie dello stesso sesso, come si legge nel titolo ufficiale del testo”, che, proprio oggi, è stato discusso davanti alla Commissione delle leggi dell’Assemblea nazionale francese.

Ma perché i francesi sono scesi così numerosi in strada? Con i piedi nel fango, la giornalista spagnola è ancora più stupita della presenza alla manifestazione di un gruppo di persone omosessuali, tra cui un coraggioso insegnante di spagnolo, Philippe Ariño, che ha dichiarato ai microfoni di “praticare l’astinenza” e di “vivere una forte fede in Gesù e un profondo amore per la Chiesa”.

Un’assemblea unitaria quindi, che contava anche della significativa presenza dei Poissones roses (Pesci rosa) presso Alliance Vita, e dell’associazione “Più gay senza matrimonio” di Xavier Bongibault e di numerosi rappresentanti delle diverse religioni – cristiani, ebrei, musulmani – pronti a protestare soprattutto contro l’adozione dei bambini.

Mentre la telecamera di una televisione coreana riprendeva l’intero evento, l’attenzione della folla è si è rivolta verso il podio dove è stata letta la lettera al presidente François Hollande.

Quando centinaia di migliaia di persone cantano, determinate ma rispettose, per alcuni minuti, “Hollande, la tua legge non è voluta”. qualcosa accade. Le convinzioni personali prendono voce.

L’animatore porge il microfono ai vari rappresentanti della folla. E il carisma di Frigide Barjot, la cui energia trainante reggerà fino a notte inoltrata, dà vita a un legame d’amicizia che fa ballare, danzare e tenersi per mano. È contro un progetto di legge ma niente tappi alle orecchie.

Nessuno slogan di partito, insomma, ma solo la proclamazione di una comune umanità, unita nella diversità: uomo, donna, credente, non credente, giovani e meno giovani, persone su una sedia a rotelle o su due piedi, famiglie, single, funzionari eletti e comuni cittadini. Tutti hanno mostrato, insieme, che la “diversità” non è facile, ma è una realtà fertile ed educativa.

“Noi non abbiamo organizzato qualcosa ‘insieme’ ad alcune religioni”,  hanno affermato gli organizzatori, “al contrario il nostro slogan è stato: laici, religiosi, venite così come siete!”.

Quando ho detto a un vedovo di 90 anni, che non è andato alla Manifestazione – e non ha alcuna appartenenza al di fuori della famiglia – ma ha seguito tutto attraverso i media, che sarei andata in bicicletta a fotografare l’evento, che avrei caricato le mie foto sulla pagina di Zenit in francese, ma non avrei scritto (Il mondo visto da Roma, non dalla Torre Eiffel), lui mi ha risposto: “Bisognerà scrivere qualcosa”.

Gli eletti e il governo francese conoscono le cifre. Questo è l’essenziale. La palla è nel loro campo. E quelli che hanno marciato non abbasseranno la guardia. Anche loro conoscono le cifre. Ci sono dei punti di riferimento, della GMG del 1997 al concerto di Johnny. Ci sono delle foto scattate dall’alto della Torre Eiffel.

La Manif  ha superato il milione di dimostranti, malgrado il nervosismo – il piano Vigipirate appena eseguito per paura di ritorsioni dopo gli attentati in Mali e in Somalia – malgrado il cielo plumbeo, il freddo, la pioggia, l’inverno. Un ulteriore punto di forza, in rapporto alle “manif” di primavera.

Che altro dire? Che la prima bandiera che ho visto sfilare in Place d’Iena, sotto la statua equestre di George Washington, è stata brandita da dei liceali e che recava scritto a caratteri cubitali: “Mariageophile non omofobo”.

La prima che ho visto al Champ de Mars, diceva, ai piedi del punto di riferimento di Parigi, la Torre Eiffel: “Non distruggete i riferimenti”. “Papà + mamma”, il riferimento per il bambino, è quello che il presidente di “Più gay senza il matrimonio”, ha continuato a ripetere: “ho la fortuna di aver avuto un papà e una mamma”.

Tutti affermano, insomma, a Parigi e a Roma (davanti Palazzo Farnese), e ovunque, sul planisfero mondiale, altre France hanno manifestato, che quei valori, sui quali la società si fonda, non sono “negoziabili”. Altrimenti sarebbe, come si dice in gergo calcistico, un “autogol”.

Oggi il sito della Manif dice semplicemente: “Eravamo un milione! Grazie!”.

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Anita Bourdin

Journaliste française accréditée près le Saint-Siège depuis 1995. Rédactrice en chef de fr.zenit.org. Elle a lancé le service français Zenit en janvier 1999. Master en journalisme (Bruxelles). Maîtrise en lettres classiques (Paris). Habilitation au doctorat en théologie biblique (Rome). Correspondante à Rome de Radio Espérance.

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