Il testo tedesco su santa Rosa si compone principalmente di due parti, che è importante distinguere soprattutto per il loro differente rapporto con le fonti latine note.
La prima, alle pp. 127-140 del codice, concerne gli eventi riguardanti il periodo della sua vita che va dalla nascita, avvenuta nel 1233-1234, fino al soggiorno a Vitorchiano con il relativo prodigio, ivi compiuto, della guarigione della cieca Delicata. Questa parte si basa fondamentalmente sulla Vita S. Rosae Viterbiensis nota come Vita II, una redazione latina anonima dei primi decenni del secolo XV considerata, come già si avrà modo di vedere, la fonte primaria delle successive biografie della santa. In essa sono narrati gli episodi, ricorrenti in quasi tutte le versioni pervenute, che descrivono: la nascita di Rosa a Viterbo da genitori di modesta condizione; la manifestazione della santità fin dalla fanciullezza; la sua grave malattia; la visione di alcune anime di morti a lei sconosciuti; l’apparizione della Madonna, che l’esorta a rivestire l’abito della penitenza ed a sottoporsi alla tonsura; l’apparizione di Gesù Cristo crocifisso, che la induce a meditare sulla Passione ed a condurre una vita di dura penitenza; la predicazione contro gli eretici; la condanna all’esilio; la visione di un angelo, latore di un messaggio profetico; la morte dell’imperatore Federico II; la guarigione miracolosa della cieca Delicata.
La seconda parte, alle pp. 140-145, racconta fatti accaduti dopo il rientro di Rosa dall’esilio e descrive alcuni miracoli post mortem a lei attribuiti. Qui accanto a pochi elementi presenti nella Vita II se ne registrano altri nuovi, con divergenze che ne modificano parzialmente la struttura e che contraddistinguono la leggenda tedesca da qualsiasi altro testo noto. I tratti innovativi più rilevanti riguardano: il cenno alle opere di misericordia compiute da Rosa; l’elencazione di miracoli generici di tipo neotestamentario avvenuti per intercessione di santa Rosa, al suo rientro a Viterbo dall’esilio e dopo la traslazione del suo corpo nel monastero delle clarisse; la citazione di un certo numero di epiteti, che si susseguono come litanie, per esaltare le virtù, quei meriti grazie ai quali Rosa è assurta a patrona di numerose categorie di persone; l’esortazione a pregare santa Rosa, patrona dell’Ordine francescano; la narrazione di alcuni miracula post mortem; un breve, ulteriore cenno ad alcuni eventi salienti della vita della santa ed alle doti da lei manifestate in vita; una conclusio, con due suppliche: la prima rivolta alla “figlia del padre Francesco” e la seconda alla Trinità.
* Testo tratto da: Anna Maria Valente Bacci, Una leggenda tedesca di Santa Rosa (secolo XV). Codex sangallensis 589, Centro Studi Santa Rosa di Viterbo (Studia, 1), Viterbo 2012, pp. 35-36.
Giovedì 17 gennaio 2013, alle ore 15,00, presso la Pontificia Università Antonianum (Aula A) a Roma, si svolgerà il seminario di studio “Rosa da Viterbo: una santa non solo locale” inerente al libro di Anna Maria Valente Bacci.
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