Difendere “il significato pieno e oggettivo del matrimonio” per contrastare “le tendenze pseudo pastorali” che non favoriscono “il bene della persona e della società”, ma piuttosto sovvertono i valori della “famiglia naturale”. Tutto ciò è quanto mai necessario per la Chiesa, soprattutto se si vuole porre un freno all’odierno “disastro” che la “cultura relativistica e soggettiva sta provocando” – in primis calo della natalità e aumento dei divorzi – e a quel “pessimismo antropologico” che nega “la realtà naturale del matrimonio” perché ritiene i “cristiani normali” incapaci di assumere l’obbligo di un impegno definitivo.
Lo ha detto il Cardinale Giuseppe Versaldi, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e per molti anni Referendario e Votante e attualmente Giudice del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica – che fra le sue competenze ha quella della vigilanza sulla retta amministrazione della giustizia da parte di tutti i tribunali della Chiesa – intervenuto questa mattina presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce in occasione della Celebrazione accademica del Patrono San Raimondo di Penyafort.
Il Porporato ha preso spunto dalle sette Allocuzioni che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto dal 2005 al 2012 agli Uditori del Tribunale Apostolico della Rota Romana, tratteggiando una sorta di “trama logica” del magistero del Papa sul tema della Capacità di sposarsi, in cui si manifesta “non solo la sua solida e completa visione dottrinale” ma anche la preoccupazione “di correggere numerose tendenze” superficiali e parziali delle norme giuridiche, spesso sganciate “dal contesto delle altre scienze sacre” e piegate “a strumentalizzazioni pseudo-pastorali”.
L’azione pastorale della Chiesa, infatti, “non può prescindere dalla verità”, mentre “giustizia, carità e verità” devono convivere in un “circolo virtuoso”, avendo bene a mente che anche l’attività giuridica “ha come fine la salvezza delle anime”. Detto in altri termini, “la giustizia assicura la verità, che deve essere perseguita con carità che spinge all’impegno per la giustizia”.
Per prevenire la nullità matrimoniale è sicuramente necessario investire di più sulla preparazione dei fidanzati al matrimonio, perché anche in quella fase sono presenti “alcuni aspetti giuridici” (esame degli sposi, pubblicazioni, altre investigazioni prematrimoniali) sicuramente utili ad accertare la “verità circa le intenzioni e la comprensione del significato di ciò che gli sposi chiedono di compiere con la celebrazione delle nozze”, anche se spesso vengono ridotti a meri strumenti formali.
Il Papa – ha spiegato il Cardinale Versaldi – rispetto “ad una corretta e piena visione antropologica che sta a fondamento della verità giuridica del matrimonio” afferma “che la capacità di assumere gli obblighi essenziali” del vincolo, va misurata “in relazione all’efficace volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realizzazione già al momento del patto nuziale”. Per cui “è il consenso a produrre il matrimonio”, mentre la sua valida sussistenza “non dipende dal successivo comportamento degli sposi lungo la vita matrimoniale”.
Detto ciò, aggiunge Versaldi, “bisogna resistere alla tentazione di trasformare le semplici mancanze degli sposi nella loro esistenza coniugale in difetti di consenso”. Va assunto anche che “il diritto al matrimonio è un diritto naturale-divino”, “sostanzialmente inerente alla natura umana fin dalla creazione”, per cui negarlo è possibile soltanto in ragione di una causa “grave”, e quindi di una “anomalia, cioè un’eccezione”, come aveva già sottolineato Giovanni Paolo II nella Dignitas connubii.
Il Papa avverte anche del pericolo, per i Tribunali ecclesiastici, di formare “‘giurisprudenze locali’ sempre più distanti dall’interpretazione comune delle leggi positive e persino della dottrina della Chiesa sul matrimonio”, e di conseguenza ribadisce la necessità di rendere “uniforme e certa l’applicazione della legge”, evitando “l’arbitrarietà dei criteri soggettivi”.
Da parte sua la Chiesa, “Madre e Maestra”, nel caso della negazione della dichiarazione di nullità, si prende cura dei coniugi in crisi mettendo a disposizione “mezzi naturali e soprannaturali”, ad esempio suggerendo “la ripresa della pratica di un’autentica e profonda spiritualità coniugale” e ove necessario “il ricorso all’aiuto psicologico” attraverso Consultori familiari di “sicura ispirazione cristiana”, ha concluso il Cardinale Versaldi.