Riportiamo di seguito l’omelia pronunciata ieri, domenica 6 gennaio, Solennità dell’Epifania del Signore, dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.
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Nella tradizione cristiana, nell’arte generata dalla fede, nella coscienza del popolo cristiano sono le figure dei Magi che in questa solennità attraggono l’attenzione. Essi sono i primi pagani ad incontrare Gesù, Dio fattosi uomo. In loro comincia ad attuarsi il “mistero” di cui ci ha parlato l’Apostolo nella seconda lettura, il progetto cioè di Dio a riguardo dell’umanità: «che i Gentili cioè sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo».
Nell’Anno della fede è bene che riflettiamo sul cammino che i Magi hanno compiuto, sull’itinerario della fede da loro percorso per giungere all’incontro con Gesù.
1. «Dov’è il re dei Giudei che è nato?» dicono i Magi «abbiamo visto sorgere una stella».
L’itinerario della fede ha il suo inizio se siamo capaci di ascoltare la rivelazione naturale che Dio fa di Se stesso. La rivelazione naturale è la parola che Dio ci rivolge attraverso la natura in cui viviamo, e soprattutto la voce della nostra coscienza. «La coscienza» infatti «è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria» [Cost. Past. Gaudium et Spes 16; EV1, 1369].
I Magi erano astronomi. Ma essi non si sono accontentati di osservare e misurare i movimenti degli astri. In una stella hanno visto un’indicazione, il suggerimento di una Presenza.
Cari fratelli e sorelle, il cammino della fede implica un uso della nostra ragione non ristretto alla ricerca dell’utile, e/o alla semplice misurazione dei fenomeni osservati. La fede implica una ragione forte; una ragione cioè che non censura le domande più grandi circa il nostro destino umano, e che non si rassegna mai nella ricerca della risposta alle medesime.
L’aver indebolito la nostra ragione riducendo la sua capacità alla sola ricerca della verità scientifica, e alla sola tecnica, ha introdotto l’uomo in un deserto tale di senso da rendere le nostre giornate sempre più tristi.
«A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta». I Magi, pur avendo seguito la stella, e pur avendo fatto uso della loro ragione, non sanno “dove è nato il re dei Giudei”.
Cari fratelli e sorelle, questa è la miseria e la grandezza della nostra ragione: essere capace di porsi domande [la sua grandezza] alle quali è incapace di rispondere [la sua miseria].
Dio è venuto incontro all’uomo che lo cerca “andando come a tentoni” [cfr. At 17, 27], rivolgendogli la sua Parola. Esce dal suo silenzio infrangibile e instaura un vero e proprio dialogo con l’uomo. E’ ascoltando questa parola che l’uomo incontra veramente il suo Redentore. Passando attraverso la porta della fede, noi entriamo nella casa dove abita il Signore.
E’ mediante la fede infatti, «per la quale [l’uomo] si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio che rivela» [Cost. Dogm. Dei Verbum 5; EV1, 877], che la luce, la verità stessa di Dio diventa la nostra luce, la nostra verità.
E’ una sublime elevazione della nostra ragione quella che opera la fede. Essa fa penetrare in noi il pensiero stesso di Dio, e noi siamo come immersi nella sua luce: «nella tua luce, noi vedremo la luce», dice il Salmo.
«Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva». I Magi hanno già ascoltato ed accolto la Parola di Dio. Che bisogno avevano della stella? Sapevano ora dov’era nato il re dei Giudei.
Cari fratelli e sorelle, la fede non estingue, non mortifica, non rende inutile la ragione. Anzi, esige che essa si eserciti in una conoscenza sempre più profonda di quelle realtà in cui ci ha introdotto. Una fede ignorante è indegna dell’uomo.
E’ per questo che durante questo Anno della fede vi raccomando tanto lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica, la partecipazione alle catechesi per gli adulti che sicuramente vi sono offerte nelle vostre parrocchie.
«E prostratisi, lo adorarono». E’ questa la meta del cammino della fede: l’adorazione del Dio fattosi uomo. La porta della fede ci fa entrare nella casa dove siamo alla presenza di Dio, perché lo adoriamo.
Cari fratelli e sorelle, l’adorazione è l’azione più vera e più giusta che l’uomo possa compiere. E’ il riconoscimento di Dio come Dio, e del nostro nulla davanti a Lui. Del nostro nulla nella sua interezza: per questo che i Magi, e noi, esprimiamo anche col corpo la nostra adorazione “prostrandoci” o almeno “inginocchiandoci”. Che grave errore è stato costruire Chiese dove di fatto è impossibile inginocchiarsi!
2. Cari fratelli e sorelle, è la solennità della fede oggi; della chiamata alla fede di tutti i popoli. Facciamo veramente nostra la preghiera colla quale abbiamo iniziato questa celebrazione: «conduci…noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria». Così sia.