ROMA, lunedì, 10 novembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Con questo quadro meraviglioso, Isaìa ci propone il tema della speranza, che è la caratteristica dei credenti nella prova. La sua motivazione profonda è una sola: il nostro Dio viene a salvarci. Con la guarigione del paralitico al quale ha perdonato i peccati, Gesù dimostra di avere il potere di rinnovare radicalmente e totalmente la persona umana, se essa crede in Lui.
Meditazione
Il profeta, per mezzo di metafore, parla della trasformazione radicale che può avvenire in un uomo solo quando egli riconosce la Signoria di Dio. È il Cristo, Crocifisso e Risorto, che può portare in noi questa gloria e splendore di cui parla il profeta, distruggendo l’orrore del male. La bellezza viene annullata lì dove trionfano le divisioni, e la violenza e l’odio sostituiscono l’amore e la giustizia. Maria, apparsa a La Salette, tutta avvolta e impregnata di Luce, ci rivela che la vera sorgente è vivere il mistero pasquale di Gesù; c’è dunque correlazione fra la bellezza e la sequela di Gesù, fra la bellezza e la redenzione. Secondo la Scrittura, è bella la persona che accoglie e mette in pratica la Parola di Dio. Gesù è il più bello tra i figli dell’uomo, poiché ha obbedito costantemente al Padre: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Maria è la più bella fra tutte le donne, perché ha sempre detto sì a Dio. La bellezza deve essere vista come un percorso ascetico e spirituale, che ci orienta verso la ricerca di senso in un mondo che ha annullato tutti i punti di riferimento. Per il paralitico inchiodato su un letto e per i suoi amici l’unica speranza è il Signore. La loro fede li porta a superare tutti gli ostacoli pur di arrivare dinanzi a Gesù. E Gesù offre al paralitico ed alle persone che lo osservano, come a noi oggi, la possibilità di capire la sua importanza: egli libera dalle sofferenze, dalla solitudine e dall’handicap chi crede in lui. Lo fa uscire dall’ombra e dalle tenebre della sua esistenza per condurlo alla luce. Gesù fa al paralitico il dono della salute, di un coraggio nuovo e della comunità degli uomini. Grazie a lui, egli diventa un uomo nuovo. Come vivo la mia vita di fede? Nei momenti di crisi mi chiudo in me stesso, oppure cerco di farmi sostenere dalla fede della comunità? Sono disposto a far sì che la sua luce impregni tutta la mia vita, come quella di Maria? Dopo la celebrazione del sacramento della penitenza, corro anch’io con il mio lettuccio a cantare la misericordia di Dio?
Preghiera
«In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno vinta. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,4-5.12).
Agire
Per rivestirmi di luce, voglio partecipare più attivamente alla vita della comunità.
Meditazione del giorno a cura di padre Celeste Cerroni, M.S. (Missionari de La Salette), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it