ROMA, martedì, 4 dicembre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Il brano di Isaia presenta prima la figura del Messia con l’immagine di un germoglio che spunta dal tronco abbattuto della dinastia davidica; poi, con linguaggio metaforico, descrive la vita dell’umanità rinnovata dalla sua presenza. L’elemento che unisce le due sezioni è l’opera dello Spirito Santo. Di fronte alla presenza di violenti e prepotenti, così come all’aumentare dei poveri e degli sfiduciati, siamo tentati di non credere all’efficacia della Parola di Dio. È proprio questa che vuole ridarci fiducia e speranza, ma dobbiamo ricordare che la pace è dono del Signore ed esige la nostra collaborazione. Il Vangelo ci presenta il “Magnificat” di Gesù.

Meditazione

Il brano di oggi rivela il fondo del cuore di Gesù: i discepoli erano andati in missione, e al ritorno, condividono con Gesù la gioia della loro esperienza missionaria. Nell’ascoltare la loro esperienza e nel percepire la loro gioia, anche Gesù prova una profonda gioia. Non è una gioia superficiale. Viene dallo Spirito Santo. I suoi discepoli e le sue discepole sperimenteranno qualcosa di Gesù durante la loro esperienza missionaria. Gesù li chiama “piccoli”. Chi sono i “piccoli”? Sono i settantadue discepoli (Lc 10,1) che ritornano dalla missione: padri e madri di famiglia, ragazzi e ragazze, sposati e nubili, vecchi e giovani. Non sono dottori. Sono persone semplici, senza molti studi, che però capiscono le cose di Dio meglio dei dottori. Piace al Padre che i dottori e i saggi non capiscano le cose del Regno e che le capiscano invece i “piccoli”. Quindi, se i grandi vogliono capire le cose del Regno, devono diventare discepoli dei piccoli! Gesù fa ancora una grande affermazione: non è possibile conoscere il Padre, andare al Padre, se non si passa per Gesù. Ora, fra le sue parole ce n’è una in cui si coglie il cuore del suo insegnamento e si ha in mano la chiave della salvezza, perché è su quella che saremo giudicati: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Egli si nasconde sotto le spoglie di ogni nostro prossimo, che diviene così, come Gesù, via per andare al Padre, per conoscere il Padre. È così semplice da essere quasi incredibile: per arrivare a Dio occorre passare per l’uomo, con tutte le implicazioni che la vita personale e sociale comporta. Mi metto al posto della gente: mi considero appartenente al gruppo dei piccoli o dei dottori? Perché? Mi metto al posto di Gesù: quale è la radice della mia gioia? Superficiale o profonda?

Preghiera

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21).

Agire

Oggi voglio essere attento ai poveri che incontro per servire Gesù in loro.

Meditazione del giorno a cura di padre Celeste Cerroni, M.S. (Missionari de La Salette), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it