Santa Lucia: ma il sogno sarà soddisfatto?

Ricevere doni è bello, ma condividere quelli ricevuti è ancora più bello…

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Carissimi, tutti Vi voglio raccontare una piccola storia:

Nel 1957 tutti i ragazzi che abitavano nelle cascine ad est del Comune di Leno (Brescia) – “zona economicamente depressa” diceva un cartello aggiunto sotto al nome dell’abitato, posto sul ciglio della strada, allora ancora “bianca”, di ghiaia con i suoi bei mucchi della stessa ai lati -, frequentavano la scuola alla località “il Pludò” distante circa tre chilometri dal paese.

Si trattava di una scuola organizzata in “pluriclassi”, prima e seconda insieme, terza e quarta insieme, e i pochi che arrivavano in quinta da soli; maestrine giovani e amorevoli, in particolare una anche molto carina, si chiamava “la Maestra Vera”.

La Maestra Vera il giorno di santa Lucia interrogò i suoi piccoli alunni, prima e seconda ma già “scafati”, sui doni ricevuti dalla Santa “senza occhi”. Tutti ad elencare le meraviglie di due mandarini, due torroncini piccoli piccoli ma gustosissimi da far durare almeno una settimana a piccoli morsi, qualche caramella di zucchero, una manciata di noccioline americane, un pugno di noci e un regalo : un cavallino di legno , un carrettino autocostruito, una macchinina di latta, o cosine del genere, o addirittura un coltellino.

Come al solito ne uscì vincitrice la figlia ( unica!) dell’allora agiato mastro ferraio e carraio delle cascine vicine con la sua bambola corredata di replica in miniatura di una cucina con tutti i pentolini in alluminio! Roba da straricchi, roba da salotti e giardini buoni e recintati, non da portici di fronte alla casa colonica o da stalle in cui si giocava o da fienili in cui ci si nascondeva.

“Santa Lucia ha perso la strada e non è arrivata a casa mia” disse imbronciato uno dei “Laagnì”, poverissima famiglia di nove figli , uno in arrivo e Papà che faceva il mungitore presso un “fittavolo” locale, anche lui già povero di suo con un bel numero di figli/e che dopo alcuni anni sarebbero stati la sua forza lavoro.

Non c’era la mensa a scuola: si andava a casa a mangiare e poi si tornava a scuola (a piedi, due Km tra andata e ritorno) e ci si restava sino alle quattro, ma al giovedì si stava a casa e si doveva andare solo a “dottrina” in mattinata.

Andando a casa per il pranzo uno degli scolari, mentre era a tavola con suo Padre e con gli altri suoi sette fratelli  ( lui a sei anni era il terzo di otto!), raccontò alla sua Mamma quanto era accaduto a scuola. La Mamma non disse niente, ma quando i tre Fratelli maggiori (tra quello di sei anni) si stavano preparando per tornare a scuola disse loro: “Prendete la vostra Santa Lucia e mettetela sul tavolo”.

Senza obiettare i tre bambini obbedirono; lei, la Mamma, in silenzio prese da ogni scartoccio una caramella, un torroncino, qualche nocciolina, vi aggiunse di suo un paio di mandarini, li avvolse in un bel foglio celeste di carta da zucchero riciclata, mise il cartoccio nella cartella di pezza del più piccolo e disse: “Portalo al tuo compagno di classe e digli che per errore santa Lucia ha lasciato troppo qui a noi”.

Il piccolo non capiva ma non osava né chiedere né agire diversamente. Arrivato a scuola lo consegnò alla “Maestra Vera” raccontandogli le raccomandazioni avute dalla Mamma; la Maestra lo accarezzò sulla testa e disse :”dai, vai, daglielo”. Il piccolo scolaro si animò e lo consegnò in silenzio al suo compagno di scuola che, con occhi increduli, ficcò la mano nel cartoccio e ne trasse subito una caramella di zucchero che ripose dopo averla guardata a lungo (pregustandosela, dico io!).

I due divennero amici inseparabili, quello lo portava con sé nella bella stagione a nidi e gli fece provare a mettere la mano in un buco sotto a un sasso nel fosso quando c’era l’acqua bassa (per san Giuseppe in primavera) dove si annidava sempre un “ghiozzo padano”, la bosò, il pesce più comune e numeroso di fossati a quei bei tempi.

Poi, per un destino crudele, non ci siamo più rivisti; il tempo è fuggito, tutto è fuggito, anche la mia Mamma e, forse, anche “la Maestra Vera” è fuggita via col il suo bel maglioncino rosso!

Non è più tempo di noccioline e caramelle di zucchero, certamente il “ghiozzo padano” sarà quasi estinto per via dell’inquinamento, trovare un nido impresa ardua per via del fatto che prima bisognerebbe trovare un’albero su cui un passero lo possa costruire e anche il bel maglioncino rosso si sarà smunto.

Le “notizie dalla caritas diocesana” ci invitano ad un gesto di Carità per soddisfare il sogno di un bambino: la faremo , lo facciamo, ma il sogno sarà poi abbastanza contenuto da poter essere soddisfatto? La mia Mamma e la Maestra Vera di sicuro lo saprebbero, io – nel dubbio – lo faccio, non si sa mai che qualcuno mi riporti indietro fosse solo anche per un attimo , proprio come adesso avviene.

Grazie per la vostra pazienza!

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Andrea da Leno

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