Che Papa Francesco credesse nella potenza della preghiera si era capito dal settembre 2013, quando organizzò un momento spirituale universale per impedire che la situazione in Siria precipitasse fino allo scoppio di una guerra mondiale.
Ora il Vescovo di Roma ci riprova, e quella pace tra Israele e Palestina che strategie diplomatico-politiche non sono riuscite a raggiungere in tanti anni, il Papa la chiede direttamente al “Principe della Pace”. In questa invocazione, il Pontefice coinvolge anche i presidenti Mahmoud Abbas e Shimon Peres, invitati, due domeniche fa – durante la sua visita in Terra Santa – nella sua “casa” in Vaticano per un incontro di preghiera. L’iniziativa, ribattezzata “Invocazione per la Pace” si terrà quindi nel tardo pomeriggio di domenica 8 giugno, Solennità di Pentecoste.
In un briefing in Sala Stampa vaticana, il portavoce padre Federico Lombardi, insieme al Custode di Terra Santa, padre Federico Lombardi, hanno illustrato ai giornalisti i dettagli di questo evento “tanto atteso”. I due Capi di Stato arriveranno in Vaticano in tempi diversi: Peres alle 18.15, Abbas – di ritorno da un vaggio in Egitto – alle 18.30. Distintamente saranno ricevuti all’ingresso di Santa Marta dal Pontefice con cui avranno un breve colloquio, prima l’uno e poi l’altro, all’interno della Domus.
Verso le 18.45 circa, tutti e tre si incontreranno nella hall di Santa Marta, dove sarà presente anche il Patriarca Bartolomeo, giunto la sera precedente a Roma, e residente nell’albergo vaticano. Bartolomeo, la mattina, celebrerà una Messa nella chiesa di San Teodoro, la chiesa della comunità greco-ortodossa.
Il Papa, il Patriarca e i due presidenti, insieme su un pullmino, si trasferiranno quindi al luogo dell’incontro, ovvero “un bellissimo prato triangolare” tra la Casina Pio IV, l’Accademia delle Scienze e i Musei Vaticani, orientato verso la cupola di San Pietro. “Una collocazione molto interessante” – ha detto Lombardi – e anche “raccolta”, grazie all’altezza delle siepi.
All’incontro saranno presenti le delegazioni (ancora in fase di definizione), i cantori e la stampa, collocata nel lato aperto verso i Musei. Preso posto i quattro protagonisti – il Papa in centro, Peres a destra e Abbas a sinistra. Il Patriarca in una sede distinta – si darà quindi il via al momento di invocazione per la pace. Ci sarà un’apertura musicale, una breve monizione in inglese, poi tre momenti in ordine cronologico delle tre religioni: prima l’ebraismo, poi il cristianesimo e l’islam. Ognuno dei tre “momenti” seguirà la medesima struttura: un ringraziamento per la Creazione, una richiesta di perdono e l’invocazione per la pace. Il momento ebraico avrà testi in ebraico; il cristiano in inglese, italiano e arabo; quello musulmano solo in arabo.
Dopo questa “parte sostanziale” dell’invocazione per la pace, seguiranno i tre interventi del Santo Padre, di Peres e Abu Mazen, “che diranno le parole che ritengono appropriate e la loro invocazione per la pace”. Nessuno dei tre – hanno spiegato i relatori – entrerà nel merito della situazione politica di Israele e Palestina. Anzi – ha sottolineato Pizzaballa – questo incontro vuole essere “una pausa rispetto alla politica”.
“Il Santo Padre – ha rimarcato il Custode di Terra Santa – non vuole entrare in questioni politiche del conflitto israelo-palestinese che tutti ormai conosciamo nei minimi dettagli…”. Vuole, però, “riaprire una strada chiusa da tempo”, “far sognare” e risvegliare nell’animo di ognuno il “desiderio di pace”. “Nessuno ha la presunzione di credere che dopo questo incontro scoppi la pace in Terra Santa”, ha precisato il francescano; tuttavia, “l’attesa è alta: in tutti c’è la speranza che qualcosa cambi perché tutti sono stanchi” dei tormenti causati dalla mancanza di pace tra i due Stati.
Tornando allo svolgimento della serata, dopo gli interventi di Francesco, Abbas e Peres, l’invocazione alla pace sarà suggellata da una stretta di mano comune e dal gesto di piantare un ulivo – simbolo di pace – vicino alle sedi dei quattro protagonisti. Tutte le delegazioni (15-20 persone al massimo) passeranno a salutare il Papa, i due presidenti e Bartolomeo, i quali si recheranno successivamente all’adiacente edificio dell’Accademia delle Scienze per un incontro di tipo riservato, non seguito dalle telecamere. Concluso il colloquio, i due presidenti lasceranno direttamente il Vaticano, mentre il Papa e il Patriarca rientreranno a Santa Marta.
Un momento storico senza precedenti, dunque. Attenzione però a definirlo una “preghiera interreligiosa” tra ebrei, cristiani, musulmani. L’evento – ha specificato padre Pizzaballa – sarà una “invocazione di pace che palestinesi e israeliani fanno a Dio”. Naturalmente non sarà “un momento liturgico”, data l’impossibilità di un atto comune tra le diverse religioni. La definizione più esatta è quella data dal Custode di Terra Santa: “Sarà un’invocazione comune, in cui non si prega insieme ma si sta insieme per pregare”.
All’incontro saranno presenti anche il rabbino Abraham Skorka e l’esponente islamico Omar Abboud, entrambi argentini, entrambi amici di lunga data di Bergoglio, che li ha voluti con sé nel suo pellegrinaggio nella Terra di Gesù. Non ci sarà invece Benedetto XVI, che – ha spiegato Lombardi – accompagnerà l’incontro con una sentita preghiera, “come tutti coloro che si rendono conto dell’importanza di questo evento”.