Per una politica europea "a misura di migrante"

Intervenendo al Forum di Berlino, monsignor Tomasi, nunzio all’ONU di Ginevra, denuncia i rischi dell’utilitarismo e del populismo

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Un ‘no’ deciso alla riduzione degli immigrati a pura risorsa economica e un rifiuto anche di ogni demagogia populistica nei loro confronti. Intervenendo a Berlino al V Forum Internazionale su Migrazione e Pace, promosso dallo Scalabrini International Migration Network (Sims) e dalla Fondazione Konrad Adenauer, Monsignor Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico all’ONU di Ginevra, ha ribadito la posizione della Santa Sede in merito.

Il vero risvolto problematico del tema dell’immigrazione è lo sforzo per evitare sia la deriva utilitaristica, sia quella xenofobica. L’Europa deve quindi mettersi “in funzione della persona” e, nel caso specifico, l’emigrato “è uguale in dignità” a chiunque altro e titolare dei “diritti fondamentali” di tutti.

“Di fatto – ha dichiarato monsignor Tomasi in un’intervista a Radio Vaticana –  c’è la tendenza di mettere l’accento sempre di più sul valore dei diritti umani come strumento di integrazione, di efficacia della presenza degli stranieri, degli emigrati anche dal punto di vista economico e, in questa maniera, creare quel senso di famiglia umana unica che è più importante dei confini delle tradizioni culturali da cui veniamo”.

Il rappresentante diplomatico vaticano ha poi lamentato la mancata firma della Convenzione ONU sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie da parte di ben quattro grandi paesi occidentali: Stati Uniti, Germania, Francia e Italia.

“La struttura internazionale non è stata mancante, ma alcuni Stati per paura delle conseguenze umane che potrebbero risultare dall’applicazione di questa convenzione – che protegge appunto i lavoratori migranti e le loro famiglie – abbiano da pagare dei prezzi troppo alti – ha osservato monsignor Tomasi -. Questo non è vero, ma siccome la pressione populista di certi segmenti dell’elettorato spinge in quella direzione, la politica è molto più attenta a non camminare in quella direzione”.

È necessario quindi, ha proseguito il presule, un cambio di prospettiva, iniziando ad affrontare il problema delle migrazioni, a partire “dal punto di vista delle vittime” e dalle “motivazioni che causano e che spingono tante persone a rischiare la vita per salvaguardare la propria dignità o per sopravvivere”.

Tomasi ha denunciato l’ipocrisia di una certa opinione pubblica che “si commuove” di fronte ai naufragi di immigrati nel Mediterraneo, evitando però di perseguire “un progetto coordinato di leggi che rendano davvero efficace una soluzione”.

Sarebbero infatti da incoraggiare misure “come quella di allargare i canali legittimi, legali dell’emigrazione, di facilitare la riunione delle famiglie, di cercare di regolarizzare quei milioni di persone che lavorano, vivono e di fatto sono parte delle società europea o americana anche se non sono documentati da un punto di vista della cittadinanza e della permanenza legale nel Paese”.

Tale soluzione, ha precisato il presule, “non è un magnete per attirare nuovi emigrati, ma è una regolarizzazione che beneficia la società in cui queste persone vivono e lavorano e soprattutto, questi individui, queste persone beneficiano del fatto che non vivono più questa paura o rischiano di cadere vittime della malavita e del traffico di persone”, ha quindi concluso monsignor Tomasi. [L.M.]

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ZENIT Staff

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