Islamici pro e contro le feste cristiane

L’apertura degli Hezbollah al Natale e la posizione intransigente dei Salafiti contro le celebrazioni delle comunità cristiane

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In Libano, secondo quanto riportato dall’agenzia Fides, i mezzi di comunicazione legati alla formazione politica sciita Hezbollah hanno dedicato servizi favorevoli alle celebrazioni delle feste cristiane.

Nel giorno di Natale, il 25 dicembre, la radio Al-Nour, per esempio, ha reso omaggio alla nascita di Cristo con una selezione di canti religiosi.

Il principale canale televisivo legato agli Hezbollah ha scandito la sua programmazione con gli auguri di Natale rivolti ai cristiani, mentre i servizi informativi dedicavano ampio spazio alle celebrazioni natalizie, sottolineando la partecipazione di rappresentanti Hezbollah alle cerimonie ufficiali e rimarcando il titolo di “profeta” riconosciuto dall’Islam a “Gesù, il figlio di Maria”.

Anche l’ambasciata iraniana a Beirut ha distribuito biglietti di augurio che celebravano la festa per la nascita del “Profeta Gesù, figlio di Maria”. 

Padre Paul Karam, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Libano, ha commentato a Fides che: “La sollecitudine di molti media musulmani nel felicitarsi per le celebrazioni del Natale richiama la specificità tradizionale della vita libanese, dove cristiani e musulmani condividono una certa socialità anche a livello delle feste religiose”.

“Quando ero piccolo, prima della guerra, – ha continuato padre Karam – ricordo i miei genitori che andavano dai nostri vicini musulmani in occasione del Ramadan e di altre festività islamiche, mentre loro venivano da noi nel tempo di Natale e per la Pasqua.

In questi giorni, anche molti bambini delle venti famiglie di profughi siriani musulmani ospitate nel quartiere, sono venuti in parrocchia a prendere dei piccoli regali natalizi, come hanno fatto i figli dei profughi cristiani”. 

Differente l’atteggiamento dei Salafiti. Fides riporta che gruppi di estremisti Salafiti hanno fatto pressioni alla municipalità di Tripoli per “ridurre al minimo le decorazioni natalizie nelle strade e nelle piazze, da loro bollate come blasfeme e contrarie agli insegnamenti islamici”. 

Sempre in Libano, il leader salafita Omar Bakri Fostock (conosciuto come “l’Ayatollah di Tottenham” per il ruolo chiave da lui giocato nelle cellule islamiste acquartieratesi a Londra negli anni della sua permanenza nel Regno Unito) aveva intimato ai musulmani di non prendere parte alle celebrazioni cristiane con i loro connazionali battezzati, bollando tale consuetudine condivisa da molti musulmani come una forma di “eresia” contraria al vero Islam.

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ZENIT Staff

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