Presentiamo l’omelia tenuta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, durante la Messa del giorno del Natale, celebrata martedì 25 dicembre alle ore 11.00 nel Duomo di Milano.
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1.«Un Bambino è nato per noi»
«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Lettura, Is 9,5). Al cuore del Primo Isaia c’è l’annuncio della nascita di un bimbo che inaugurerà un nuovo periodo di bene per il popolo di Israele. Egli sarà di stirpe regale: il suo nome, infatti, viene illustrato dal profeta con quattro titoli di corte. Ma essi sono affiancati da quattro attributi – «Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (Lettura, Is 9,5) – che vengono riconosciuti solo a Jahvè. Così il segno, storico e contingente, annunciato da Isaia è già proiettato verso la pienezza di senso che assumerà nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4, Messa della notte).
Le “parole in attesa” del profeta – per dirlo con una bellissima espressione usata da Benedetto XVI nel suo ultimo libro sull’infanzia di Gesù – trovano il loro significato compiuto e definitivo nell’annuncio dell’angelo ai pastori: «Oggi è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore» (Vangelo, Lc 2,11).
2. I pastori credettero e si misero in cammino
Vediamo più da vicino l’annuncio del Natale: «Un angelo del Signore si presentò [ai pastori] e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore …» (Vangelo, Lc 2,9). All’improvviso i pastori (gente semplice, abituata al buio e al freddo della notte) furono avvolti da una luce straordinaria! Dovettero sentirsi come mendicanti di colpo catapultati nel palazzo del re e rimanere sbigottiti, sgomenti per un senso di enorme sproporzione ed indegnità. «… ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore… Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”» (Vangelo, Lc 2, 10-12).
Come già Maria, essi credettero all’annuncio dell’angelo e si misero in cammino verso il segno annunciato. Verso un segno povero, scandalosamente umano come quello di un Dio che si abbassa a nascere come uno di noi.
Che fecero allora i pastori? Il Vangelo di Luca ce lo dice con parole appropriate: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15). I pastori, presi da sana curiosità, si mettono in cammino verso la meta di gloria. Sorpresi dalla gioia decidono di giocarsi con l’annuncio.
Carissimi, vi è qui un elemento decisivo della fede. Anche a noi battezzati Gesù non cessa di venire personalmente incontro per la potenza del Suo Spirito, lo Spirito del risorto. E noi? E la nostra libertà? Quale posto, quale impellenza Gesù ha per noi? Con quale premura, attraverso la comunità cristiana, noi intratteniamo nel quotidiano questo faccia a faccia con Gesù, l’Amato. Il dono della fede investa e trasformi la nostra giornata.
3.Il paradosso dell’Incarnazione
Il Natale è, dunque, la festa di una nascita; ma una nascita singolare, cioè unica ed irrepetibile, perché è la nascita del Figlio di Dio, «irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente» (Epistola, Eb 1, 3). Infatti «il Verbo si fece carne» (Vangelo della notte, Gv 1,14): Dio si fa bambino. Di fronte a questo evento non possiamo fermarci ai pur buoni sentimenti che ci portiamo nel cuore e che ci hanno condotto fin qui.
Il Natale è un paradosso che ci provoca in radice. Un evento prodigioso, inaudito e, nello stesso tempo, di una normalità sconcertante. L’Onnipotente, l’Eterno, l’Infinito, il Re del cielo, Colui che è del mondo il Creatore viene al mondo – ecco il prodigio – e viene come ognuno di noi da «una donna». Ecco la normalità sconcertante.
4. Il “metodo” di Dio
Siamo chiamati in questo santo giorno a contemplare la strada che Dio ha scelto per venirci incontro. Dio ci viene incontro come un bambino: nato da Maria Vergine e custodito da Giuseppe, il giusto. Ci viene incontro in una famiglia. Ecco perché la Chiesa non cessa mai di richiamare la verità fondamentale della famiglia, fondata sul matrimonio pubblico, stabile, fedele, aperto alla vita tra un uomo e una donna. Il Santo Padre lo ha recentemente ricordato facendo riferimento al VII Incontro Mondiale delle Famiglie che abbiamo vissuto insieme qui a Milano, affermando che la famiglia è il «luogo autentico in cui si trasmettono le forme fondamentali dell’essere persona umana. Le si impara vivendole e anche soffrendole insieme. Così si è reso evidente che nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma sociale, ma della questione dell’uomo stesso – della questione di che cosa sia l’uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto» (Udienza alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 21.12.2012).
Anche il Figlio di Dio, quindi, ha imparato la propria umanità vivendola e soffrendola insieme in famiglia. Celebrare il Santo Natale è, per questa ragione, un’occasione privilegiata per riconoscere grati la strada che Dio ci ha donato per diventare uomini. Quella strada dell’amore che trova nella famiglia la sua prima e originaria espressione.
La benefica venuta del Dio bambino, tesa alla croce e alla risurrezione che ci salva, esprime il Suo amore tenace a tutte le famiglie, anche a quelle provate negli affetti e segnate dalla crisi, dalla perdita e dalla mancanza di lavoro o di sicurezza per il futuro nella giovinezza o della meritata pensione. Dio è vicino ad ogni papà, ad ogni mamma, ad ogni figlio che è dono e segno della Sua Benedizione.
5. Chiamati ad essere figli nel Figlio
Ogni uomo è veramente libero quando accoglie il suo essere figlio e ne fa consapevole esperienza. Più che mai nella nostra società – segnata da mille solitudini – questo è il bisogno primario. Per diventare uomini maturi e riusciti, capaci di identità e di relazione, bisogna aver coscienza del mistero della nascita. Ogni donna, ogni uomo che nasce è voluto ed amato da Dio. Nessuno è frutto del caso.
Nel Salvatore Bambino impariamo ad essere figli nel Figlio. «A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Vangelo della notte, Gv 1,12-13). Ad ogni uomo, anche quando ha alle spalle una relazione familiare ferita o gravemente compromessa, è donata la possibilità di fare questa esperienza.
6. Una speranza attiva e fattiva
Alla domanda scettica che troppo frequentemente domina nel cuore nostro e dei nostri fratelli uomini di fronte alla durezza delle circostanze in cui ci troviamo a vivere: “ma la vita, vale veramente la pena?” possiamo opporre la certezza lieta del Natale: «Oggi è nato per noi il Salvatore».
Questo oggi e questo per noi tornano continuamente nella liturgia natalizia. E così la nascita del Signore apre la strada alla nostra rinascita, come recita la preghiera del Prefazio della notte: «Oggi in Cristo, tuo Figlio, anche il mondo rinasce» (Prefazio della Messa della notte). Per questo all’esasperazione di cui facilmente si può essere tentati in questi momenti duri e difficili, poss
iamo opporre la speranza di un nuovo inizio. Una speranza affidabile che guarda fiduciosa al futuro, perché è fondata su un bene già presente. Una speranza attiva e fattiva, fonte di una gratuita e tenace costruttività.
Facciamo nostre le invocazioni della Preghiera Dopo la Comunione: «Donaci, o Dio, di intuire con fede più penetrante la bellezza salvifica di questo mistero e di possederne la grazia con amore più vivo» (Dopo la Comunione). Amen.
[Al termine della celebrazione Eucaristica, il cardinale Scola ha fatto gli auguri natalizi in varie lingue:]
La nascita del Signore apre la strada alla nostra rinascita: Egli è nostro perdono e nostra pace. Buon Natale!
La naissance du Seigneur ouvre la route à notre nouvelle naissance: Il est notre pardon et notre paix. Joyeux Noël!
The birth of the Lord opens the way to our rebirth. He is our forgiveness and peace. Blessed Christmas!
Die Geburt unseres Herrn bereitet den Weg zu unserer Wiedergeburt. Er ist unsere Vergebung und unser Frieden. Gesegnetes Weihnachtsfest!
El nacimiento del Señor es la puerta de nuestro renacer: El es nuestro perdón y nuestra paz. Feliz Navidad!