Il Poverello sulle orme di San Giacomo

VIII Centenario del pellegrinaggio di san Francesco a Santiago di Compostella: 1213 – 2013

Share this Entry

L’anno del Signore 2013 celebra l’VIII Centenario del pellegrinaggio di s. Francesco d’Assisi a Santiago di Compostella. A lanciare tale significativo anniversario, secondo quanto mi è stato riferito, dopo una mia prima reazione di sorpresa, è stato il Rettore della Confraternita di San Jacopo di Compostella, il professor Paolo Caucci Von Saucken, uno dei più illustri studiosi dell’epopea jacobea, sempre attento a tutto ciò che riguarda l’antico Cammino che porta ad limina sancti Jacobi.

A chi ha avuto la grazia di percorrere el Camino tornano alla memoria del cuore i molti, espliciti riferimenti a frate Francesco pellegrino, come chiese e statue a lui dedicate in luoghi che videro – così si racconta e talora si afferma, con fierezza − il suo passaggio e, addirittura, la sua fondazione. Ricordo, in particolare, Villafranca del Bierzo1 ove nell’imponente chiesa che porta il suo nome, vi è una statua di san Francesco con il mantello, il cappello e la conchiglia del peregrino.

Ma frate Francesco fu davvero pellegrino alla tomba di san Giacomo apostolo? Se prendiamo in mano le Fonti Francescane, − prezioso volume che raccoglie gli scritti di Francesco d’Assisi, le prime biografie su di lui, cronache e altre testimonianze del primo secolo francescano −, troviamo solo qualche vago accenno. Intanto, secondo la ricostruzione storica, il viaggio sarebbe avvenuto tra il 1212 e il 1215 ossia ai primissimi anni della fraternitas francescana, quand’essa non è che un minuscolo e vivace gruppo di uomini che si muove in libertà al passo del Vangelo. Infatti, secondo il primo biografo del Santo, fra Tommaso da Celano, Francesco nei primi anni succeduti alla sua conversione, desideroso di martirio, tenta invano di raggiungere la Siria (1211?), quindi il Marocco attraverso la Spagna (fra il 1213 e il 1215): così secondo la cronologia riportata dalle Fonti Francescane (p. 15).

Nella sua prima biografia, Vita b. Francisci (VbF), fra Tommaso narra accuratamente dell’«anelito ardente del martirio» di san Francesco che lo stava portando in Marocco attraverso la Spagna: «era talmente vivo il suo desiderio, che gli capitava a volte di lasciare indietro il compagno di viaggio, affrettandosi nell’ebbrezza dello spirito a eseguire il suo proposito. Ma il buon Dio, che si compiacque per la sua sola benignità di ricordarsi di me e di innumerevoli altri [l’autore parla di se stesso e di altri letterati ricevuti da Francesco a S. Maria degli Angeli dopo tale viaggio], affrontandolo direttamente mentre era giunto in Spagna, per non farlo proseguire più oltre, sopraggiunta una malattia, lo richiamò dal viaggio che aveva intrapreso» (VbF 56: FF 420)2. Son bastate queste poche righe, − come mi ha riferito fra Valentìn Redondo, un confratello spagnolo, esperto di francescanesimo3 −, per accendere la fantasia e insieme la suggestiva tradizione di san Francesco pellegrino alla tomba di san Giacomo. Potremmo chiederci attorno a quell’«era giunto in Spagna»: dove esattamente? A che punto del Camino frances che inizia da Roncisvalle sui Pirenei poteva essere giunto, sempre e ammesso che venisse da quella via? E qui potremmo…perderci e fare mille ipotesi…

Altra notizia presente nelle Fonti Francescane è nei Fioretti, III (FF 1830), dove si afferma espressamente che san Francesco fu a Santiago e che lì ebbe una visione: «Al principio e fondamento dell’Ordine, quando erano pochi frati e non erano ancora presi i luoghi, santo Francesco per sua divozione andò a santo Jacopo di Galizia e menò seco alquanti frati, fra li quali fu l’uno frate Bernardo […]. Essendo giunti là, e stando la notte in orazione nella chiesa di santo Jacopo, fu da Dio rivelato a santo Francesco ch’egli dovea prendere di molti luoghi per lo mondo, imperò che l’Ordine suo si doveva ampliare e crescere in grande moltitudine di frati». Tutto molto suggestivo, ma ci troviamo in un testo “tardivo” del XIV secolo, i Fioretti appunto, che sono una volgarizzazione di Actus beati Francisci et sociorum eius. I fatti son distanti e vengono ampliati e arricchiti di “soprannaturalità” a seconda delle esigenze dell’autore e dei suoi destinatari. Siamo entro un suggestivo e delicato passaggio tra storia e agiografia, tra quest’ultima e la profezia4: in gioco vi è l’identità di san Francesco, ma soprattutto del suo Ordine, discorsi questi che ci porterebbero lontano.

A completare il quadro, la Cronaca dei XXIV Generali, altro testo del XIV secolo, afferma che a san Francesco fu rivelato di fondare il convento di Santiago (Chronica XXIV Generalium, AF III, 9-10). Credo che proprio grazie a tali profezie, molti conventi che insistono sul tracciato del Camino frances sono attribuiti al passaggio dello stesso san Francesco.

La dinamica potrebbe essere: poiché da molti anni ci sono numerosi insediamenti di frati in Spagna, ciò è dovuto alla profezia che san Francesco ebbe nella chiesa dell’apostolo Giacomo, dopo aver percorso anch’egli e devotamente, insieme a uno o più frati, l’intero pellegrinaggio. Dalla storia si è così passati alla “teologia della storia”, dalla biografia all’agiografia, da frate Francesco a san Francesco, uomo di Dio degno delle visioni celesti.

In attesa di studi approfonditi su tale anniversario, che di certo non mancheranno da qui al 2015, accontentiamoci di queste indicazioni che, come provo ad immaginare, potrebbero essere sconsolanti. Se è documentato il viaggio di Francesco in Oriente (1219), molto meno, come visto, questo verso Compostella che presto verrà avvolto dalla leggenda.

Sintetizzo così, attingendo ancora a fra Valentìn: intorno ad un nucleo oggettivo, il desiderio di martirio di Francesco (da ricevere in Marocco passando per la Spagna), si andrà formando tutta una tradizione “sanfrancescana” che si dimenticherà sempre più di tale obiettivo, scopo principale del viaggio dell’Assisiate e si raccorderà su tre punti: il pellegrinaggio a Santiago di Compostella, la conferma della sua vocazione e dell’espansione dell’Ordine presso la tomba dell’apostolo Giacomo, la fondazione dei conventi.

Un dato evidente può in qualche modo risollevarci da una certa qual delusione: se non lo stesso san Francesco, i primi suoi compagni arrivarono assai presto ad limina sancti Jacobi. Vien da dire che da subito, quando ancora erano meno di dodici, prima cioè di recarsi a Roma da papa Innocenzo III che approvò il loro propositum vitae (1209), Santiago era nel cuore di Francesco e dei suoi frati.

Sempre il primo biografo, fra Tommaso, sostando sugli umili inizi della fraternitas, racconta un fatto situato a Poggio Bustone, nella val Reatina, quando Francesco ricevuta dal Signore la certezza del perdono del Signore per i peccati della vita passata, pieno di gioia, comunica ai fratelli quanto il Signore gli ha rivelato – ancora una volta si tratta di una profezia – : «Carissimi, confortatevi e rallegratevi nel Signore: non vi rattristi il fatto di essere pochi; non vi spaventi la mia e la vostra semplicità, perché, come mi ha rivelato il Signore, egli ci renderà una innumerevole moltitudine e ci propagherà fino ai confini del mondo» (VbF 27: FF 364). È una sorte di “Pentecoste francescana”; infatti, più avanti, l’autore ci informa che, entrato un nuovo fratello nella comunità, − e il numero salì così a otto −, Francesco invia i suoi compagni, in gruppi di quattro, a due a due, per le varie parti del mondo: «Allora frate Bernardo con frate Egidio si incamminò verso il santuario di San Giacomo; san Francesco invece con un altro compagno scelse un’altra località; gli altri quattro, a due a due, si incamminarono verso le altre dire
zioni» (VbF 30: FF 368). Prestando fede a tale indicazione, l’anno dell’arrivo dei primi frati pellegrini a Santiago, inviati da Francesco, potrebbe essere addirittura il 1208-09! Vien da aggiungere cose scontate: se Bernardo ed Egidio s’incamminano, con la benedizione di Francesco, verso Compostella, è perché il pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Giacomo fa parte della cultura e devozione di questi uomini medievali e quindi dello stesso Francesco, che scelgono come stile di essere evangelicamente «pellegrini e forestieri in questo mondo»5; Santiago è per essi una meta importante ove confluisce l’Europa del tempo. Se corrisponde al vero quanto ho letto in una guida del santuario di Poggio Bustone, è bello pensare che l’evento rivelativo sopra richiamato è avvenuto presso una chiesetta dedicata proprio all’apostolo Giacomo.

Per quanto sin qui riportato, più che VIII Centenario di Francesco alla tomba dell’apostolo Giacomo, personalmente amerei intitolare tale ricorrenza alla fraternitas francescana. Così: VIII Centenario del pellegrinaggio dei frati minori a Santiago (o: dei primi francescani a Santiago). Qui può trovar spazio quanto stava a cuore allo stesso Francesco e ai suoi: la devozione all’Apostolo; la vita intesa come un pellegrinaggio da fare non soli ma in fraternità per «seguire le orme del Signore nostro Gesù Cristo»6 anch’egli Pellegrino in questa terra, a tutti rivolgendo il saluto «Il Signore ti dia pace»7, testimoniando con la vita, in letizia, il Vangelo. Nei passi di Bernardo e di Egidio e dei tanti, moltissimi fratres minores che li imitarono nel procedere verso Compostella, c’è forse il segreto che la storia ci ha tramandato: san Francesco giunto anch’egli, da pellegrino, ad limina sancti Jacobi. Ci piace pertanto pensare Francesco che accompagnò con il cuore, l’affetto e la preghiera, i suoi primi fratelli verso la Galizia e che continua, − grazie alle molte presenze che nel Camino parlano di lui −, a farsi compagno dei pellegrini di oggi. A ciascuno Francesco ricorda che la vita è un pellegrinaggio significativo se ha per meta, e al contempo compagno di viaggio, il Signore Gesù che ci parla attraverso i Santi della sua Chiesa; che la guida sicura del Cammino – metafora di tutta l’esistenza − è il Vangelo; che la credenziale migliore è la Fede (quella che ognuno ha, poca o tanta, in un’apertura sincera senza preclusioni) che va via via riempita di fraternitas-essere fratelli di tutti nello stile della minoritas, piccolezza spoglia d’ogni egoismo che si fa accoglienza e condivisione. Simbolo di tanta bellezza, cifra di tutto il cammino, la conchiglia raccolta sulla spiaggia del mare, a Finis Terrae potrebbe avere più nomi, come gioia, testimonianza, ed essere segno di uno status permanente: ripartire ancora, pellegrini e fratelli minori sempre. Ultreya y suseya, Deus adiuva nos!

(Articolo sarà pubblicato prossimamente su Ultreya!, periodico dell’Associazione Triveneta “Amici di Santiago sulle antiche vie dello Spirito”, Via San Giacomo 17 – 35043 Monselice (Padova). Info: www.amicidisantiago.it / amicisantiago@tiscali.it)

*

NOTE

1 Villafranca del Bierzo, in Castilla y León, è uno dei luoghi francescani che la tradizione dice essere stati fondati da s. Francesco: esattamente nel luogo ora occupato dalle Clarisse, nel monastero dell’Annunciata. Qui riposa il corpo dell’eclettico e generoso cappuccino san Lorenzo da Brindisi (1559-1619), morto in missione di pace nella penisola iberica.

2 Vedasi anche, sempre di fra Tommaso, il Trattato dei miracoli 34: FF 857.

3 Cf. V. Redondo, Francisco y España, Pro-manuscripto. Fra Valentìn, OfmConv, è stato Ministro provinciale di Spagna e attualmente è membro del Consiglio generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali.

4 Esperto di tale tematica è Pietro Messa, Ofm, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani presso la Pontificia Università Antonianum in Roma: è autore di diversi contributi sul rapporto tra storia, agiografia e profezia attribuita al Santo di Assisi.

5 Francesco d’Assisi, Regola bollata, VI: FF 90 (cf. 1Pt 2,11).

6 Francesco d’Assisi, Regola non bollata, I: FF 4.

7 Francesco d’Assisi, Testamento, 23: FF 121.

Share this Entry

Giovanni Voltan

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione