In occasione della Giornata diocesana della Vita Consacrata, monsignor Luigi Antonio Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, ha scritto alle religiose e ai religiosi della diocesi. Il titolo del messaggio è: “Beato chi hai scelto perché ti stia vicino: abiterà nei tuoi atri” (Sal 65,5). Riportiamo di seguito il testo del messaggio.
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Carissime Religiose, Carissimi Religiosi,
come di consueto in questi anni, la festa della vita consacrata è un’occasione per rivolgermi a voi, per esprimere la mia personale gratitudine al Signore e a voi per il dono che è la vostra presenza in Diocesi; una presenza caratterizzata da una molteplicità di carismi e doni. L’Anno della fede in corso, è il contesto spirituale voluto dal Santo Padre per riflettere e approfondire la nostra adesione al Signore Gesù.
La vita consacrata ha infatti il suo radicamento e trova il suo senso unicamente nella sequela del Signore Gesù. Essa implica un dinamismo, un mettersi in cammino dietro il Maestro.
La vita diventa allora itinerante. Come il Signore non abbiamo dove posare il capo ma, al tempo stesso, – pur non avendo né casa, né campi abbiamo trovato altre case e campi e fratelli e sorelle e madri (cfr. Mt 19,29). Il pellegrinaggio, che ha portato molti di voi a venire in terra di Calabria dal Nord, dal Centro e dal Sud, ma anche da altre terre lontane, rende visibile il vostro statuto di viandanti, di discepoli del Signore Gesù.
Se ci pensiamo bene la categoria biblica della “strada”, è una suggestiva immagine della fede; illumina e descrive prima di tutto ciò che Dio fa e poi ciò che l’uomo è chiamato a compiere nella sua risposta. Dio per primo si è messo in cammino, cerca l’uomo e lascia le sue tracce nella storia. Certe volte le Sue vie sono difficili da capire, i suoi pensieri troppo alti e noi non li comprendiamo! (cfr. Sal 139, 17. Is 55, 8-9).La vita di fede, intesa come “strada” indica anche un percorso, delle tappe da affrontare e infine una meta, che è l’incontro con Dio, il vederlo faccia a faccia. La vita consacrata anticipa questa realtà, rende visibile al mondo e per il mondo che noi siamo di Dio, che viviamo nel mondo ma non siamo del mondo. Il camminare implica dunque percorsi di libertà da assumere progressivamente fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo (Ef 4,13).
In un mondo che vuole caparbiamente certezze materiali, che è abbarbicato a sicurezze terrene, il vostro “esserci” non solo indica un’altra via – che è la fiducia in Dio, ma voi stessi siete “via” per altri, segno dell’Invisibile nella storia. Il desiderio di vivere il proprio carisma con libertà e autenticità di spirito, vi animi sempre, vi apra alla gioia e allo slancio di chi si è alleggerito per poter camminare, avendo di mira la meta. Camminare dietro Gesù è dunque una chiamata, ma si realizza grazie al desiderio. Assumendo le fatiche del vivere, del camminare, voi avete intrapreso una strada di beatitudine da indicare a tutti: Beati quelli che seguono le mie vie! (Pr 8,32).
Che il Signore vi ricolmi dei suoi beni e con gratitudine vi benedico!