“Ordini superiori” costringono i giudici di Lahore, in Pakistan, a non calendizzare l’udienza del processo ad Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia. È quanto comunica all’agenzia Fides l’avvocato Sardar Mushtaq Gill, che negli ultimi giorni è stato in stretto contatto con l’amministrazione del tribunale, affiancato dall’altro avvocato, S.K. Choudhry, il legale che ha firmato il ricorso presentato alla corte d’appello nel novembre 2010.
Sarebbe questo il motivo dei continui rinvii della prima udienza d’appello, ultimo dei quali risalente al 27 maggio, quando l’udienza è sparita improvvisamente dalla lista dei casi in discussione. Gli avvocati hanno riferito a Fides che stanno cercando una via legale per sbloccare il caso e stanno esaminando la possibilità di chiedere un chiarimento ufficiale al Presidente dell’Alta Corte, per garantire che sia fatta giustizia alla donna.
“Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità perché ad Asia sia assicurata la giustizia”, afferma una nota dei due avvocati inviata a Fides. Asia Bibi si trova in carcere dal 2009. Nei giorni scorsi padre Bonnie Mendes, dell’Ufficio per lo sviluppo umano della Federazione delle Conferenze episcopali d’Asia, aveva riferito alla Radio Vaticana a proposito delle condizioni della donna: “Sappiamo come sta, in prigione; sappiamo che è sempre più debole, ma per il resto sta bene. Ma il solo restare in carcere per tanti anni è in una punizione terribile in sé, specialmente per il fatto che è stata accusata ingiustamente, come aveva detto lo stesso governatore”.