Prosegue il “Global Summit to End Sexual Violence in Conflict”, il grande evento internazionale avviato martedì scorso a Londra sulla violenza sessuale nelle zone di guerra. L’incontro – voluto dal governo britannico e sotenuto dall’attrice americana Angelina Jolie, ambasciatrice dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati – vanta la presenza di ministri e leader religiosi di oltre 123 paesi di tutto il mondo.
Insieme a loro, a condividere dibattiti e tavole rotonde al Centro conferenze Excel di Londra, anche rappresentanti delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali, Ong. Tutti riuniti per affrontare, in modo concreto, il cambiamento di sistemi giudiziari e forze armate perché “finiscano i crimini che uccidono la sessualità femminile”.
Un ruolo particolare – riferisce l’agenzia Sir – possono svolgerlo i capi religiosi e le comunità da essi guidate. Proprio a questo tema verrà dedicata un momento di riflessione al quale parteciperanno, oltre al Primate cattolico d’Inghilterra e Galles, il cardinale Vincent Nichols, anche Sheikh Abdallah Bin Bayyah, esperto di diritto islamico; l’arcivescovo della Chiesa anglicana del Burundi, Bernard Ntahoturi; Solange Mukamana, dell’organizzazione “Tearfund” per il Sud Africa; Luiz Loures, vicedirettore di Unaids, programma Onu contro Aids e Hiv.
Durante il dibattito i leader religiosi parleranno della posizione nella quale si trovano “per trasformare le norme sociali e i valori che regolano i rapporti tra i sessi e l’identità maschile”. Il summit si concluderà domani con un videomessaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.