Il "manifesto di Minsk": cattolici e ortodossi contro la scristianizzazione in Europa

Nell’appello siglato nel corso del Forum Europeo cattolico ortodosso si ribadisce la necessità di resistere al relativismo e affermare pubblicamente la razionalità della fede cristiana e la perennità dei suoi valori

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Proponiamo la traduzione integrale dell’appello che le gerarchie ecclesiastiche hanno siglato nel corso del IV Forum Europeo cattolico ortodosso, che si è svolto a Minsk dal 2 al 5 giugno.

 

1. Il tema “Religione e pluralismo culturale: le sfide alle Chiese cristiane in Europa” è stato prescelto come risposta alle sollecitazioni provenienti dalle nostre comunità, che si scontrano quotidianamente con le conseguenze dei cambiamenti morali e culturali in Europa. Nel corso degli ultimi vent’anni il processo di globalizzazione su scala mondiale, nonché la secolarizzazione delle legislazioni europee sui temi etici, hanno posto dei problemi che esigono risposte congiunte. La nostra crescente preoccupazione è determinata anche dal semplice fatto che il processo di alienazione dell’Europa dalle sue radici cristiane, con ogni evidenza, si fa sempre più rapido e incalzante.

2. Il nostro appello vuole essere prima di tutto un segno di gioia e di speranza per tutti coloro che partecipano alla missione della Chiesa. Noi condividiamo le condizioni di vita di tutti gli Europei nella situazione di crisi economica e culturale, siamo ben consapevoli delle sofferenze che essi sperimentano e del bisogno di trovare una parola che conferisca un senso alla loro esistenza. Infatti al posto della rinnegata fede cristiana si è creato un sentimento di vuoto, che conduce molti uomini e donne alla disperazione o al nichilismo. La Chiesa propone valori immutabili, che uniscono tutta l’umanità in Cristo, fonte di tutti i valori autentici. In questo modo essa richiama il mondo ad una profonda trasformazione attraverso la preghiera, la liturgia e la testimonianza cristiana.

3. Condividiamo con gli Europei di oggi la profonda convinzione che la fede cristiana rappresenta la fonte principale della cultura e dell’etica europee. Nel corso di tanti secoli tanto in Oriente che in Occidente la straordinaria ricchezza del nostro patrimonio culturale si è abbeverata alla sorgente della fede cristiana. Davvero la fede ha generato cultura, e questa cultura a sua volta è avanzata nella professione della fede. Noi professiamo tutto il rispetto dovuto all’eredità cristiana dell’Europa, che ha formato la nostra visione del mondo e ha fondato i princìpi morali dei suoi popoli.

4. Le differenti culture europee e la loro pluralità si innestano sulle comuni radici cristiane. Così come accade in altri contesti culturali, dobbiamo riconoscere che lo sviluppo di una parte significativa dell’attività umana è stata profondamente influenzata dall’ispirazione religiosa. L’antropologia cristiana ha esercitato un influsso decisivo sulla cultura europea. L’accettazione di Dio come Creatore non si oppone affatto alla ragione umana, ma anzi la avvicina alla Verità. Il cristianesimo non pone mai fede e ragione l’una contro l’altra. Dio è la Causa prima eterna e increata, che ha generato tutto ciò esiste. ManifestandoSi, Egli non ha svilito, ma anzi ha confermato l’intelligenza dell’uomo. Il più grande contributo del cristianesimo nella storia dell’umanità è anzi proprio l’alleanza di fede e ragione, che ha permesso di comprendere la dignità di ogni essere umano, la sua libertà, la solidarietà e l’apertura al mistero della nostra esistenza.

5. Noi sottolineiamo che la fede cristiana non limita, ma anzi garantisce la nostra ricerca di libertà autentica e di felicità. La fede cristiana significa la piena accettazione di Gesù Cristo e dello Spirito Santo che opera nella Sua Chiesa. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16). In quest’ottica il Cristo non è in alcun modo un prodotto della cultura umana. Come incarnazione di Dio, Egli lancia una sfida alla storia e alla cultura dell’uomo. Le nostre Chiese testimoniano della venuta di Cristo anche come avvenimento nelle culture dei nostri popoli, ma la fede in Cristo non annulla la molteplicità delle culture umane. Al contrario essa arricchisce quegli elementi di verità e di bene che già si trovano in altre culture umane e favorisce il loro sviluppo.

6. Le nostre Chiese d’Oriente e d’Occidente non temono la diversità culturale. Sin dalla sua Fondazione la Chiesa fu pluralistica nell’ambito culturale. Le differenze culturali appartenevano agli stessi discepoli di Cristo, alcuni dei quali, ad esempio, parlavano in aramaico, mentre altri parlavano in greco. “Vi è diversità di doni, ma uno solo è lo Spirito” (1 Cor 12, 4). Il cristianesimo proclama il Vangelo di Cristo nella molteplicità delle culture umane.

7. La libertà di professare la fede è un elemento importantissimo nella fede cristiana. Per noi questa libertà significa libertà di ricercare la verità e di riconoscerla. Essa si fonda pertanto non sull’opinione soggettiva dell’individuo o di gruppi di individui, ma sulla percezione trascendente della dignità d’ogni uomo, che è stato creato per l’Assoluto, per la Verità e per Dio. Una legislazione che favorisce l’indifferenza religiosa, il relativismo o il sincretismo, anche se mossa da uno spirito di tolleranza, in realtà finisce poi per limitare il diritto, fondamentale per la dignità umana, alla sfera privata.  Per noi la libertà di professare la fede significa anche intervenire nel dialogo ecumenico senza proselitismi forzati, senza fondamentalismo ma anche senza permissivismo morale.

8. L’attuale divario tra il cristianesimo e il pensiero dominante ha delle serie conseguenze per il futuro delle istituzioni europee e per la vita in Europa. Oggi molti Europei non hanno praticamente orientamenti per la formazione d’un comportamento che sia propriamente morale, per formarsi una visione in grado di distinguere dov’è il bene e dov’è il male, in quanto vivono sottomettendo la volontà al proprio “io” completamente autonomo. Ma questo individualismo conduce al relativismo morale. Senza riconoscere una verità oggettiva, non è possibile il bene comune. Il divario tra il punto di vista della Chiesa sulle questioni etiche e le principali tendenze postmoderne consiste in questo: noi siamo persuasi che i princìpi morali sono stati impressi dal Creatore nel cuore di ogni uomo, mentre il postmodernismo ritiene che la morale sia ciò che ognuno sceglie per sé stesso. Facciamo appello agli Europei affinché riconoscano che la vera libertà sta nel riconoscere che apparteniamo tutti a Dio, e non ci gestiamo ciascuno a proprio piacimento come se fossimo i creatori di noi stessi.

Tra i princìpi cristiani e i valori umani universali non v’è contraddizione. Il cristianesimo riconosce che tutto ciò che c’è di buono e di vero nell’umanità è sfiorato dal soffio della grazia di Cristo Nostro Salvatore. Dio è giunto a farsi piccolo e a umiliarsi nell’Incarnazione non certo per neutralizzare le potenzialità dell’uomo, ma al contrario per redimere l’umanità ferita e innalzare la nostra natura sino alla perfezione.

9. La fede e la morale camminano l’una accanto all’altra, così come l’etica e la cultura. Non dimentichiamo che l’enorme progresso raggiunto nella storia europea nelle questioni dei diritti dell’uomo e nella difesa dei più deboli deriva proprio da quei princìpi che il cristianesimo ha introdotto in Europa. Come pastori, vogliamo seguitare a diffondere il meglio della nostra dottrina morale presso i nostri fedeli, e come cittadini a portare questi valori fino ai nostri governi e alle istituzioni dell’Unione Europea. Siamo convinti che le comunità cristiane possano testimoniare che cosa rappresenti il bene per tutti, in quanto esse attingono la propria ispirazione dal Vangelo di Cristo.

In Gesù Cristo troviamo la nostra sorgente ispiratrice, capace di apportare l’autentico rinnovamento e  ispirare un profondo senso di responsabilità per tutto ciò che accade oggi in Europa

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FONTE:

ht
tp://telegraf.by/2014/06/v-minske-zavershilsya-iv-evropeiskii-katolichesko-pravoslavnii-forum-evropa-teryaet-svoi-hristianskie-korni

(Traduzione a cura di Dario Citati*)

* Direttore del Programma di ricerca «Eurasia» dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG)  [www.istituto-geopolitica.eu] e redattore della rivista Geopolitica [www.geopolitica-rivista.org].

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ZENIT Staff

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