Il valore della parola data

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

Share this Entry

Lettura

Anche l’ottavo comandamento chiede un rapporto limpido con il prossimo, la medesima trasparenza che Dio ci chiede di fronte a sé. Giurare il falso vorrebbe dire chiamare Dio stesso a testimone coinvolgendolo nelle nostre menzogne. Siamo invitati ad andare oltre le sottili distinzioni e le restrizioni mentali, vivendo nella sincerità piena. 

Meditazione

Gesù presenta l’ottavo comandamento e ne mette in evidenza il rapporto con il secondo. Lo ripete in positivo: «sia il vostro parlare “sì, sì”, “no, no”», e la sua condanna è rivolta alla prassi di un giuramento che coinvolge Dio stesso nei rapporti e negli affari umani, servendosi di Lui per coprire equivoci o vere e proprie bugie, o per rimandare l’impegno preso. Giurare per il cielo o per la terra, o per Gerusalemme, o per la propria testa vorrebbe dire impegnare realtà sulle quali l’uomo non ha alcun potere, compresa la propria vita, che è dono di Dio e non è a discrezione della creatura. C’è anche un altro aspetto da tenere presente ed è l’ammonimento più volte ripetuto nella Scrittura a non tentare il Signore, cioè non mettersi nell’atteggiamento di chi crede e vuol far credere di avere poteri su Dio e farlo muovere a proprio piacimento. Il rispetto di Dio e del suo ruolo unico è la condizione basilare perché gli uomini vivano rapporti di sincerità e di chiarezza. Dio è testimone sempre, non solo quando ti serve chiamarlo a testimone per puntellare una tua posizione traballante. Queste parole di Gesù vengono spesso citate per giustificare un modo di parlare non solo sincero ma rude e capace di ferire il prossimo. È vero: talora la verità fa male e ferisce, ma allora ricordiamo l’espressione paolina che raccomanda di vivere la verità nella carità (cfr. Ef 4,15 e ss.) perché il cristiano è diventato uomo nuovo e questo deve tradursi nei rapporti umani a tutti i livelli. Altra cosa è il giuramento in uso sia in certi atti della vita ecclesiastica sia della vita civile: significa porsi di fronte a Dio, o al Vangelo, o alla propria coscienza o alla Costituzione dello Stato per ricordare l’importanza dell’impegno preso e, per il credente, dello sguardo di Dio che vede il cuore. 

Preghiera

Spirito di Dio, insegnami a vivere e a parlare sempre con verità nella carità e a non separare mai la carità dalla verità. Che io sappia presentare la verità con rispetto e col desiderio di aiutare le persone a crescere. Che io non abbia mai nulla da nascondere e così possa stare davanti ai fratelli come sono davanti a te. 

Agire

Ho degli impegni di fronte ai miei fratelli, in famiglia, sul lavoro, in parrocchia, in campo sociale: quale sto trascurando da più tempo? 

Meditazione del giorno a cura di monsignorArrigo Miglio, arcivescovo di Cagliaritratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione