La Chiesa di oggi sta invecchiando e può ringiovanire solo tornando ad essere Madre. Lo ha detto stasera papa Francesco all’apertura del Convegno Diocesano, ricevendo i rappresentanti della Diocesi di Roma in Aula Paolo VI.
Il Santo Padre ha insistito su alcuni dei temi ricorrenti della sua pastorale: in particolare ha ricordato come le comunità parrocchiali debbano essere un segno dell’amore di Cristo verso qualunque essere umano, che i parroci e i catechisti sappiano trasmettere, in particolare ai più piccoli, la gioia dell’essere cristiani e che vengano meno gli appesantimenti burocratici.
Dopo l’indirizzo di saluto del cardinale Agostino Vallini, vicario della Diocesi di Roma, hanno preso la parola un parroco e due catechisti, che, sulla stessa lunghezza d’onda del Pontefice, hanno sottolineato la necessità di trasformare le parrocchie in veri luoghi di accoglienza e calore umano.
Il parroco ha citato la Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, menzione assai gradita a papa Francesco, che ha definito tale documento come “il più importante del Concilio” ed un “vero cantiere” per la Chiesa di oggi.
La salute della Chiesa va di pari passo a quella delle famiglie: a tal proposito il Santo Padre ha fatto riferimento ai numerosi incontri con i laici nelle parrocchie romane, alle loro paure e speranze, descrivendo anche le difficoltà quotidiane delle famiglie, con papà e mamme che devono attraversare la città nel traffico per un’ora e mezza al giorno, affrontando uno stile di vita spesso “disumano”.
La vita è quindi “faticosa” e con difficoltà se ne riesce a trovare “senso e valore”. Poi la sera, in particolare molti padri non riescono a trovare tempo per stare accanto ai propri figli che, di fatto, arrivano a soffrire di “orfananza”.
Sono bambini e ragazzi “orfani”, quelli di oggi, manca loro una “strada da percorrere”, un “maestro di cui fidarsi”, eppure nel loro cuore ne conservano fortemente il desiderio.
Va quindi riscoperto il senso della “gratuità umana” che si manifesta nell’“aprire il cuore alla grazia di Dio”, che è “quella grazia che è un dono, che non si vende, né si compra”. E Gesù, che “ci ha rivelato che Dio è Padre”, ci ha anche fatto “una grande promessa: non vi lascerò orfani”.
Orfani e “materiale di scarto” sono, in un certo senso, i 75 milioni di giovani europei sotto i 25 anni che non trovano lavoro (il 40% dei giovani italiani), sintomo di una società che non vuole più generare figli. “Se non sappiamo più generare figli, qualcosa non funziona”, ha commentato il Papa.
Per invertire questa tendenza, è necessaria una vera e propria “conversione” che nasce dallo “sguardo di Gesù” su di noi. La Chiesa, ha proseguito Francesco, vive oggi la sfida di riscoprirsi “madre”, non può ridursi a una “ONG” che vive di puri “piani pastorali ben organizzati”: in tal modo diventa una “zitella” e “non è feconda”.
La vera identità della Chiesa, ciò che la mantiene giovane è la sua attitudine a “fare figli evangelizzando”, ha detto il Pontefice, richiamandosi al mistero della fertilità tardiva di grandi donne della Bibbia, come Sara ed Elisabetta. Come aveva già affermato Benedetto XVI, non è il “proselitismo”, dunque che fa crescere la Chiesa, bensì la sua “attrazione materna”.
Bergoglio ha dunque auspicato che si ritrovi lo spirito di accoglienza nelle parrocchie, che esse siano arricchite da una “chiara proposta di fede”, e che le loro porte siano sempre “aperte”, senza chiudersi sotto il peso di troppa inutile burocrazia.
In tal senso, papa Francesco ha espresso tutto il suo incoraggiamento ai parroci. “La Chiesa italiana è forte grazie ai parroci”, ha detto in conclusione il Santo Padre, indicando ad esempio la santificazione quotidiana di tanti pastori del passato, “con il telefono sul comodino”, disponibili giorno e notte per i loro parrocchiani, nessuno dei quali “moriva mai senza sacramenti”.