Un cristiano non deve mai vergognarsi del vangelo, né deve temere di essere messo in minoranza dall’opinione corrente. La sua difesa rispetto a valori, principi e regole che affondano le radici nella Parola di Dio non deve mai venir meno. Nello stesso tempo non si può certo divenire difensori oltranzisti delle proprie teorie e giudici d’assalto nei confronti delle convinzioni altrui. Un vero cristiano semina con il cuore libero da pregiudizi e da giudizi gratuiti, testimoniando con la sua vita la Parola. Lungo questo percorso il cristiano cresce gradualmente e si evolve come tutte le cose che vanno oltre la staticità del cuore. Ogni vera conquista sapienziale non permette mai più un passo indietro, pena il fallimento di un vita, pur in presenza di un immediato vantaggio personale. L’accrescimento della fede e della formazione personale non sempre avvengono con facilità. Troppe sono le insidie e le voci ambigue e ben camuffate che provengono dallo stesso uomo. Sarà perciò necessaria la guida spirituale di un sacerdote per non cadere al primo ostacolo. C’è da dire che nell’era di internet ormai si pensa di costruire un dialogo con Dio più personale possibile, con un contratto flessibile e rinegoziabile comunque, attraverso il link di riferimento più in voga. Si viaggia verso un mondo che prima o poi imploderà per sua diretta determinazione! Soffermiamoci, per meglio capire, su alcune sentenze dell’uomo che permettono l’aborto e la fecondazione eterologa.
Qui non si tratta di fare delle crociate contro qualcuno, ma di non confondere la verità con i desideri personali che, in alcuni momenti, aprono a scenari inquietanti, perché tendono a giustificare qualsiasi soluzione adottata. Mons. Costantino Di Bruno, pastore e teologo, in una sua recente riflessione pubblica a riguardo alcune sentenze, scrive: “Quando il giudice dimentica, trascura, omette un piccolissimo dettaglio sulla verità delle cose, la sua sentenza è falsa. È una sentenza che non tiene conto della realtà storica, che è essenziale perché la sua sia sentenza giusta. Ed è giusta, se è fondata sulla verità. Una sentenza costruita su una falsità storica, una falsità di natura, ma potrà dirsi giusta, perché le manca il principio stesso della giustizia, che è la verità. Verità e giustizia sono una cosa sola. Falsità e ingiustizia sono una cosa sola. La giustizia è verità, mai potrà essere falsità. Se è falsità è ingiustizia”. Da questi sacrosanti principi nasce qui una valutazione, pur se solo nelle sue linee essenziali o per flash veloci. Partiamo da un punto fisso: Quando il giudice sentenzia che ogni donna ha il diritto di essere madre, dice una cosa sacrosanta. Se ha il diritto di essere madre, ha anche il diritto di far nascere i suoi figli. Perché allora il giudice che interviene per il rispetto del diritto del bambino, il quale vive di suoi particolari diritti, non concede gli stessi diritti anche a colui che è già concepito ed è già persona umana nel ventre della madre?
Perché per questo bambino non vi sono tutele? Lui può essere ucciso? Non è certo un atto di giustizia togliere una vita per sempre! Il legislatore, come dice Mons Di Bruno, ha dimenticato, ha omesso, ha trascurato un “piccolo dettaglio” di verità: la donna ha il diritto di concepire, ma non di uccidere. Ogni vita, una volta concepita, appartiene al concepito, è sua. È vita con il diritto di essere vissuta per tutta la sua naturale durata. E ancora: Può un giudice legittimare la fecondazione eterologa? Diciamo subito che ogni donna ha il diritto di essere madre. Questo è un diritto incancellabile, che nessuno mai potrà abolire. Anche in questo caso il sacerdote è duro nelle sue valutazioni. Scrive infatti che il dettaglio dimenticato dal giudice o trascurato, volutamente, coscientemente, forse anche per odio contro la verità stessa, è questo: “Essere madre significa dare vita dalla propria vita, dare la vita che fruttificata nel suo stesso corpo”. Essere madre è un processo naturale. Le due vite, che si sono fatte una vita sola nel matrimonio, traggono dal loro corpo, attraverso un atto di grandissimo amore, la vita per una terza persona. Questa è la maternità ed è questo il desiderio che nessuno potrà mai togliere ad una donna. Se però dovessero emergere rischi di natura umana e se neanche la scienza saggia, intelligente, vera, li potesse risolvere, aiutando il corpo a superare il suo limite strutturale momentaneo, il giudice non può intervenire. Non può dire che è diritto della madre ricorrere alla fecondazione eterologa. La madre in questo caso non è madre. Mai lo potrà divenire con una vita non generata da lei. Gestisce una vita, ma non è madre di quella vita. Altro è l’adozione dove si entra nella maternità e paternità spirituale. “Una donna ha diritto di essere madre. Madre vera, non madre finta. Madre naturalmente vera. Non madre naturalmente falsa”. Questo dettaglio al giudice è sfuggito e quindi la sua sentenza è falsa, perché priva di ogni verità naturale e mai potrà dirsi giusta.
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