La gioia di essere preti e la bellezza della fraternità sono i due punti essenziali del discorso scritto da Papa Francesco e rivolto ai sacerdoti di Cassano all’Jonio ma non pronunciato. Il Papa ha tenuto un discorso a braccio, aprendo una discussione con i sacerdoti con domande e risposte: appena saranno disponibili i testi, li comunicheremo ai lettori.
“Vorrei prima di tutto condividere con voi la gioia di essere preti – ha detto -. La sorpresa sempre nuova di essere stato chiamato, anzi, di essere chiamato dal Signore Gesù. Chiamato a seguirlo, a stare con Lui, per andare agli altri portando Lui, la sua parola, il suo perdono… Non c’è niente di più bello per un uomo di questo, non è vero? Quando noi preti stiamo davanti al tabernacolo, e ci fermiamo un momento lì, in silenzio, allora sentiamo lo sguardo di Gesù nuovamente su di noi, e questo sguardo ci rinnova, ci rianima…”.
Papa Francesco ha incontrato il clero cassanese alle 12 nella Cattedrale. Un momento speciale anche perché, nei mesi scorsi, il Santo Padre ha scelto il nuovo vescovo di Locri-Gerace proprio tra i sacerdoti del presbiterio di Cassano all’Jonio, nella persona dell’allora vicario generale mons. Franco Oliva, che si insedierà nella nuova diocesi nel prossimo mese di luglio.
“Certo, a volte non è facile rimanere davanti al Signore – ha continuato il Santo Padre -; non è facile perché siamo presi da tante cose, da tante persone… ma a volte non è facile perché sentiamo un certo disagio, lo sguardo di Gesù ci inquieta un po’, ci mette anche in crisi… Ma questo ci fa bene! Nel silenzio della preghiera Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai, oppure forse siamo diventati un po’ degli “impiegati”; se siamo dei “canali” aperti, generosi attraverso cui scorre abbondante il suo amore, la sua grazia, o se invece mettiamo al centro noi stessi, e così al posto di essere “canali” diventiamo “schermi” che non aiutano l’incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo”.
Il Pontefice si è poi soffermato sulla “bellezza della fraternità”, in particolare sull’“essere preti insieme”, sul “seguire il Signore non da soli, non uno a uno ma insieme, pur nella grande varietà dei doni e delle personalità; anzi, proprio questo arricchisce il presbiterio, questa varietà di provenienze, di età, di talenti… E tutto vissuto nella comunione, nella fraternità”.
Tutto ciò, ha sottolineato il Papa, “non è immediato”, né “scontato”. Innanzitutto, perché, anche i sacerdoti sono “immersi nella cultura soggettivistica di oggi” la quale “esalta l’io fino a idolatrarlo”, con il risultato che, “anche nelle nostre diocesi”, si è purtroppo diffuso “un certo individualismo pastorale”.
L’antidoto è la “scelta della fraternità” che, in quanto scelta, non può essere “lasciata al caso, alle circostanze favorevoli”, poiché “corrisponde alla realtà che ci costituisce, al dono che abbiamo ricevuto ma che va sempre accolto e coltivato: la comunione in Cristo nel presbiterio, intorno al Vescovo”.
“Questa comunione – ha proseguito Francesco – chiede di essere vissuta cercando forme concrete adeguate ai tempi e alla realtà del territorio, ma sempre in prospettiva apostolica, con stile missionario, con fraternità e semplicità di vita. Quando Gesù dice: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35), lo dice certo per tutti, ma prima di tutto per i Dodici, per quelli che ha chiamato a seguirlo più da vicino”.
Il Santo Padre ha infine incoraggiato i sacerdoti di Cassano all’Jonio nel loro “lavoro con le famiglie e per la famiglia. È un lavoro che il Signore ci chiede di fare in modo particolare in questo tempo, che è un tempo difficile sia per la famiglia come istituzione, sia per le famiglie, a causa della crisi”.
È proprio in questo tempo difficile, che Dio “fa sentire la sua vicinanza, la sua grazia, la forza profetica della sua Parola. E noi siamo chiamati ad essere testimoni, mediatori di questa vicinanza alle famiglie e di questa forza profetica per la famiglia”, ha quindi concluso papa Francesco.