L’ultima parte della visita di papa Francesco in Calabria si è aperta con una breve sosta davanti alla chiesa parrocchiale di San Giuseppe, a Lattughelle, dove lo scorso 3 marzo è stato assassinato padre Lazzaro Longobardi, sacerdote della diocesi di Cassano all’Jonio.
Davanti al luogo del delitto, il Santo Padre si è fermato alcuni minuti in preghiera, riprendendo poi il tragitto verso la Piana di Sibari, luogo della solenne celebrazione eucaristica conclusiva.
Poco dopo aver pranzato presso il seminario diocesano, il Pontefice aveva visitato la residenza Casa Serena, incontrando i suoi cinquanta anziani lì ospitati.
Giunto alla Piana di Sibari, ha effettuato più volte il giro della spianata a bordo della jeep scoperta, tra le ovazioni e la calorosa accoglienza dei circa 100mila fedeli presenti.
A concelebrare la messa alcune centinaia di sacerdoti e tutti i vescovi e delle diocesi calabresi, a partire da monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e segretario generale della CEI, che ha rivolto il suo indirizzo di saluto, sottolineando in particolare la piaga della ‘ndrangheta che “non si nutre solo di soldi e di malaffare, ma anche di coscienze addormentate e perciò conniventi”.
La malativa organizzata, ha aggiunto Galantino, “rallenta il processo di crescita, non solo economica”, tuttavia la chiesa calabrese, nonostante le sue difficoltà, è “disposta a impegnarsi a risvegliare le coscienze, a educare alla vita buona del Vangelo”.
Nell’odierna solennità del Corpus Domini, ha spiegato papa Francesco in apertura dell’omelia, “predomina il rendimento di grazie e l’adorazione”, così come il Giovedì Santo è celebrativo dell’istituzione dell’Eucaristia nell’Ultima Cena.
Due “aspetti inseparabili” della liturgia odierna, che si sostanziano nella tradizionale processione con il Santissimo Sacramento, sono “adorare Gesù Eucaristia e camminare con Lui”, ha aggiunto il Pontefice.
Noi siamo un “popolo che adora Dio”, quindi, “non abbiamo altro Dio all’infuori di questo!”, ha sottolineato Francesco. Questa adorazione ci induce a rinunciare “a satana e a tutte le sue seduzioni” nonché “agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio, del potere e della violenza”.
In caso contrario, si compie una vera e propria “adorazione del male”, la cui più evidente conseguenza è il “disprezzo del bene comune”. I mafiosi, esempio vivente di tale disprezzo, “non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”, ha ammonito il Papa.
Il male però, ha ribadito, “va sempre combattuto” e la Chiesa si batte per questo: a chiederlo sono in particolare i giovani così “bisognosi di speranza”.
Manifestando la nostra “fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati”, ci impegniamo a “camminare dietro a Lui e con Lui, cercando di mettere in pratica il suo comandamento” dato all’Ultima Cena: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). “Il popolo che adora Dio nell’Eucaristia è il popolo che cammina nella carità”, ha aggiunto il Papa.
“Oggi, come Vescovo di Roma, sono qui per confermarvi non solo nella fede ma anche nella carità, per accompagnarvi e incoraggiarvi nel vostro cammino con Gesù Carità”, ha proseguito il Pontefice, esprimendo il suo sostegno al vescovo Galantino, a tutto il clero della sua diocesi e anche della “Eparchia di Lungro, ricca della sua tradizione greco-bizantina”.
Papa Francesco ha poi esteso il suo saluto “a tutti i Pastori e fedeli della Chiesa in Calabria, impegnata coraggiosamente nell’evangelizzazione e nel favorire stili di vita e iniziative che pongano al centro le necessità dei poveri e degli ultimi”, menzionando anche le “Autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune”.
Il Santo Padre ha incoraggiato i calabresi a “testimoniare la solidarietà concreta con i fratelli, specialmente quelli che hanno più bisogno di giustizia, di speranza, di tenerezza. Grazie a Dio ci sono tanti segni di speranza nelle vostre famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti ecclesiali”.
Quale “segno concreto di speranza”, Francesco ha menzionato il “Progetto Policoro”, ideato “per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri”.
E ha ribadito una delle sue esortazioni più ricorrenti: “Voi, cari giovani, non lasciatevi rubare la speranza! Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo uniti a Lui saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”.
Verso la conclusione dell’omelia, richiamandosi ancora alla liturgia odierna, papa Francesco ha ribadito: “se adorerete Cristo e camminerete dietro a Lui e con Lui, la vostra Chiesa diocesana e le vostre parrocchie cresceranno nella fede e nella carità, nella gioia di evangelizzare”.
Terminata la celebrazione eucaristica, il Santo Padre ha raggiunto l’eliporto di Marina di Sibari, ultima tappa del viaggio in Calabria, prima del ritorno a Roma.