Il mio Dio è il Dio del vangelo, appassionato di me e di te: è il Dio delle prostitute, il Dio dell’adultera, il Dio del figlio prodigo, il Dio dei peccatori e della misericordia infinita.
E’ un Dio che, essendo amore, non può non amarti. Ti ama anche se non vuoi. E’ assurdo che il sole benefichi una rosa più che un giglio; è impossibile che il suo calore scaldi uno più di un altro. L’amore è immenso per tutti e per ciascuno.
“Sarà vero per te – mi riprende Giorgio – ma per me non può essere possibile: io ne ho combinate di tutti i colori”. Gli rispondo che io non so chi di noi due ne ha combinate di più; lo rassicuro che a Dio non interessa questo calcolo. Lui ci ama immensamente tutt’e due. Ci ama come siamo.
Non credo a un Dio che ama me più di te…Ma potrei assicurarti che se in Dio fossero possibili delle preferenze – vangelo alla mano – le avrebbe proprio per i più grandi peccatori. Non è venuto per i giusti…Non i sani hanno bisogno di lui. Preferiva la tavola dei peccatori.
“Zaccheo – il pubblico peccatore – si sente chiamare: scendi dall’albero. Oggi sono contento di venire a casa tua; vedo che mi stai cercando. Alla tua tavola mi troverai. Vedo che vuoi conoscere Gesù: nel darti il gioioso abbraccio del perdono saprai chi sono. Dammi la gioia di sedermi a tavola con te”.
Fortunato Giorgio, se ti siedi alla sua tavola.
Ciao da p. Andrea
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