In un’intervista apparsa oggi sulla pagine del quotidiano romano Il Messaggero, Franca Giansoldati ha chiesto al Papa: “Lei passa per essere un papa comunista, pauperista, populista. L’Economist che le ha dedicato una copertina afferma che parla come Lenin. Si ritrova in questi panni?”.
E Papa Francesco ha risposto: “Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. Prendiamo Matteo 25, il protocollo sul quale noi saremo giudicati: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ignudo. Oppure guardiamo le Beatitudini, altra bandiera. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani”.
“La povertà è al centro del Vangelo – ha precisato il Papa -. Non si può capire il Vangelo senza capire la povertà reale, tenendo conto che esiste anche una povertà bellissima dello spirito: essere povero davanti a Dio perché Dio ti riempie”.
“Il Vangelo – ha aggiunto – si rivolge indistintamente ai poveri e ai ricchi. E parla sia di povertà che di ricchezza. Non condanna affatto i ricchi, semmai le ricchezze quando diventano oggetti idolatrati. Il dio denaro, il vitello d’oro”.
Il Vescovo di Roma ha spiegato che esistono povertà morali e materiali, ed ha detto: “Un affamato, per esempio, posso aiutarlo affinché non abbia più fame, ma se ha perso il lavoro e non trova più occupazione, ha a che fare con un’altra povertà. Non ha più dignità. Magari può andare alla Caritas e portarsi a casa un pacco viveri, ma sperimenta una povertà gravissima che rovina il cuore. Un vescovo ausiliare di Roma mi ha raccontato che tante persone vanno alla mensa e di nascosto, piene di vergogna, portano a casa del cibo. La loro dignità è progressivamente depauperata, vivono in uno stato di prostrazione”.
Alla domanda su cosa deve fare la Chiesa per riportare i giovani a messa il Papa ha risposto: “la Chiesa deve uscire nelle strade, cercare la gente, andare nelle case, visitare le famiglie, andare nelle periferie. Non essere una chiesa che riceve soltanto, ma che offre”.
In merito al crollo demografico dell’Europa, papa Francesco ha spiegato: “È come se l’Europa si fosse stancata di fare la mamma, preferendo fare la nonna. Molto dipende dalla crisi economica e non solo da una deriva culturale improntata all’egoismo e all’edonismo”.
E quando la Giansoldati ha chiesto quale posto occupano le donne nella Chiesa, il Vescovo di Roma ha sostenuto che “le donne sono la cosa più bella che Dio ha fatto. La Chiesa è donna. Chiesa è una parola femminile. Non si può fare teologia senza questa femminilità. Di questo, lei ha ragione, non si parla abbastanza. Sono d’accordo che si debba lavorare di più sulla teologia della donna. L’ho detto e si sta lavorando in questo senso”.
La giornalista del Messaggero ha insistito chiedendo se ci saranno decisioni storiche, tipo una donna capo dicastero, non dico del clero… e il Papa ridendo: “Beh, tante volte i preti finiscono sotto l’autorità delle perpetue…”.
Circa le prospettive dei viaggi in Asia il Pontefice ha detto: “In Asia andrò due volte in sei mesi. In Corea ad agosto per incontrare i giovani asiatici. A gennaio nello Sri Lanka e nelle Filippine. La Chiesa in Asia è una promessa. La Corea rappresenta tanto, ha alle spalle una storia bellissima, per due secoli non ha avuto preti e il cattolicesimo è avanzato grazie ai laici. Ci sono stati anche martiri. Quanto alla Cina si tratta di una sfida culturale grande. Grandissima. E poi c’è l’esempio di Matteo Ricci che ha fatto tanto bene…”.
Sul programma per la riforma della Curia, il Vescovo di Roma ha precisato che sta seguendo “quello che i cardinali hanno chiesto durante le congregazioni generali prima del conclave. (…) Le mie decisioni sono il frutto delle riunioni pre-conclave. Nessuna cosa l’ho fatta da solo”.
L’intervista si conclude con una frase in romanesco che il papa ha imparato: “Campa’ e fa’ campa’”.