Un contesto politico-sociale ed economico che “appare segnato più dall’incertezza e dalla sfiducia che dallo slancio vitale di chi tende ad una meta in grado di generare benessere condiviso, sviluppo sostenibile, ripresa economica”. È questo lo scenario descritto dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, in apertura del suo tradizionale Discorso alla Città, alla vigilia della festa patronale di Sant’Ambrogio.
Di fronte alle tragedie che coinvolgono gli immigrati, alla persecuzione dei cristiani in Medio Oriente e non solo, della povertà crescente anche in Occidente, “tutti sentiamo l’urgenza di un cambiamento, di una novità radicale”, che coinvolge anche una metropoli come Milano, che si prepara al grande evento dell’Expo 2015.
Il cardinale Scola ha quindi menzionato la Evangelii Gaudium, in cui papa Francesco suggerisce un “nuovo umanesimo” e la necessità di “rimettere l’uomo al centro”: istanze che i cristiani “non possono disertare”.
L’arcivescovo di Milano ha poi sottolineato il “forte legame” del cattolicesimo lombardo con “l’umanesimo delle origini, un umanesimo cristiano” che ha favorito non solo “un impegno religioso, umano, sociale nella vita ordinaria”, ma si è espresso anche “in diverse opere educative ed imprenditoriali”.
Questa tradizione ha permesso alle terre ambrosiane “di affrontare impegnative trasformazioni sociali ed economiche, mettendo a frutto le sue risorse culturali di fondo, quali lo spirito innovativo, l’operosità, la capacità d’iniziativa applicata ai più diversi campi, compreso quello della solidarietà”, rendendo Milano “una città solidale, aperta a tutti, capace di accogliere e integrare le diversità, nell’orizzonte della centralità della persona”.
La “finanziarizzazione dell’economia” ha però mostrato il suo “volto perverso” con la crisi iniziata nel 2008, che a Milano ha avuto numerose conseguenze: “la diffusione dell’illegalità, l’impotenza della politica, la mancanza di finanziamenti per ristrutturazioni e nuove case, alle case vuote, agli sgomberi”.
La città necessita quindi di un “soggetto nuovo, personale e sociale”, senza il quale “non supereremo la grave crisi del desiderio che ci rende oggi incapaci di speranza, di slanci ideali, di passioni, di rischio, di avventura”.
Il “nuovo umanesimo”, ha detto il porporato, parte dalla “esistenza di tutti i giorni”, condividendo l’esperienza dell’“incontro con Gesù nella comunità cristiana” che si manifesta in vari ambiti della vita sociale.
A tal proposito, Scola ha sottolineato il rischio di un “pensiero unico” che trasmette l’idea che “tutto si acquista e tutto si vende”. Nelle questioni legate “al diritto alla vita e agli affetti”, si riscontra “un’esasperata percezione dei diritti individuali”: ciò spiega il paradosso per cui “una conclamata domanda di libertà finisca per impigliarsi in un reticolato sempre più fitto di leggi”.
Ne finiscono penalizzati i “corpi intermedi”, i quali, da “ambiti sociali in cui la tensione del popolo al bene comune funge da collante per rispondere a interessi legittimi”, finiscono per “ridursi a corporazioni di difesa di interessi immediati”.
Il nuovo umanesimo deve quindi opporsi alla cultura del “narcisismo esasperato”, con il contributo “di uomini e donne in grado di narrare quella storia di legami che li fa essere se stessi” e con il richiamo alla “centralità della famiglia”.
Nell’ambito del lavoro e dell’economia, il cardinale Scola individua una serie di trasformazioni che penalizzano soprattutto i giovani e un crescente numero di persone senza fissa dimora o ospiti in strutture di prima accoglienza (2637 in tutto, secondo un’indagine di un anno e mezzo fa) ma, al tempo stesso, riscontra “risorse promettenti per il lavoro legate alla moda, del design, delle cultura e degli eventi”.
Milano si conferma poi in prima linea nel no profit: la solidarietà e la sussidiarietà hanno inventato modalità originali ed efficaci per affrontare e risolvere i più svariati bisogni sociali”, ha commentato Scola manifestando anche le sue speranze riguardo al “nuovo welfare comunitario”, uno strumento che potrebbe indicare soluzioni “per affrontare l’urgenza delle case popolari” in terra ambrosiana.
Altro ambito privilegiato del nuovo umanesimo è quello della “dell’educazione, naturalmente collegato ai luoghi della cultura e dell’arte e, quindi, del turismo”. Da parte sua, la scuola “come gli stessi operatori scolastici continuamente ribadiscono, ha bisogno di un forte rinnovamento nei contenuti dell’insegnamento”.
“È un’impresa particolarmente difficile – ha proseguito il cardinale – sia a causa della frammentazione dei saperi sia a causa della configurazione plurale della nostra società in cui si confrontano diverse mondovisioni”. La scuola, ha aggiunto, troppo spesso “non favorisce a sufficienza la cultura dell’incontro di cui parla Papa Francesco”.
Tornando a parlare dell’avanzata della povertà, che coinvolge sempre più italiani, Scola ha sottolineato l’opportunità offerta dalla “ricca rete di opere sociali e di carità” presenti sul territorio, che “necessitano di approfondimento educativo e culturale a cominciare dalle migliaia di volontari che le sostengono, pensando il nesso tra carità e cultura”.
Contro la frammentazione di cui oggi Milano soffre, servono “testimoni” che mostrino la “convenienza della fede” e che vogliano “condividere con tutti una proposta di amicizia civica, tesa a concorrere all’edificazione di un nuovo umanesimo in grado di costruire la nuova città metropolitana”, ha poi concluso il cardinale Scola.