Omero, il solito lagnoso. Non voglio passare la mia vita a fare sempre il segretario… Alle strette dipendenze di questo o quello; costretto a fare esattamente e solamente quello che vuole il tale o il tal altro. Ho sempre aborrito il lavoro del porta borse che, a casa mia si chiama facchino.
Ora sono segretario personale, alle dipendenze, del vicesindaco della quarta frazione del comune di Robadamatti.
-Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei – risponde un amico alle mie lamentele.
-Si, ma sempre, comunque, segretario rimango.
Al nostro segretario forzato, proprio in quei giorni, capitò fra le mani un articolo del giornale locale. Era un inno al segretario. A lui venivano attribuiti gli stessi onori e benemerenze del presidente.
A chi serve il presidente, corrispondono gli onori del presidente, i viaggi del presidente, gli incontri con il presidente; per di più senza il peso della responsabilità politica. Chi non vorrebbe diventare segretario d’un tale presidente? Gli amici lo burlavano con una punta – e più d’una punta – di invidia: “Ehi… vita da presidente!!!”
“Segretario d’un tuo simile?… Obbedienza ad un uomo?… Ma chi te lo fa fare?
Meglio obbedire a Dio, che agli uomini.”
-???
– Fare il segretario di ogni tuo prossimo ti regala gli onori e i vantaggi del più fortunato e del più grande dei segretari: assurgi a segretario personale di Dio: “L’hai fatto a me”.
-“Ehi… vita da Dio!!”.
Ecco perché il papa è grande: è servo dei servi di Dio.
Ecco perché sugli altari, come santi riconosciuti dalla Chiesa, vanno i “servi di Dio”.
Ciao da p. Andrea
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