Giovani che cercano una chiesa dove abitare

Entra nel vivo il IV convegno europeo di pastorale giovanile organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE)

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Sta entrando nel vivo il Convegno sul tema “Una Chiesa giovane, testimone della gioia del Vangelo”, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici e dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e che si sta tenendo a Roma in questi giorni. L’incontro vede la partecipazione di oltre 130 delegati delle Conferenze episcopali d’Europa, tra cui vescovi, responsabili pastorali, giovani e rappresentanti di associazioni, comunità e movimenti ecclesiali che lavorano nella pastorale giovanile.

Al centro del dibattito le linee pastorali dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, riletta dal maltese Padre Fabio Attard, Consigliere generale dei Salesiani per la Pastorale giovanile.

Rivolgendosi agli operatori di pastorale giovanile, P. Attard ha detto: “Dobbiamo partire dalla consapevolezza che questa è la nostra casa, questi sono lo spazio e il tempo in cui Dio ci ha mandato”.

Viviamo in una società liquida, in continuo cambiamento, dove la minaccia alla fede non è costituita tanto da minoranze antireligiose, ma piuttosto da grandi masse indifferenti alla fede come ad altri valori importanti. Bisogna quindi rendere salda la nostra fede, farne un punto di riferimento e poi creare punti di convergenza tra tutti coloro che sono in ricerca.

Chi sono gli abitanti di questa dimora? I giovani e la Chiesa. Il dono che abbiamo lo vogliamo condividere,  l’esperienza di fede non è esperienza di esclusività o di chiusura: la storia di ogni singolo giovane in questa nostra casa è per noi una chiamata. I giovani oggi sono orfani con genitori ancora in vita, nomadi che cercano punti di riferimento fissi.

In questo contesto, come operatori pastorali dobbiamo non solo leggere, ma studiare e contemplare la Evangelii Gaudium.

Il punto di partenza è la Chiesa, qui stanno le nostre fondamenta, non c’è pastorale giovanile che non sia espressione ecclesiale; è necessario un processo di conversione e c’è bisogno di un cuore aperto e intelligente. Poi c’è l’annuncio del Vangelo, su cui bisogna lavorare con metodo e cultura, oltre che con discernimento. Questa proclamazione non è lavoro di qualcuno, è compito di tutti i battezzati. Infine, dobbiamo essere aperti senza paura al lavoro dello Spirito Santo: è facile preparare eventi, difficile fare in modo che diano il frutto di una maturazione personale.

Dopo questa appassionata relazione sono state presentate quattro esperienze concrete: quella di Mons. Xavier Novell i Gomà, Vescovo di Solsona, Spagna, quella di Sr. Nathalie Becquart, direttrice del Servizio nazionale di pastorale giovanile in Francia, quella di Mons. Donal McKeown, Vescovo di Derry, Irlanda ed infine l’esperienza di Don Gregorio Suchodolski, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale giovanile in Polonia e segretario organizzativo della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia nel 2016.

Quattro casi che rafforzano l’idea di un quadro complesso e dinamico, che va affrontato con fantasia, inventiva e coraggio.

Il coraggio di innovare è stato il tema per i lavori di gruppo che si sono svolti nel pomeriggio, cercando, alla luce della Evangelii Gaudium i segnali di innovazione che si possono cogliere nella pastorale giovanile dei Paesi europei, sia a livello nazionale che locale e verificando in che modo la pastorale giovanile sta rispondendo alle sollecitazioni dell’Evangelii Gaudium.

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ZENIT Staff

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