La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia compie 25 anni ma il cammino da fare è ancora lungo. Era ancora lontana un quarto di secolo fa, infatti, l’esplosione della galassia web che, con tutti i benefici che ha portato, come rovescio della medaglia, ha manifestato una serie di inquietanti minacce alla privacy delle persone e, in particolare, all’incolumità dei minori.
A questo scopo, il Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace ha promosso la conferenza Molestie su internet: una nuova forma di violenza da prendere in considerazione, tenutasi stamattina in Sala Stampa Vaticana.
Come sottolineato dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, il presidente del dicastero vaticano, al giorno d’oggi i minori sono vittime di una pluralità di pratiche criminali, dal mercato della prostituzione a quello della pornografia, fino al traffico di stupefacenti, all’impianto degli organi e al reclutamento di soldati e mendicanti. Per non menzionare le ragazze vittime di matrimoni forzati e tutti i bambini non-nati vittime dell’aborto.
A tal proposito, la Santa Sede, ha ricordato il porporato, è stata tra i primissimi soggetti a ratificare la Convenzione sui diritti dell’infanzia ed è parte anche ai Protocolli addizionali che la completano: quello sui minori implicati nei conflitti armati e quello sulla vendita dei bambini, la prostituzione minorile e la pornografia rappresentante bambini.
Un ruolo centrale, ha aggiunto il cardinale Turkson, è rappresentato dall’educazione, “come parte essenziale dello sforzo comune dell’umanità per prevenire ed eliminare le terribili piaghe sopra ricordate, compresa la questione delle molestie su internet”. I giovani vanno quindi educati “ai diritti umani, alla giustizia ed alla pace”, cioè, in definitiva, a “riconoscere negli altri persone di pari dignità, da considerare non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare.
A nome del Bureau International Catholique de l’Enfance (BICE), è intervenuto il presidente Olivier Duval, esponendo i contenuti dalla campagna Stop alle molestie su Internet, che finora ha raccolto 10.073 firme.
È seguita la testimonianza della ventunenne Laetitia Chanut, vittima di cybermolestie e violenze psicologiche durante i suoi anni liceali. Un racconto drammatico, quello della giovane francese, che all’età di 17anni, fu presa di mira da un maniaco che aveva creato alcuni profili falsi con nome e foto della ragazza, attribuendole oscenità che non le erano proprie.
Traumatizzata dall’evento, Laetitia era arrivata a tentare il suicidio. Solo il sostegno della famiglia l’ha aiutata a risollevarsi, fino alla decisione di sostenere attivamente la campagna anti-molestie del BICE.
Da parte sua, don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, ha raccontato la sua esperienza di ‘pioniere’ della galassia web, attraverso cui scoprì anche le potenzialità deleterie della rete, a partire dalla diffusione della pedofilia e della pedopornografia, fenomeno contro il quale ha dedicato gran parte della sua attività.
Le “periferie digitali”, ha spiegato il sacerdote, con le loro storie di isolamento ed alienazione, fanno parte delle “periferie esistenziali” di cui parla papa Francesco.
Anche per questo, ha sottolineato don Di Noto, è importante tenere conto che “quanto avviene nel mondo virtuale incide fortemente sul mondo reale”.
Il fondatore di Meter ha recentemente lanciato la campagna nazionale In riga su Internet indirizzata soprattutto ai giovani nativi digitali e contenente un decalogo per “abitare” meglio e in sicurezza tutto il mondo del web con qualsiasi mezzo.
Secondo quanto riferito da don Di Noto, negli ultimi dodici anni, Meter ha accolto 1203 vittime, segnalato 107.781 siti pedofili e pedopornografici e ne ha monitorati 1.500.000 facendo avviare 18 indagini nazionali e internazionali con migliaia di arresti e indagati in tutto il mondo oltre che in Italia.
L’associazione ha anche individuato decine di bambini ritratti nei video e nelle foto anche a distanza di anni, si è costituita parte civile nei processi, ha incontrato 81.218 studenti per iniziative di prevenzione sugli abusi e 71 diocesi per la formazione del clero e dei laici, ha sostenuto proposte di legge nel Parlamento Europeo e in quello italiano, contribuendo alla stesura di nuove norme per il Giappone ed altri Paesi.
Ha chiuso la conferenza stampa, la sottosegretaria del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, Flaminia Giovannelli, che, sulla scia della pastorale familiare di papa Francesco, ha sottolineato l’importanza del “perdere tempo”, intesa in realtà come “prendere tempo”, ovvero dedicare il maggior tempo possibile all’educazione e all’ascolto dei figli e alle relazioni familiari.
In questo senso i social network, ha affermato la dirigente vaticana, possono diventare “luoghi di incontro tra genitori e figli”, favorendo una “maggiore coesione sia inter che intra-generazionale”.
Le “strade digitali” – così come le definisce papa Francesco – non sono sufficienti se non danno ragione della vera esigenza dell’uomo: “amare ed essere amati” e il “bisogno di tenerezza”.
In questa direzione la Chiesa non è rimasta insensibile, come dimostrano “le possibilità che il web offre per l’evangelizzazione”, prime tra tutte i “tweet quotidiani del Santo Padre”.