Amaseno e il prodigioso sangue di san Lorenzo

Custodita in una chiesa costruita dai cistercensi in provincia di Frosinone, la reliquia, durante la festa di San Lorenzo del 10 agosto, si liquefa assumendo color sangue

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La parrocchia di santa Maria Assunta in Amaseno (Frosinone), chiesa locale che appartiene alla Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, attualmente conta circa 4300 fedeli. Il paese di Amaseno, che fino al 1872 si chiamava San Lorenzo, sorge in una bella valle ai piedi dei monti Ausoni e Lepini; è ricca di stupendi paesaggi montani, ricca di sorgenti e ha come attività prevalente l’allevamento bufalino e l’agricoltura.

È un paese di origine medievale, con un bel centro storico e vanta pregevoli opere d’arte sia architettoniche sia iconografiche (pitture, oggetti preziosi). Tra queste eccelle la magnifica chiesa di santa Maria Assunta di stile gotico-cistercense, primo esempio di questo nuovo stile arrivato nel Lazio, consacrata l’8 settembre 1177. La cronaca di quell’evento è raccontato in due preziose pergamene, in duplice copia latino e volgare, che sono custodite nel museo diocesano.

La chiesa a tre navate separate da arcate a tutto sesto su pilastri e colonne con bei capitelli finemente lavorati, termina con tre absidi di cui le due laterali originali quadrate, mentre quella centrale, di forma semicircolare, è stata costruita nel 1759 quando fu realizzato il nuovo coro ligneo demolendo la parete della chiesa cistercense. Notevoli e importanti opere d’arte contribuisco a impreziosire la chiesa: affreschi del XIII-XVI  secolo; un trittico con Madonna in Trono e santi del XIII  secolo; un Cristo ligneo deposto e una Madonna con Bambino del XIII secolo.

A chi entra in chiesa subito si impone allo sguardo un meraviglioso pulpito in pietra scolpita completato nel 1291. La grande cassa quadrata poggia su quattro colonne con splendidi capitelli lavorati con elementi fitozooantropomorfi. Quattro faccine silvestri rivelano la perizia del lavoro dello scalpellino. Un grande falcone che ghermisce un montone sorretto da una bella colonna ottagona funge da lettorino per la proclamazione del Vangelo.

Oltre il magnifico edificio sacro e le opere d’arte che lo completano, la chiesa di Santa Maria possiede un tesoro prezioso e unico che è presente nella Collegiata fin dal 1177, descritto nell’atto di consacrazione. Infatti, oltre le informazioni inerenti l’evento della consacrazione della chiesa c’è una lista di reliquie presenti nella chiesa in quel giorno solenne. Tra queste è menzionata una particolare reliquia definita in latino “de pinguedine s. Laurentii Martyris” e in volgare “delle grassecze de santu Laurentiu martiru”. Si tratta di una fiala in vetro contenente una sostanza all’apparenza di colore bruno allo stato solido.

Fino agli inizi del 1600 non si hanno particolari notizie di questa reliquia quando viene notato con stupore che quel prezioso contenuto, nella ricorrenza della festa del santo Martire il 10 agosto, passa spontaneamente dallo stato solido e compatto allo stato liquido. Come ricordano alcuni storici, «uomini di provata fede» (è da pensare che si tratti dell’allora vescovo di Ferentino e del Principe Colonna, feudatario di Amaseno), informarono il papa Paolo V, allora regnante (1605-1621), il quale rimase ammirato dal «portento del Martire» e volle per sé alcune gocce di «questo prodigioso sangue» da conservare tra le atre reliquie dei santi nel sacrario della cappella da lui eretta presso la Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.

Il fatto prodigioso sicuramente creò notevole e interesse tanto che il cardinale Girolamo Colonna (1604-1666), signore di queste terre, fece racchiudere questa preziosa ampolla in un reliquiario d’argento. Molto probabilmente si tratta del magnifico reliquiario attribuito alla scuola del grande artista Gian Lorenzo Bernini, dove attualmente  è conservata l’ampolla del sangue del santo.

Questa massa, che durante l’anno appare in forma solida e di colore rosso scuro, durante la festa del 10 di agosto di ogni anno, si liquefa assumendo un bellissimo colore rosso vivo. Tale prodigio si ripete puntualmente ogni anno nei giorni a ridosso della festa del santo fin dagli inizi del 1600. C’è da dire che nel 1649 Paolo Aringhi (1610-Roma-1676) dell’Oratorio di san Filippo Neri, scrittore e archeologo, incaricato dal cardinale Girolamo Colonna, fu testimone di una liquefazione che egli riporta nel suo scritto Roma subterranea novissima in qua post Antonium Bosium antesignanum, Joannem Severanum, Congr. Oratorii Presb., et celebres alios scriptores, antiqua Christianorum et precipue Martyrum Coemeteria illustrantur, Romae, 1651

Ogni anno, dunque, nella ricorrenza della festa di San Lorenzo, il 10 agosto, si rinnova puntualmente questo fenomeno prodigioso, in modo spontaneo senza ricorso a movimenti dell’ampolla provocati manualmente. In genere la massa impiega circa nove giorni per raggiungere il massimo grado della liquefazione, fino a raggiungere una fluida consistenza che permette al liquido di muoversi liberamente nell’ampolla se questa viene appena scossa. Allo stato liquido la sostanza appare fluida e trasparente alla luce, cosa impossibile quando è allo stato solido, lasciando chiaramente vedere un deposito sul fondo di terra e cenere, e un pezzo di pelle che galleggia liberamente in esso.

Questo fatto prodigioso si è verificato anche in altri periodi dell’anno in particolari occasioni sia nella chiesa si santa Maria Assunta dove e è custodita: 1754/1759 in occasione della visita del Vescovo diocesano Pier Paolo Tosi; 3 ottobre 1954 davanti al Vescovo diocesano Tommaso Leonetti; 1 settembre 2001 alla presenza di un pellegrinaggio di San Lorenzello (Bn);  sia in occasione di pellegrinaggi della reliquia: 15-21ottobre 1967 a Firenze (il sangue si è liquefatto due volte); 21-28 settembre 1969 a Milano (il sangue rimase sciolto per tutta la settimana). C’è da dire che in questi casi la liquefazione avviene in  modo improvviso e spontaneo.

Oltre al prodigio annuale della liquefazione c’è da annotare che la cosa che lascia maggiormente stupiti è che la sommità dell’ampolla di vetro presenta una decisa rottura con la mancanza di una scheggia vitrea dell’orlo. La fiala è chiusa semplicemente da un tappo con della garza, e relativi sigilli in ceralacca. La frattura non impedisce la chiusura ermetica del contenitore permettendo così uno scambio gassoso tra l’esterno e l’interno della fiala, e tuttavia il materiale che è contenuto all’interno non subisce corruzione alcuna.

Tenendo conto dell’informazione che fu data a Paolo V da quelle persone  di “fede provata” su quel prodigio che avveniva nel Castrum sancti Laurentii, riportata da documenti storici, anche se non si sa esattamente l’anno, si è pensato di scegliere una data intermedia del suo pontificato per ricordare il quarto centenario di quell’evento.

Pertanto dal 28 giugno 2014 al giorno 8 settembre 2015 (anniversario della consacrazione della chiesa) il Vescovo ha pensato di indire un anno giubilare speciale che ricordi l’evento e inculchi nei fedeli una maggiore consapevolezza di questo dono prezioso apportatore di grazie e benefici spirituali.

Per ogni informazione: www.sanlorenzoamaseno.it

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Italo Cardarilli

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