Il Papa ai giovani di Taizé: "Siate viandanti della fede"

Nel suo messaggio per l’apertura del raduno ecumenico a Praga, Francesco ricorda i martiri della libertà politica e religiosa nell’Est Europa

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Un messaggio nel segno dell’Europa pacificata e della memoria dei martiri, quello inviato da papa Francesco ai giovani partecipanti all’annuale raduno della Comunità di Taizé che apre i battenti oggi a Praga e che si concluderà il prossimo 2 gennaio.

Nel messaggio, firmato dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, il Santo Padre definisce la 37° edizione dell’Incontro di Taizé, come un “pellegrinaggio di fiducia sulla Terra”, da vivere “nella preghiera e nel dialogo reciproco”.

“Attraverso il suo Spirito, che abita in voi – scrive il Papa – Cristo vi dona di essere sale della terra”, per “ridare al mondo il suo vero sapore” attraverso la “scoperta della bellezza della comunione” con Dio e tra i fratelli.

Francesco ha poi ricordato un precedente incontro di Taizé tenutosi nell’allora Cecoslovacchia nel 1990, appena all’indomani della fine del comunismo: un venticinquennale che andrà rievocato ricordando nella preghiera “i martiri e coloro che manifestavano la loro fede, uomini e donne di buona volontà che hanno permesso, attraverso il dono gratuito di se stessi, talvolta a prezzo di grandi sofferenze, che il loro Paese ritrovasse un cammino di libertà”.

Ai partecipanti all’attuale incontro di Praga, il Papa chiede di aprire “cammini di libertà” donando se stessi “con la disponibilità di Maria di Nazareth, quando ha accolto dentro di sé la vita del Figlio di Dio. È questa vita che deve svilupparsi anche in voi”.

Ai giovani di Taizé, ai quali ha espresso la fiducia nella loro “immaginazione” e “creatività”, il Pontefice ha raccomandato di essere “viandanti della fede”, felici di “portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!”.

Durante la sua visita pastorale in Turchia, papa Francesco aveva citato Taizé come un esempio di giovani “che oggi ci chiedono di fare dei passi avanti verso la piena comunione”, non perché ignorino “il significato delle differenze che ci separano ancora, ma perché sanno vedere al di là, sono capaci di accogliere l’essenziale che già ci unisce”.

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ZENIT Staff

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