Non c’è dubbio che il male miete ogni giorno decine di migliaia vittime, ma è altrettanto vero che sono centinaia le azioni di eroica carità, cura, amore, attenzione e donazione verso l’altro, che gli umani compiono comtinuamente.
E’ triste sapere di tanti bambini che muoiono prima di nascere o che non arrivano ai cinque anni di età, ma riempie di gioia la notizia che nell’ultimo anno sono nati nel mondo 137 milioni 386 mila e 48 tra bambini e bambine.
E’ vero che sono 56milioni 687mila e 132 le persone che sono salite in cielo, ma l’umanità cresce e va avanti con 80milioni 698mila e 916 in più tra uomini e donne. Più persone vivono sul pianeta e maggiori sono le opportunità per affrontare e risolvere nel migliore dei modi i problemi che affliggono l’umanità.
E’ così anche nella lotta contro le malattie. L’epidemia di Ebola esplosa in alcune regioni africane ha terrorizzato il mondo. Ma tante persone non si sono tirate indietro di fronte al virus: migliaia di medici, infermieri, personale sanitario, hanno lasciato tutto e sono andati – alcuni a spese proprie – in soccorso dei malati, pur sapendo che rischiavano la vita.
Gli Ebola fighters sono stati definiti, incoronati dal Time Magazine come “uomini e donne dell’anno”. Nancy Gibb, caporedattore della celebre rivista ha spiegato che gli operatori sanitari i medici, le infermiere e altri volontari impegnati ad assistere i malati in Africa occidentale “hanno rischiato, perseverato, si sono sacrificati ed hanno salvato vite umane”. E come recita un celebre aforisma, riportato dal Time Magazine, “non le armi scintillanti combattono la guerra, ma il cuore degli eroi”.
Tra l’altro, proprio in questi giorni si è diffusa la notizia che è fuori pericolo il medico italiano di Emergency ricoverato allo Spallanzani di Roma, colpito da Ebola mentre assisteva i pazienti in Africa.
Ma oltre alle cure contro l’Ebola, una notizia che ha rincuorato il mondo è stata quella recente del ‘disgelo’ tra Stati Uniti e Cuba. In aiuto alla realizzazione dei processi di pace ha svolto un ruolo straordinariamente efficace papa Francesco, il quale con discrezione, sobrietà e silenzio ha scritto e parlato ai presidenti dei due Paesi, fino ad arrivare ad una dichiarazione congiunta che vede le due nazioni proiettate verso una pace pienamente libera e foriera di cooperazione e sviluppo.Un evento senza precedenti, considerando che Cuba e Stati Uniti nel 1962 hanno rischiato di scatenare la terza guerra mondiale, e che per 53 anni i due Paesi si sono ‘offesi’ reciprocamente. Ora invece possono realizzare un cambiamento epocale, esempio per tutte le nazioni ancora in conflitto nel mondo.
Una della più belle e importanti notizie del 2014 è stata poi la dichiarazione congiunta contro le vecchie e nuove schiavitù, firmata a Roma dai rappresentanti delle più grandi e diffuse religioni del mondo. Merito sempre di papa Francesco che ha riunito in Vaticano le massime autorità dell’Induismo, del Buddismo, insieme a due Rabbini, tre Imam, uno Sceicco, il patriarca della Chiesa Ortodossa, il rappresentante della Chiesa Anglicana. Ovvero, gli esponenti delle religioni che, insieme alla Chiesa Cattolica, contano complessivamente circa 5 miliardi di fedeli.
Una sorta di Onu delle religioni, un enorme popolo di credenti che si oppone contro tutte le diverse forme di schiavitù moderna, come la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato e la prostituzione, il traffico di organi e qualsiasi altra pratica contraria ai concetti fondamentali di uguaglianza, libertà e pari dignità.
Impossibile non citare le parole del Papa in quell’occasione: “Ogni essere umano – uomo, donna, bambino, bambina – è immagine di Dio; Dio è amore e libertà, che si dona nelle relazioni interpersonali; quindi ogni essere umano è una persona libera, destinata a esistere per il bene degli altri, in uguaglianza e fraternità”.
Ascoltando questo discorso del Pontefice assume ancora più valore la scelta del comitato di Oslo del Premio Nobel di conferire il prestigioso riconoscimento per la Pace alla 17enne pakistana Malala Yousafzay che, due anni fa, fu ferita gravemente dai talebani contrari alla suo impegno a favore dell’istruzione femminile. Insieme a lei, l’indiano Kailash Satyarthi, 60 anni di cui più della metà trascorsi a lottare contro il lavoro e lo sfruttamento minorile.
Tante belle notizie, insomma, in questo 2014 che diventano programmi di azione per il 2015 e gli anni a venire.