Il Magnificat nella esperienza della Vita Consacrata

Quando Dio penetra nel Tempio del cuore

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“Manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo Tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate…”  Le parole del profeta Malachia indicano un inviato, un “messo”, identificato dal Nuovo Testamento nella persona del Battista, precursore del Cristo: sarà lui a disporre il cuore degli Israeliti ad accogliere il Messia; sarà lui a inaugurare la nuova e definitiva tappa della universale “Economia salvifica”. Anche l’ingresso di Jahvé nel Tempio segna una svolta decisiva nel rapporto di Dio con l’Uomo: è l’inizio e il consolidarsi di una spiritualità autentica, genuina, che finalmente supera il costante rischio del ritualismo, di una religione stanca e vuota, fatta di gesti ripetuti e di fredde prescrizioni. La preghiera, il culto stesso si riappropriano della loro specifica natura, del loro peculiare carattere, perché Dio stesso è penetrato nella sua Casa. Non si tratta più di una divinità lontana, che vive oltre i confini del Cielo: è l’Emmanuele, il “Dio con noi” e per noi.

La Vita Consacrata è l’esperienza quotidiana di questo “ingresso” di Dio, anzi del suo “permanere” nel Tempio, nella Chiesa. L’edificio materiale, rievocato da Malachia, è l’immagine della vera dimora dell’Altissimo: il nostro cuore, il nostro spirito, la nostra vita. È lì che il Signore penetrerà per sempre, farà sentire tutta la dolcezza del suo Amore; lì si realizzerà il mistero nascosto nei secoli e ora rivelato in Gesù (Rm 16, 25-27). I Consacrati incarnano, in una misura unica, quel mistero: riconoscono che la sua forza è tale da costituire “il tutto” della vita. Dio solo basta! La nostra “Professione Religiosa” manifesta l’essenziale, scelto come criterio e regola inderogabile della propria esistenza. Il “messo” celeste, a cui allude il Profeta, è il Fondatore; è la luce del Carisma; è la Comunità religiosa, “habitat” soprannaturale, ambiente di Grazia deputato all’incontro con il Signore. I confratelli sono, l’uno per l’altro, precursori e annunciatori di Cristo, in un mirabile “gioco” dello Spirito per il quale ci si scopre al tempo stesso- discepoli e maestri; alunni (pur sempre impacciati) e guide illuminate; affaticati vogatori e timonieri esperti, nel vasto e insidioso oceano della storia.

Il “Magnificat”, riproposto ancora -in questi giorni di Avvento- alla nostra meditazione, pone la Vergine Maria come ideale modello di chi si lascia penetrare e inabitare dalla Grazia. Il suo è un Cuore che riconosce l’opera del Signore; è un Cuore che sa lodare Dio e magnificarlo per la sua misericordia; un Cuore colmo della Grazia, che valuta le cose e gli avvenimenti secondo il pensiero di Dio e capovolge -come nel “Discorso della Montagna”- i criteri di giudizio e i menzogneri idoli del mondo. Maria Santissima dichiara il nuovo “status” del vero credente, del discepolo di Cristo e apostolo del suo Vangelo. Il “Magnificat” è una mirabile sintesi della instancabile premura di Dio per l’Uomo, è una “Professione di Fede” nella potenza misericordiosa del Padre e la risposta della Chiesa, che rilegge gli eventi e la loro interpretazione nella luce della Fede.

Il cantico della Vergine è l’invito a smascherare le nostre frequenti infedeltà, il nostro tentativo ricorrente di accontentarci di gioie parziali, di fugaci soddisfazioni, che non colmano mai il cuore. Siamo fatti per il Signore, per riconoscere quanto Lui va compiendo in noi e per noi. Le nostre rabbie, le nostre amarezze e le nostre insoddisfazioni sono il segnale, in realtà, di una immotivata sfiducia nei confronti della bontà di Dio, una offesa al suo Amore, il rifiuto di riconoscere la paziente e continua opera di Grazia che va intessendo nel nostro spirito.

Quale grandezza ha disposto per noi il Signore, assimilandoci a sé, in virtù del Battesimo, e chiamando alcuni suoi figli a seguirlo radicalmente, più da vicino –secondo l’espressione cara alla Tradizione cristiana- nella via dei “Consigli Evangelici”!

In questo anno, dedicato alla Vita Consacrata –e in prossimità del Natale di Cristo- è doveroso ripartire continuamente dalla sorgente, dalla vita stessa di Gesù, combattendo tutto ciò che in noi ancora non è luce, che ancora non è pace, che ancora non è amore, che non è perdono, che non è Vangelo vivo, santo e fecondo.    

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., direttore della rivista “Maria di Fatima”

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Mario Piatti

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., è direttore del mensile Maria di Fatima

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