Il “grazie” della Chiesa ai militari italiani giunge da mons. Santo Marcianò, Ordinario Militare per l’Italia, in visita in questi giorni al contingente italiano in Afghanistan, dove si è recato anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. La notte di Natale il presule celebrerà la Santa Messa nella base militare di Herat, quale segno di vicinanza della Chiesa ai militari italiani impegnati in quel Paese.
In una sua dichiarazione, mons. Marcianò rileva che “tra le realtà supportate dalle nostre Forze Armate”, l’Afghanistan “rappresenta la più problematica”. È qui, del resto, che gli italiani hanno pagato “il tributo più alto in termini di vite umane” ma è anche qui che hanno portato “un contributo concreto di pace e difesa dei cittadini dal terrorismo e dalla violenza, perseguito con il supporto e l’addestramento dei militari del luogo, la vicinanza alla gente, la promozione di significative opere sociali e umanitarie”.
Durante la Solenne Celebrazione Eucaristica della notte di Natale a Herat, vi sarà – ha spiegato il vescovo – “anzitutto un’intensa preghiera che invochi il dono della pace per quella terra martoriata e per i tanti luoghi del mondo in cui, in nome del potere o del denaro, a causa di prevaricazioni, discriminazioni e intolleranze di ogni genere, si continua a uccidere senza sosta e senza pietà persino i bambini”.
Vivere il Natale con i militari significa – ha aggiunto mons. Marcianò – “condividere il loro spirito di ‘famiglia’ e offrire loro il ‘grazie’ della Chiesa, per la dedizione e lo spirito di sacrifico che li porta a vivere lontani dalle proprie famiglie e dal proprio Paese persino un momento così significativo di religiosità e intimità”.
Anche nel ricordo di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò detenuti in India, il presule ha ricordato che i militari italiani nel mondo “sono stati e sono ambasciatori delle migliori qualità della nostra gente, operando non solo con serietà e competenza ma con un non comune spirito di abnegazione e accoglienza, solidarietà e fraternità”. Si tratta di qualcosa – ha commentato – che “è ‘più’ del servizio” poiché “accade se si considera l’altro come fratello e l’umanità come famiglia”. “E di questo – ha concluso mons. Marcianò – l’umanità ha bisogno, e la Chiesa lo annuncia, perché nei solchi del mondo il germe della pace sia sempre meglio seminato. Anche grazie ai militari!”.