Recandomi al laboratorio analisi di solito porgo il braccio sinistro, chiudo il pugno e segue, da parte dell’infermiere, l'operazione di scelta della vena più "generosa". Dopo qualche massaggio se ne presentano due o tre ben disposte al prelievo. Commentando, il medico dice che per lui una vena vale l'altra. Già, tutte donano bene e fiottano lo stesso sangue.
Quando, durante un periodo di degenza in ospedale, il mio infermiere mi vede esitante sul presentare questo o quel braccio m’invita a presentare quello che offre la vena più generosa, non solo nel donare, ma anche nel ricevere l’ago.
Accanto al mio letto un ammalato si rattristava per il fatto che le vene del suo braccio erano talmente piccole e invisibili, che l'infermiere doveva esercitare tutta la sua perizia per trovarne una che accettasse l'ago e lasciasse scorrere il sangue. Siccome di giorno in giorno aumentava la difficoltà nelle braccia, si dovette ricorrere alla scelta di vene in altre parti del corpo.
Il medico s’accorgeva che il malato era restio ed esitante di fronte a questo problema; allora lo rincuorava:
"Non si spaventi, una vena vale l'altra; sono tutte intercomunicanti. Si può iniettare il medicinale nella mano destra per sanare il mignolo del piede sinistro e viceversa. È questa la meraviglia del corpo umano".
I guai sono dati solo dalla occlusione venosa, dall’incomunicabilità delle vene tra loro. In questo caso non solo non si arriva alla guarigione, ma si scatenano mali d'ogni genere. La comunicazione mette ciascuna a servizio dell'altra e dell'intero corpo.
Una sola vena che si rifiuti a questa comunione reca danno anche a se stessa. La salute di una diventa salute per l'altra.
La comunione tra ogni uomo è la salute di tutta la famiglia umana.
Basta che un componente la famiglia si ostini a non comunicare, a rompere il dialogo con un altro, già in questo caso la compagine ne soffre. E’ il perdono che ricompone il salutare flusso del sangue.
Ciao da p. Andrea
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