Obama e Castro hanno detto che “Stati Uniti e Cuba sono d’accordo nel ristabilire tra loro le relazioni diplomatiche”.
I due Paesi che, già nel 1962 rischiarono di far scoppiare la terza guerra mondiale, dopo 53 anni di embargo economico, con in mezzo continui atti di ostilità dall’una e dall’altra parte, hanno annunciato al mondo la volontà di riprendere le relazioni verso un accordo di pace e possibilmente di cooperazione.
L’aspetto più incredibile di questo annuncio è che entrambi i presidenti hanno ringraziato papa Francesco e la diplomazia vaticana. E questo è veramente senza precedenti.
Obama ha detto: “Ringrazio Sua Santità Papa Francesco per i suoi sforzi perché il mondo appaia come deve essere”.
E Castro si è rivolto alla Santa Sede dicendo : “Ringrazio l’appoggio del Vaticano e di Papa Francesco per aver contribuito a migliorare i rapporti tra Usa e Cuba”.
Ma cosa è accaduto? Nessuno era al corrente di come ha lavorato la diplomazia vaticana.
I due nemici, Cuba e Stati Uniti, hanno riaperto un dialogo che potrebbe portare ad una pace piena ed una collaborazione florida e duratura
Il Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, ha rivelato nel corso di una intervista alla Radio Vaticana che Il riavvio delle relazioni diplomatiche tra USA e Cuba è il risultato di un lavoro “compiuto in molti anni” dalla Santa Sede e “il ruolo di Papa Francesco è stato determinante”.
C’è da dire che Cuba ha sempre mantenuto relazioni diplomatiche con la Santa Sede, anche quando è diventata comunista.
Secondo quanto raccontato dal cardinale Parolin, papa Francesco, ha avuto il merito di aver preso l’iniziativa di scrivere a Obama e a Castro, invitandoli a “superare le difficoltà esistenti fra i due Paesi e trovare un punto di accordo”.
Storicamente i pontefici hanno sempre predicato e favorito la Pace. Per quanto riguarda Cuba, anche se non fu riconosciuto pubblicamente, l’intervento di Papa Giovanni XXIII risultò decisivo nell’impedire che Stati Uniti e Unione Sovietica iniziassero un conflitto armato con missili nucleari nel 1962.
Alla tradizionale politica di pace della Santa Sede, papa Francesco ha aggiunto l’enfasi sulla “cultura dell’incontro”, sul dialogo per costruire ponti, sulla condivisione della sofferenza delle vittime, sull’incontro tra persone al fine di superare i contrasti, curando le ferite passate e collaborando in progetti nuovi di pace e sviluppo.
Secondo il Segretario di Stato il disgelo, tra Washington e l’Avana rappresenta un esempio di come è possibile superare i contrasti in America Latina. Un modello che “potrà ispirare altri leader ad avere altrettanto coraggio e cercare la strada del dialogo e dell’incontro”.
Si tratta di una bellissima buona notizia che alimenta la speranza in tutti coloro che sognano la pace.
Papa Francesco, ha sottolineato il Segretario di Stato, dimostra che “è possibile arrivare a capirsi; è possibile arrivare a comprendersi; è possibile arrivare a collaborare e a trovare anche delle strade di uscita dalle difficoltà che ci separano”.
Le reazioni sono state diverse, la popolazione di Cuba è scesa per le strade per manifestare entusiasmo per quanto stava accadendo. Un numero significativo di americani si sta dirigendo a Cuba, aggirando le restrizioni della libertà di viaggio.
Negli Stati Uniti, la comunità politica si è divisa, il partito democratico ha riconosciuto che le politiche aggressive e di contrasto contro Cuba non hanno funzionato, anzi hanno favorito che questa cadesse nelle mani dei sovietici.
Parte del Partito Repubblicano invece ha criticato l’apertura fatta da Obama ed ha chiesto maggiori garanzie chiedendo riforme reali e durature per il popolo cubano.
I sondaggi fatti tra la popolazione americana si sono mostrati molto favorevoli all’accordo.
Anche le Conferenze Episcopali dei due paesi si sono dette soddisfatte per la storica decisione,
Come riportato da Fides, mons. Oscar Cantù, vescovo statunitense di Las Cruces e presidente della Commissione Episcopale “Giustizia e Pace”, ha molto apprezzato l’annuncio fatto pubblicamente dal Presidente Obama ed ha chiesto la rimozione di tutte le restrizioni sui viaggi a Cuba, la promozione degli scambi commerciali, la revoca delle restrizioni su affari e finanze e soprattutto ha proposto di sostenere il popolo cubano nella sua ricerca per la democrazia, i diritti umani e la libertà religiosa.
La Conferenza Episcopale cubana ha ringraziato il Signore, alla vigilia di Natale, per i “nuovi orizzonti di speranza” che “illuminano la vita del popolo cubano”.
“Ci auguriamo – hanno scritto – che la volontà espressa dai Presidenti di Stati Uniti e Cuba contribuisca al benessere materiale e spirituale del nostro popolo”.
Così come era accaduto con la veglia di preghiera che ha fermato la guerra che si stava scatenando contro la Siria, così come è accaduto con il documento comune firmato dai rappresentanti delle religioni contro la schiavitù, papa Francesco è riuscito a portare la pace laddove le nazioni Unite e gli ambasciatori dei governi avevano fallito.
Più e oltre le Nazioni Unite, papa Francesco riesce a parlare e toccare il cuore delle persone, uomini e donne che per anni hanno vissuto in conflitto gli uni contro e gli altri, li ascolta, li rassicura, cura le loro ferite, e li convince sulla opportunità della pace e dello sviluppo.
La rinnovata intenzione tra Stati Uniti e Cuba di avere buone relazioni diplomatiche, di sviluppare pace e cooperazione in un luogo dove si è rischiato di vedere scoppiare la Terza Guerra Mondiale, è la più bella e buona notizia del 2014.