Intanto la Chiesa cristiana (unica all’inizio e perciò “Cattolica”) procedeva serena nel diffondere la “Buona Notizia” della nuova fede, della speranza e della carità portate da Gesù, suo fondatore. Gesù, come è noto, non ha scritto nulla, né ha detto ai discepoli “andate e scrivete” ma “andate e predicate”. Ovvero si è uniformato alla situazione culturale del tempo e del luogo, ove la trasmissione di ogni sapere avveniva per via orale, sulla base della testimonianza, all’inizio autenticata anche da vari miracoli che fornivano il debito appoggio alla Ratio indagatrice (cf la premessa razionale di Nicodemo nel rivolgersi a Gesù: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui.” Giovanni 3,2). E del resto l’intelligenza divina della Trinità vedeva anche che, per restare solo in casa nostra, fino agli anni ’60 del secolo scorso l’Italia, nonostante la prima università sia nata al tempo di Dante, era “semianalfabeta”; è appunto degli anni ’60 l’iniziativa della RAI di fare un corso televisivo per insegnare agli italiani a leggere e scrivere… Occorre forse ricordare che l’uomo, anche alfabetizzato al meglio, nei primi 10 anni non apprende la sua lingua e la sua cultura generale dallo scritto ma dalla viva voce dei grandi? Eppure, religiosamente parlando, anche questi piccoli hanno diritto di conoscere la Buona Novella (che in greco di dice “Euanghèlion”) e di nutrire la loro fede. E’ questa della comunicazione da vivente a vivente la via normale, iniziale e per molti unica, scelta da Dio per tanta umanità; questo sia detto con buona pace dei MRA “cristiani” che insistono sul Libro Sacro, volendo destituire di valore la Tradizione Apostolica che comporta il riconoscimento di una gerarchia depositaria di un Magistero voluto da Gesù “Chi ascolta voi ascolta me.”.
Ebbene, anche nella trasmissione della “Buona Novella” di Gesù (e diciamo pure del Nuovo Testamento perché non è contenuta esclusivamente nei Vangeli) che è stata messa in scritto solo per facilitarne la diffusione e in aiuto della memoria (l’esegeta Valerio Mannucci ha scritto che la Bibbia è come una agenda di appunti della Chiesa), anche in questa trasmissione, come già in quella dell’Antico Testamento, sono sorti degli scritti clandestini che… aspiravano ad essere considerati Parola di Dio. Si tratta degli “apocrifi del Nuovo Testamento”, individuati come non ispirati e che furono scartati in maniera definitiva nel Concilio Regionale di Cartagine di cui si è detto; e questo nonostante avessero avuto una certa fortuna di diffusione per il desiderio di sapere più notizie possibili sulla vita di Gesù.
Ed è proprio questa opera di cernita, di scelta e di esclusione, tra tutti gli scritti circolanti – questo aver stabilito “questi sì e quelli no” operato dai Vescovi della Chiesa Cattolica – che ha permesso la nascita della Bibbia come oggi la conosciamo, comprendente 73 libri. Ed è questo fatto, storico, documentato, da cui poi dipendono tuttora anche le Chiese separatesi da Roma e tutti i MRA che rifiutano il Papato e il Magistero, a rendere incoerente e contraddittorio chi: da un lato riconosce (anche se non lo confessa apertamente) una funzione fontale infallibile alla Chiesa Cattolica per aver determinato tra il marasma di scritti quali fosse i soli ispirati e così aver donato a tutti la Bibbia=Parola di Dio; e dall’altro destituisce la stessa Chiesa dalla funzione correlata della autentica interpretazione del pensiero divino che da quegli scritti il Signore vuole comunicare.
Gioielli e gioielliere
Per fare un paragone calzante possiamo vedere il rapporto tra la Bibbia e la Chiesa Cattolica analogo a quello di gioielli in rapporto al gioielliere (da intendere non come venditore ma come esperto in preziosi). E’ evidente che il valore risiederà nei preziosi (quindi nei testi ispirati), ma se essi fossero mescolati a paccottiglia (appunto come prima del Canone gli scritti ispirati lo erano insieme agli apocrifi) per noi recettori, che vogliamo essere sicuri di quali siano i gioielli autentici (quale siano gli scritti da considerare con certezza Parola di Dio) è determinante il pronunciamento dell’occhio esperto del gioielliere che stabilisce: questo sì e questo no. Ma questo “gioielliere” (che nel nostro caso sarà il Magistero cattolico che si è espresso in Concilio a Cartagine) trae il suo giudizio dal discernimento di ciò che gli scritti comunicano rapportato a ciò che la fede della mente collettiva dei giudicanti (cioè della Chiesa) già sapeva e predicava essere messaggio rivelato da secoli. Questo infatti è stato il criterio basilare per la determinazione di quali libri fossero ispirati e quali no. Altri fattori, come l’antichità o il risalire all’epoca apostolica o il loro uso anche nell’ambito liturgico ecc… furono solo concomitanti a questo fattore decisivo: in quei libri la Chiesa ha visto rispecchiata la sua fede in maniera perfetta, completa, cristallina. In quelli esclusi no, anche se potevano rispecchiarla in parte o avere una loro indubbia utilità ascetico-edificante.
A questo punto il Concilio di Trento, con la sua elencazione solenne avvalorata dalla infallibilità “dogmatica” (=decisionale) conciliare, non fu che una riconferma di ciò che il popolo di Dio riteneva per certo almeno da 1100 anni, popolo in cui era compreso anche Lutero prima maniera!… Non è esatto quindi dire che abbiamo avuto la certezza del Canone solo a Trento. I concili dogmatici vengono fatti (salvo l’aggiunta nell’Odg di questioni pastorali) esclusivamente per confermare convinzioni trasmesse con Magistero Ordinario contro storiche impugnazioni di eretici. Non è quindi che da quel momento in poi si è saputa la verità sul Canone, la si sapeva da secoli e con certezza perché la Chiesa, da Cartagine in poi, ha trasmesso con Magistero Ordinario (che è pure infallibile!) il proprio giudizio di “gioielliera patentata” intorno alla ispirazione di quei 73 libri con tanto di “extra omnes” (=fuori tutti gli altri) come quando si apre un Conclave.
Bibbia contro Chiesa? Una illogicità.
Questo della determinazione storica del Canone biblico ad opera della Chiesa è un punto chiave da obiettare a quei MRA che, volendo sostenere la propria fede esclusivamente rifacendosi al libro della Bibbia avanzano altri motivi fondanti che non sono decisivi. Sia perché, rifiutando l’infallibilità di pronunciamento alla Chiesa Cattolica non possono arrogarsela loro, e quindi il loro verdetto su quali siano i libri da scegliere per formare una Bibbia non sarà mai sicuro; sia perché, altri criteri che venissero presentati, non sono tali da convincere con evidenza tutti né sono esenti da critiche. Ad es. il fattore “profezie” dovrebbe portarli ad espungere dalla Bibbia tutti quei libri che non sono profetici; il fattore miracoli, lo stesso, giacché vi sono libri ove non appaiono; il fattore utilità spirituale per tutta l’umanità, dovrebbe far comprendere nella Bibbia altre opere letterarie che pure ne contengono; il fattore continuità che dimostrerebbe l’esistenza di un solo Autore oltre la vita dei singoli agiografi si spiega con il fatto che la Bibbia è un insieme di scritti tutti relative alle vicende di un popolo nei vari secoli ecc…
Insomma quando un TG chiedesse ad un cattolico adulto nella fede: “Lei crede nella Bibbia?” Questi potrebbe rispondergli: “Certo che no!” E al suo stralunare gli occhi spiegherebbe: “Vedi, fratello, credo alla Bibbia solo perché la mia Chiesa mi garantisce che è Parola di Dio” – ricordate? E’ la sentenza di S. Agostino – “ma poiché voi mi venite a proporre l’appartenenza ad una nuova denominazione in contrasto con essa; voi che addirittura ritenete la mia Chiesa assatanata e bugiarda; non vedo proprio perché dovrei crederle. Né inoltre vedo coerenza in voi l’appoggiarvi
a questa mia persuasione che io ho mutuato da lei. Io dunque (e procedo facendo un’ipotesi di lavoro ovviamente!) metto da parte al momento questa mia convinzione e chiedo a voi di dimostrarmi che questo libro è Parola di Dio e perché. E guardate che dovrete essere più convincente della mia Chiesa e spiegarmi anche perché mai, ritenendola assatanata voi, che derivate la vostra denominazione dal protestantesimo, avete accettato dalle sue mani il Canone dei libri biblici (e sorvolo per ora sulla esplulsione dei “magnifici 7” operata da Lutero seconda maniera).” Ecco, appunto, messi di fronte a tale dilemma, né i TG né alcuna denominazione cristiana riuscirebbe a “fondare” con certezza l’ispirazione divina della Bibbia che usa. Con… “speranza” sì, “ma chi di speranza vive…”, soprattutto se non ha valide ragioni per ritenerla almeno probabile, non diciamo che “disperato muore” ma che scoprirà solo se ricorre alla Ratio che la propria Fides non ha basi rocciose. Sì, i… “magnifici 7” dell’Antico Testamento che la Bibbia protestante esclude (e nei quali vi sono conferme dottrinali sulla immortalità dell’anima!) furono compresi dalla Chiesa Cattolica nelle scritture ispirate sia per l’uso della LXX fatta propria dagli Apostoli, sia soprattutto perché ritenuti corrispondenti e non contrari alla sua fede, quella che Gesù ha affidato al corpo vivente della sua Chiesa. E’ ancora e sempre grazie a questo corpo vivente di fedeli seguaci di Gesù che, insieme alla sua Dirigenza che si chiama Magistero, custodisce, interpreta e trasmette fedelmente la rivelazione divina fino a noi e fino alla fine dei secoli.
(La prima parte è stata pubblicata il 9 Dicembre)