La sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea di Lussemburgo, che definisce come brevettabili gli ovuli femminili non fecondati ai fini della ricerca sulle cellule staminali e per usi commerciali, "rassicura" il Movimento per la vita italiano.
Il suo presidente, Carlo Casini, afferma: "Abbiamo colto sui giornali di oggi dei segnali di allarme e preoccupazione per la sentenza della Corte di giustizia Ue che ha ammesso la brevettabilità dei partenoti, cioè gli ovociti non fecondati, artificialmente modificati, ma a ben leggere quella sentenza, dobbiamo invece sentirci rassicurati".
Secondo Casini tale sentenza "non ribalta affatto la precedente decisione del 2011 sul caso Brustle-Greenpeace. Anzi la conferma e la consolida. La definizione di embrione come il frutto dell’incontro fra l’ovocita e lo spermatozoo (fecondazione) aveva collocato una pietra tombale sul concetto di pre-embrione usato per consentire la distruzione del concepito nelle primissime fasi della sua vita. L’abortismo aveva accreditato l’interpretazione che il concetto di embrione indicato nella sentenza del 2011 dovrebbe ritenersi valido solo nel diritto brevettuale".
Commentando la nuova sentenza, Casini trova invece conferme sul fatto che “l’embrione umano deve essere considerato nel senso che designa una nozione autonoma del diritto dell’Unione” e quindi vale in ogni campo, anche diverso da quello brevettuale. E non solo, perché Casini osserva che la sentenza "esclude la brevettabilità" in nome del “rispetto dovuto alla vita umana”, che è "un altro valore generale dell’ordinamento europeo".
"È naturale temere sfondamenti del limite e resta la riserva generale, anche di tipo ecologico, per quanto riguarda la commercializzazione di qualsiasi parte del corpo umano - riflette Casini -. Ma altro è l’uccisione di un essere umano, altro è il rispetto che si deve per una singola parte del corpo. Anche il cadavere merita rispetto ma il vilipendio di cadavere non è omicidio".
Secondo il presidente del Mpv, "giustamente" sono state espresse critiche alla sentenza "per la sua mancanza di cautela". Tuttavia, "il consolidamento della sentenza Brustle riguardo al momento dell’inizio della vita umana - conclude Casini - è talmente positivo da superare ogni altro timore".