Padre Dall'Oglio vivo e detenuto in un carcere dell'Isis?

Il presidente dell’Osservatorio siriano per i Diritti umani aggiorna sulle sorti del gesuita rapito in Siria il 29 luglio 2013: “Sono in corso trattative, ma i rapitori chiedono riscatto spropositato”

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Sarebbe “vivo e detenuto in un carcere dello Stato islamico” nella provincia di Aleppo, padre Paolo Dall’Oglio, il missionario gesuita scomparso il 29 luglio dello scorso anno a Raqqah, roccaforte del ‘califfato’ nella Siria settentrionale. La notizia shock è stata rivelata ad alcune agenzie dal presidente dell’Osservatorio siriano per i Diritti umani, Rami Abdel Rahaman.

Nessuna notizia, invece, sulle due giovani italiane, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite anche loro in Siria quasi sei mesi fa mentre seguivano progetti umanitari ad Aleppo.

Rahaman ha spiegato di aver appreso da fonti vicine all’Is che padre Dall’Oglio “è stato trasferito in un sobborgo della provincia di Aleppo, in una zona controllata dai jihadisti” dell’Isis e che sono in corso “trattative complesse per il suo rilascio”.

Tali negoziazioni, tuttavia, “si interrompono e poi riprendono” visto che i rapitori – di cui non si conosce l’identità dal momento che nessuno ha mai rivendicato il rapimento – hanno avanzato una richiesta di riscatto “spropositata” per il rilascio del gesuita. “Abbiamo inoltrato da tempo la richiesta di una prova ai suoi rapitori – ha aggiunto poi il presidente della ong – ad esempio un video del religioso, ma non ci è mai stato consegnato alcunché”.

Continuano a sperare intanto i familiari di padre Paolo, che già a fine luglio, un anno dopo la scomparsa, avevano rivolto un appello ai rapitori chiedendo di “avere la dignità di farci sapere della sua sorte”: “Vorremmo riabbracciarlo – dissero – ma siamo anche pronti a piangerlo”.z

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ZENIT Staff

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