Con queste parole padre Raniero Cantalamessa ha concluso, stamane, la terza predica di Avvento davanti al Papa ed alla Curia Romana. Il predicatore della Casa Pontificia ha spiegato che il raggiungimento della pace interiore e del cuore ha impegnato lungo i secoli tutti i grandi cercatori di Dio, a cominciare dai Padri del deserto.
Tra le diverse correnti, in particolare ha indicato la pratica della preghiera del cuore, o preghiera ininterrotta, largamente praticata nella cristianità orientale e di cui il libro “I racconti di un pellegrino russo” sono l’espressione più affascinante.
Non si tratta di una pace vuota e fine a se stessa, ha precisato il cappuccino, ma di una tranquillità piena, simile a quella dei beati, un vivere in terra la condizione dei santi in cielo. A questo proposito ha citato sant’Agostino che indicava nelle Confessioni “l’ideale della pace del cuore”; un ideale che Dante Alighieri sintetizzò nel verso: “Nella Sua volontate è nostra pace”.
Secondo padre Cantalamessa, la concezione di Agostino della pace interiore come adesione alla volontà di Dio trova una conferma e un approfondimento nei mistici. Il maestro Eckhart a riguardo ha scritto: “Più si penetra in Dio, più si penetra nella pace. Chi ha ormai il suo io in Dio ha la pace; chi ha il suo io fuori di Dio non ha la pace”.
“Non si tratta soltanto di aderire alla volontà di Dio, ma di non avere altra volontà che quella di Dio, di morire del tutto alla propria volontà”; tant’è che sant’Ignazio di Loyola parlava di dottrina della “santa indifferenza”, cioè “porsi in uno stato di totale disponibilità ad accogliere la volontà di Dio”. E Gesú disse: “Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso”.
Per il predicatore della Casa Pontificia, “l’esperienza della pace interiore diventa così il criterio principale in ogni discernimento. È da ritenersi conforme al volere di Dio, la scelta, che dopo prolungata ponderazione e preghiera, è accompagnata da maggior pace del cuore”.
Nella storia esiste una lunga corrente di santi, beati e martiri che hanno inteso profondamente la pace spirituale: innanzitutto Teresa del Bambino Gesù, ha ricordato padre Raniero, quale maestra e modello; poi il martire eroico del nazismo Dietrich Bonhöffer, che mentre era in carcere e in attesa della esecuzione capitale, scrisse: “Da forze amiche a meraviglia avvolti attendiamo fiduciosi l’avvenire. Dio è con noi di sera e di mattino, sarà con noi in ogni giorno nuovo”. O anche lo stesso San Francesco di Assisi, il quale – ha raccontato Cantalamessa – superò la tristezza e le preoccupazioni per la resistenza di alcuni confratelli al suo ideale sostenendo che “Dio esiste, e tanto basta!”
“Per superare tutte le preoccupazioni e ritrovare ogni volta la pace del cuore, bisogna confidare nella certezza di essere amati da Dio”, ha sottolineato. Ha citato quindi San Paolo che nella Lettera ai Romani scrisse: “Né morte né vita, né angeli né principati; né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.
Prima di terminare la sua terza e ultima predica d’Avvento, padre Raniero Cantalamessa ha invocato la pace fra cielo e terra, tra i tutti i popoli e quella nei nostri cuori, concludendo con una nota citazione di Santa Teresa d’Avila: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi; tutto passa, Dio non cambia; la pazienza ottiene tutto; a chi ha Dio nulla gli manca. Solo Dio basta”.
Per leggere il testo integrale si può cliccare qui.