Nella sua ultima omelia del mattino alla casa Santa Marta, papa Francesco è tornato a parlare della maternità della Chiesa, alla luce della venuta al mondo del Redentore, colui che fa “nuove tutte le cose”.
Le letture del giorno (Gdc 13,2-7.24-25; Lc 1,5-25), ha sottolineato il Santo Padre, parlano di due drammi legati alla sterilità, sconfitti dalle nascite miracolose di Sansone e di Giovanni il Battista.
Per il Popolo di Israele era “quasi una maledizione non avere figli”, per cui “il Signore fa il miracolo”. Al tempo stesso la Chiesa “vuol farci riflettere sull’umanità sterile” ed “incapace di dare un passo in più”, che si manifesta significativamente poco prima della nascita di Gesù.
Dalla sterilità, tuttavia “il Signore è capace di ricominciare una nuova discendenza, una nuova vita” e, per mezzo della “grazia”, del “Figlio” e della “Salvezza”, la “Creazione esaurita lascia posto alla nuova creazione”.
Il Natale, quindi, ha spiegato il Papa, porta “la novità di Dio che rifà, in un modo più meraviglioso della Creazione, tutte le cose”. Pertanto, quando a Manoach, madre di Sansone, e ad Elisabetta, madre di Giovanni il Battista, viene annunciato che avranno figli, quando entrambe erano credute sterili, il messaggio è che “noi, da soli, non ce la facciamo” e dobbiamo aprirci allo “Spirito di Dio”.
Attualizzando il discorso, il Pontefice ha evidenziato come, purtroppo il fenomeno affligga anche la nostra madre Chiesa” di oggi quando “per il peso della speranza nei Comandamenti , quel pelagianismo che tutti noi portiamo nelle ossa, diventa sterile”.
La Chiesa diventa madre “soltanto quando si apre alla novità di Dio, alla forza dello Spirito. Quando dice a se stessa: ‘Io faccio tutto, ma, ho finito, non posso andare in più!’, viene lo Spirito”.
Francesco ha quindi esortato a “pregare per la nostra madre Chiesa per tante sterilità nel popolo di Dio”, generate dagli “egoismi” e dal “potere”, dalla tentazione della Chiesa stessa “di impadronirsi delle coscienze della gente, di andare sulla strada dei Farisei, dei Sadducei, sulla strada dell’ipocrisia”.
La preghiera del Papa è stata per una Chiesa che, in questo Natale, sia “aperta al dono di Dio, che si lasci sorprendere dallo Spirito Santo”, una Chiesa che “faccia figli” e sia una “madre”, piuttosto che una “imprenditrice”, come talvolta avviene.
In conclusione, il Santo Padre ha chiesto, “ la grazia della “fecondità della Chiesa”, perché sia innanzitutto “madre, come Maria”, con uno sguardo rivolto al “presepe” e tenendo in mente le “tante storie nella Storia della Chiesa che hanno fatto la Chiesa sterile”.