È frequente vedere in chiesa persone che, dopo un segno di croce e una breve preghiera, accendono un cero davanti all’altare.
Anche i bambini trovano un gusto tutto particolare a togliere dalla mano della nonna la candelina per accenderla loro.
Qualcuno non lascia passare un giorno senza questo rito. Se gliene chiedi il motivo ricevi le risposte più varie ed impensate: - S. Antonio mi ha fatto una grazia per la quale non finirò mai di ringraziarlo. -La Madonna la sento mia mamma, perciò ne chiedo protezione anche e soprattutto quando non sono in chiesa.
Mentre accendo il mio cero, a lei dedico la mia giornata perché le mille faccende della vita, sia al lavoro, che in famiglia, Ella le trasformi tutte in preghiera.
Mi racconta Lara, la vigilessa del borgo, che tutti gli anni va a Sotto il Monte, a Bergamo, paese nativo di Papa Giovanni. Vi porta un grosso cero per manifestare così la sua grande riconoscenza al “papa buono”: l’ha invocato ed è stata salvata da un grave incidente stradale.
È significativo il vedere che non ci sarebbe luce se non ci fosse qualcosa che si consuma. Mentre si distrugge la cera si diffonde la luce.
Anche l’uomo è una cera che si consuma per edificare man mano in sé e attorno a sè il regno di Dio: “Mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene edificata un’abitazione eterna.”
È bello constatare che un chilogrammo di cera acceso dinanzi all’altare, in pochi giorni di luce, grazie alla fiammella vivace, si volatilizza…; si potrebbe dire: “Si spiritualizza”. Cera che si trasforma in luce.
È proprio grazie al peso, all’opaco della cera che può vivere e brillare la fiammella. Solo così quella lingua di fuoco può illuminare coloro che lavorano e camminano.
È grazie all’uomo vecchio che può vivere l’uomo nuovo; grazie al peso dell’umano che si ravviva il soprannaturale.
Le tentazioni del baratro spesso generano verso la vetta uno slancio uguale e contrario; il peccato, la colpa, la fiamma del perdono, possono rivelare a tutti la luce della misericordia di Dio; l’immenso vuoto dell’umano può accogliere la presenza di Dio.
Ciao da p. Andrea
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