Cosa significa per una famiglia accogliere Gesù a Natale?

La nascita del Salvatore, evento di accoglienza e silenzio, aiuta a riscoprire il valore trascendente di ogni vita umana

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Ormai siamo alle porte della Solennità del Natale, un tempo nel quale la tradizione della Chiesa ci invita a vivere all’interno della famiglia. Tra tutti i tempi dell’anno, il Natale sicuramente è il momento nel quale si apprezza il valore della famiglia, perchè si avverte un senso di appartenenza che spesso viene sottovalutato o smarrito nel corso dell’anno.

La Santa Famiglia di Nazareth ci mostra come vivere la Natività del Figlio di Dio all’interno di un’atmosfera di sobrietà e di umiltà. Dai tempi in cui la nostra società è stata contaminata dal consumismo, tante famiglie hanno travisato il senso di Natale, trasformando la nascita di Gesù da un evento di accoglienza e silenzio ad una occasione di distrazione e opulenza.

L’accoglienza, che è un atteggiamento salvifico spesso dimenticato nei nostri tempi, è la porta di ingresso alla festa della Natività di Gesù. Tutti hanno sempre qualcosa da dire, tutti hanno da proporre una idea migliore rispetto a quella degli altri, ma pochissimi sono capaci di ascoltare e riflettere sulle parole ricevute dall’altro.

Non si tratta solo di una questione dovuta alla stanchezza o al disinteresse per alcune questioni. È un problema che ha le sue radici profonde nel valore che attribuiamo alle relazioni interpersonali. Il Natale ci insegna che ogni relazione umana può rinascere e rinvigorirsi a partire dall’accoglienza di Cristo.

La storia di Maria e Giuseppe è un eloquente esempio. La venuta del figlio di Dio ha rinsaldato la relazione di Maria e Giuseppe rendendola aperta sia verso la volontà di Dio (per Maria dando il suo assenso all’annunzio dell’angelo e per Giuseppe obbedendo all’invito dell’angelo durante il sogno di prendere in sposa Maria) sia verso i doveri di cittadini appartenenti ad una istituzione (recarsi a Nazareth per assolvere all’ordine dell’imperatore di partecipare al censimento).

Ma cosa significa per una famiglia di oggi accogliere Gesù durante il Natale? Questa è uan domanda di non facile risposta, perchè ogni famiglia avrebbe un lungo elenco di cose da cambiare. Sicuramente possiamo trovare alcuni punti che sono comuni a molte famiglie.

Il Natale è un tempo di raccoglimento, vigilanza e silenzio. Ridurre drasticamente l’uso della rete e dell’acceso ai vari social network, passare meno tempo davanti al televisore e ai vari giochi elettronici, sono una valido rimedio per entrare nell’atmosfera di silenzio e di sopresa del Natale.

Il raccoglimento è preparatorio alla vigilanza, che significa rimanere con gli occhi aperti sulle vicende della propria vita. L’atteggiamento dei pastori di restare svegli per vegliare sul loro gregge è la condizione essenziale che li ha preparati a ricevere l’annunzio dell’angelo. I genitori rimanendo vigili sulla propria condotta, possono continuare a svolgere con pazienza e efficacia la loro missione di pastori dei loro figli, accompagnando con generoso e fattiva impegno la formazione umana e la crescita spirituale dei loro figli.

Fare silenzio, ed allontanarsi da tutti i rumori assordanti della società, è il cuore del Natale. La forza e la luce del Natale è quella di silenziare i propri pensieri, entrare in profondità negli angoli nascosti del proprio cuore, ed ascoltare la voce di Dio che parla attraverso umili ispirazioni.

Quel silenzio della nostra mente e del nostro cuore con Dio diventa la fonte cui attingere le parole per il dialogo con il prossimo. Si puà parlare di tante cose, ma il silenzio con Dio aiuta in tante situazioni della quotidianità: aiuta un padre a intavolare con il figlio la giusta discussione su una situazione da correggere, sostiene una madre ad ascoltare in profondità le neccesità dei propri figli, incoraggia i figli ad essere sinceri verso i loro genitori, sprona i genitori ad essere accoglienti al dono della vita, stimola i nonni a raccontare le proprie esperienze di vita ai nipoti.

Infine un elemento che accompagna tutta la liturgia del Natale è il senso di stupore che caratterizza la venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi. Il mondo odierno ha la tendenza a pianificare, a razionalizzare e a controllare le emozioni e gli stati d’animo.  Tutto deve essere organizzato nei minimi dettagli. Ogni variazione rispetto alle nostre aspettative viene classificato come un ostacolo alla realizzazione del nostro progetto. Rimanere stupiti davanti alla venuta del Figlio di Dio, ci aiuta a cambiare la nostra prospettiva, perchè ci sposta il nostro “io” dal centro alla periferia. Il centro diventa la manifestazione di Gesù, che si presenta a noi come un bambino che vuole essere accolto servito, amato e accudito.

La sopresa del Dio onnipotente e onnipresente che viene come un bambino ci stupisce grandemente, perchè spiazza la mentalità di questo mondo, che emargina e scarta i poveri e gli emarginati, che invece agli occhi di Dio acquistano un valore così grande al punto che Gesù vuole identificarsi con ognuno di essi. È dunque partendo dal Natale che impariamo a riscoprire il valore trascendente di ogni vita umana.

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Osvaldo Rinaldi

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