Vangelo
Mt 11, 16-19
Lettura
Continua l’ascolto del brano evangelico, tratto dal capitolo 11 di Matteo, iniziato ieri: dopo l’elogio del Battista, Gesù aveva amaramente considerato che, «dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza». Al rifiuto dello stile ascetico di Giovanni, che è giudicato opera del demonio, si aggiunge ora il rifiuto per lo stile di Gesù, che mangia e beve in compagnia dei peccatori. Le folle incontentabili vengono paragonate da Gesù a quei bambini capricciosi, incapaci di lasciarsi coinvolgere da nessuno degli inviti dei propri compagni di giochi.
Meditazione
Gesù dipinge la chiusura degli uomini della sua generazione, sia nei confronti dell’annuncio messianico del Battista, sia nei confronti del Vangelo da lui annunciato, con un’immagine efficacissima: dei bambini seduti in piazza, che si lamentano dei loro compagni che non hanno voluto ballare al suono del flauto, né si sono battuti il petto al canto di un lamento. La danza al suono del flauto era tipica delle feste nuziali, e allude ai banchetti di Gesù con i pubblicani e i peccatori; battersi il petto durante una lamentazione allude invece allo stile penitenziale e agli inviti alla conversione rivolti alle folle da Giovanni Battista. Molti uomini a cui è giunto il messaggio di Giovanni e quello di Gesù, come quei bambini in piazza, sono rimasti seduti, inerti, immobili. Chiusi nella loro presunzione, non si sono lasciati coinvolgere dai pressanti inviti del Battista alla conversione, forse ritenendo di essere brave persone, e che fossero ben altri coloro che avrebbero dovuto fare penitenza come Giovanni. Anzi, per giustificare la propria incapacità di intraprendere un serio cammino di conversione, definiscono Giovanni un indemoniato (v. 18). Induriti dal loro perbenismo, come il fratello maggiore del figliol prodigo, sono incapaci di lasciarsi smuovere dalla musica dei flauti, ossia di gioire con Gesù per la salvezza accordata ai peccatori. Anzi, riferendosi devotamente alle Scritture (Pr 23,20; Dt 21,20; Sal 1), giudicano Gesù un ubriacone e un ingordo, che si ferma con i peccatori ed è amico dei pubblicani. Essi condannano l’agire di Giovanni e quello di Gesù, ma di fatto condannano se stessi all’immobilità. Le stesse opere che essi hanno giudicato come stolte, sono in realtà opere riconosciute giuste secondo la Sapienza di Dio.
Preghiera
«Dammi, Signore, la sapienza che siede accanto a te in trono, mandala dai cieli santi, dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io conosca che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti» (Sap 9,4.10). Liberaci dall’ipocrisia, tu che sei venuto non per i giusti, ma per i peccatori.
Agire
Farò un esame di coscienza più accurato per non considerarmi migliore di quelli che ritengo peccatori.
Meditazione a cura di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it