Cento poveri ieri per la cena natalizia a Sant'Anna in Vaticano

Tra loro anche l’Elemosiniere Krajewski. Intanto il Papa, il prossimo 20 dicembre, riceverà in Vaticano un ergastolano da 24 anni detenuto nel carcere di Padova

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Erano oltre un centinaio, ieri sera, i poveri riuniti nel salone di Sant’Anna in Vaticano per la cena natalizia offerta da alcuni benefattori della parrocchia. Seduto accanto agli indigenti, ‘amici del Papa’, c’era anche anche l’Elemosiniere pontificio mons. Konrad Krajewski, che ha portato la benedizione del Santo Padre e ha donato a tutti i commensali il suo biglietto di auguri.

Come riferito dalla Radio Vaticana, la cena ha radunato in un clima gioioso e conviviale persone di diverse nazionalità e differenti religioni che durante tutto l’anno sono assistiti dalla parrocchia del Papa. Sempre a Sant’Anna, il prossimo 19 novembre, alle 9, sarà celebrata poi una Messa natalizia al termine della quale saranno consegnati dei pacchi dono ai poveri, per volontà del Pontefice sempre attento verso queste fasce deboli della società.  

Proprio per questa sua attenzione alle ‘periferie esistenziali’, Bergoglio – secondo quanto riferito dal quotidiano italiano Il Messaggero – riceverà il 20 dicembre un ergastolano in Vaticano. Si tratta di Carmelo Musumeci, da 24 anni dietro le sbarre del carcere di Padova.La notizia è stata confermata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, la comunità fondata da don Oreste Benzi, assistente spirituale dell’uomo sin dal loro primo incontro nel 2007. 

Da parte sua, Musumeci ha inviato una lettera aperta al Papa in cui esprime la sua gioia per il prossimo incontro e racconta le condizioni di chi, come lui, vive ormai nell’ombra di quattro mura una vita senza speranza. “Quando ieri mi è arrivata la notizia che la Comunità Papa Giovanni XXIII mi ha inserito nella lista delle persone che t’incontreranno nella Città del Vaticano non ho chiuso occhio. Ho passeggiato, avanti e indietro. Su e giù. A passi lenti. Da una parte all’altra delle pareti della mia cella per tutta la notte”, si legge nella missiva riportata sempre da Il Messaggero.

“Ti confesso che di notte, per prendere sonno, passeggio spesso per la mia tomba. A testa bassa. E altrettanto spesso la morte cammina accanto a me. Ti confido che sono stanco di pensare. A volte troppo stanco per vivere. Pure stanco di aspettare un giorno che non verrà mai. Ti svelo che spesso ho tanta voglia di arrendermi alla vita perché penso che sia inutile continuare a vivere una vita inutile. Perduto fra la tristezza e la malinconia”.

“Sono stanco di sperare e contare i giorni e le notti all’infinito”, afferma poi l’ergastolano, condannato per omicidio nel 1991. “Sono pure stanco di aspettare la morte”, dice, e confida al Papa “che certe notti provo il desiderio di andarle incontro per finire prima del tempo la mia pena. Non mi sento né all’aldilà né l’aldiquà. Mi sento solo nel mezzo. Né vivo né morto. Mi sento solo un’ombra. Un’ombra che si trascina avanti e indietro. Un passo davanti all’altro. Indietro e avanti. E con lo sguardo fisso nel vuoto. Diretto verso il muro di fronte”.

Ritenuto il capo di una banda che controllava attività criminali in Versilia, Musumeci è stato incarcerato a 36 anni. In questi anni in carcere, ha conseguito una laurea e ha scritto diversi libri per far comprendere la vita degli ergastolani.

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ZENIT Staff

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