Sembra ormai aperta la strada alla canonizzazione della beata carmelitana scalza Mariam Bawardi di Gesù Crocifisso (1846-1878). Il miracolo grazia al quale la religiosa verrà elevata agli onori degli altari è la guarigione di un neonato ad Augusta, in provincia di Siracusa (Sicilia), il piccolo Emanuele Lo Zito.
I genitori, Biagia e Luigi Lo Zito, avevano visto esaudirsi il loro desiderio di un figlio, quando la donna rimase incinta. All’ottavo mese di gravidanza, Biagia tuttavia intuisce che qualcosa non quadra. Nonostante le parole rassicuranti del suo medico, si fa visitare da uno specialista che si accorge che il bambino non era cresciuto nelle ultime settimane, perché aveva il cordone ombelicale attorno al collo. Occorre allora intervenire al più presto con un parto cesareo.
Il 17 aprile, a mezzogiorno, nasce quindi prematuro – pesa solo 2,6 kg – il piccolo Emanuele. Il primo pericolo è dunque superato. Ma il pomeriggio, quando il bambino viene portato alla mamma per la poppata, la donna nota che ha le manine e i piedini bluastri e che piange debolmente. Scatta l’allarme, ma la causa rimane sconosciuta. Su insistenza della nonna materna il bambino viene trasferito il 18 aprile all’ospedale di Catania.
Le sue condizioni appaiono subito critiche. La diagnosi iniziale è ipertensione polmonare. Deve essere trasferito ad un’altra struttura, l’Ospedale Garibaldi. Il 20 aprile viene comunicata al padre una diagnosi più precisa: il neonato è affetto da un problema cardiaco. Viene deciso un ulteriore trasferimento, questa volta all’Ospedale San Vincenzo di Taormina, in provincia di Messina.
I medici non lasciano molta speranza al papà, che di fronte all’esito fatale annunciato, torna a casa per prendere alcuni vestiti per il bambino.
Per strada incontra un amico, Luigi Ingaliso, devoto alla beata Mariam Bawardi, la carmelitana scalza di Betlemme. L’amico promette di pregare per il bambino e a sua volta torna a casa per prendere una reliquia della beata, nella certezza che essa intercederà per la guarigione di Emanuele.
Quando decide di portare la reliquia a Biagia, inizia una catena di preghiere per ottenere l’intercessione di Mariam, che coinvolge tutta la famiglia, la città di Augusta, gli amici, gli sconosciuti e persino i carmelitani di Terra Santa.
Quando il bambino arriva a Taormina sta già morendo. Una diagnosi più dettagliata dice che soffre di una malformazione cardiaca congenita molto complessa: le vene polmonari non tornano al cuore, ma confluiscono nel sistema portale epatico. Urge un intervento chirurgico ad altissimo rischio, soprattutto per un bambino di solo tre giorni, peraltro già agonizzante.
Quando arriva però la mamma a Taormina, sente di dover toccare il corpicino di suo figlio con la reliquia della beata Mariam. Quello che segue è un miracolo: i medici curanti non sono in grado di spiegare la rapidità della guarigione del piccolo, né la completa assenza di postumi.
Uno dei medici ha testimoniato che è assolutamente inusuale che un bambino colpito da tale malformazione possa sopravvivere tre giorni dopo la nascita e senza alcun intervento per collegare le vene polmonari al cuore. Al momento dell’operazione, inoltre, le condizioni cliniche del bambino non lasciavano alcuna speranza.
Questa guarigione improvvisa e totale è stata attribuita all’intercessione della beata Mariam di Gesù Crocifisso. Il 6 dicembre scorso, papa Francesco ha approvato il Decreto sul miracolo da parte della Congregazione per le Cause dei Santi.
La beata carmelitana, nata ad Ibillin in Galilea e morta a Betlemme, potrebbe essere quindi canonizzata nel 2015, che coincide con l’Anno della Vita Consacrata e con il 500° anniversario della nascita di santa Teresa d’Avila, grande riformatrice dell’Ordine carmelitano.