L’attenzione nei confronti delle famiglie di coloro che sono perseguitati e brutalmente uccisi dai miliziani dello Stato islamico è un “dovere”. Lo ha scandito il principe del Galles Carlo, che ha tenuto un discorso ieri, a Londra, durante una Messa organizzata dalla comunità locale dei cristiani caldei nella chiesa cattolica della Sacra Famiglia.
Invitato da Aiuto alla Chiesa che soffre, il rappresentante della Corona britannica ha parlato guardando negli occhi proprio alcuni parenti di cristiani che in Iraq vivono sulla propria pelle la presenza terrificante degli aguzzini dell’Isis.
Toccante lo scambio di battute che Carlo ha avuto con una di loro, Maijida Nissan, sessantaquattrenne irachena il cui fratello, insieme alla sua famiglia, resta stretto nella sua terra dalla morsa jihadista. La donna ha voluto ringraziare il futuro monarca per il suo impegno a favore dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. “È il minimo che possa fare”, la risposta di Carlo. Il quale ha inoltre aggiunto che anche lui si unisce alla loro preghiera per la difficile situazione dell’Iraq.
Il principe di Galles ha dichiarato: “Come si avvicina il Natale, il mio cuore va a tutti i cristiani che sono perseguitati a causa della loro fede”. Egli ha poi sottolineato il suo storico impegno “per una maggiore comprensione tra persone di fedi diverse, per una maggiore tolleranza ed armonia tra le grandi religioni nel mondo”.
Impegno che trova oggi nelle azioni dell’Isis un grande ostacolo nonché uno sprone ad accrescere nella perseveranza. “Come molti di voi – ha detto Carlo -, sono stato profondamente angosciato dalle scene orribili di violenza e persecuzione arrivate dal nostro amato Iraq”. Secondo il principe, “tutte le fedi in qualche modo gettano una luce sull’immagine divina che è presente in ogni vita umana”. In linea con questa affermazione, è allora certo che “annientando un altro essere umano” si dissacra “l’immagine del Divino” e facendo questo nel nome della fede “non si fa altro che compiere un atto di blasfemia”.
Per il membro degli Windsor, è “assolutamente inconcepibile” che un credente “possa trovare nella sua fede la ragione per perseguitare una persona di un’altra religione”. Violenza e volontà di sopraffazione altro non fanno che “disonorare” la stessa fede di chi li compie.
Quanto accade in Medio Oriente agita nella mente del principe Carlo i fantasmi più tetri del passato. “Vedendo queste immagini terribili di esecuzioni e decapitazioni trasmesse in tutto il mondo via internet – la sua osservazione -, non posso che pensare che nella nostra età moderna stiamo correndo il serio pericolo di tornare all’età oscura delle esecuzioni pubbliche”.
Di qui il suo richiamo a un “dovere di attenzione” verso le famiglie che sono costrette quotidianamente ad assistere “alla trasmissione di immagini violente che vedono coinvolti i loro cari”. A questo proposito il principe Carlo ha voluto quindi rivolgere un “ringraziamento a Dio” per il “sorprendente coraggio, la fedeltà e la perseveranza” di questi “fratelli e sorelle”.
“In questo momento così straziante – ha proseguito – noi dobbiamo combattere per non dimenticare che il nostro Signore ci ha chiesto di amare i nostri nemici e pregare per chi ci perseguita”. Riconoscendo che un simile insegnamento “è più facile a dirsi che a farsi”, ha quindi evocato la figura concreta di San Paolo. “L’apostolo Paolo, che è passato dall’esser persecutore all’essere perseguitato, ci incoraggia a rimanere saldi nella nostra fede”.
Carlo ha quindi rivolto un attestato di solidarietà verso la comunità caldea che vive nel Regno Unito, composta da circa 4mila persone. “Nell’essere qui con voi in questo periodo di Natale vorrei confermarvi i miei costanti pensieri e la mia persistente simpatia, e quelli della mia famiglia”. Suggestiva l’immagine che ha proposto in conclusione del suo discorso: “Come sapete, la storia della Natività è legata alla Sacra Famiglia che fugge per cercare riparo dalla persecuzione. Voi e le vostre famiglie avete seguito in modo quasi letterale le orme della Sacra Famiglia”.