La società odierna, come spesso si afferma, è caratterizzata dalla mancanza di punti di riferimento, o meglio, dalla presenza di così tanti punti di riferimento che quasi non riusciamo più a vederne uno davvero fermo. Come bene intuisce Vittorino Andreoli nel suo libro Principia, la storia ha sempre visto il succedersi di culture e filosofie imperanti che, modificando i principi di base, hanno sostituito quelle precedenti, a volte nel bene a volte nel male.
Tutto sommato però l’evoluzione della nostra società mostra una tendenza positiva: nel romanzo City di Alessandro Baricco troviamo una bella immagine: i fiumi per giungere alla loro foce percorrono tre volte (anzi 3,14 volte) la strada che dovrebbero fare se andassero dritti, così come gli uomini, che per trovare il loro destino, si costringono spesso a deviare dall’obiettivo per poi, per fortuna, ripiegare e magari allontanarsi dalla parte opposta, ma alla fine, quasi attratti dal loro fine naturale, correggono la traiettoria e arrivano finalmente dove dovevano arrivare.
Ritornando ad Andreoli, egli vede invece la nostra epoca come il momento dell’annullamento dei principi, un periodo storico che, stanco dell’instabilità di questo o quel principio, di questo o quel valore, decide ciecamente di rinunciare a entrambi, principi e valori.
Ritengo che Andreoli abbia ragione e lo scopo di questa scelta è quello di creare una società sedicente libera, schiava però del proprio relativismo assoluto (ma se tutto è relativo non dovrebbe esserlo anche il relativismo?) che non fornisce più una foce ideale al nostro percorso esistenziale, costringendo l’uomo a vagare di qua e di là attratto dall’intuizione del momento, dalla verità simpatica e comoda proposta in qualche libro che tra qualche anno nessuno ricorderà più.
Come cantavano i King Crimson ormai quarant’anni fa nella loro canzone Epitaph, “quando nessuno fa le regole il destino dell’umanità vedo che è nelle mai degli stupidi”, ma per quello che ci riguarda nessuno deve fare delle regole, le regole della natura già esistono, bisogna solo cercarle e comprenderle.
Questo passaggio però ha delle motivazioni serie che muovono i primi passi nei secoli scorsi: dalla rivoluzione scientifica al successo della tecnologia di oggi il sogno dell’uomo di tutto comprendere e tutto controllare (lo stesso sogno che hanno avuto Adamo ed Eva e che non ha fatto fare loro una bella fine), lo ha portato a posizioni scientiste, alla fede cieca nella sperimentazione empirica, che però invece di fermarsi davanti a quegli aspetti insondabili della vita e dell’esistenza ha deciso arbitrariamente che quegli aspetti semplicemente non esistono o comunque sono secondari.
Così quelle scienze che possono contare su oggetti di studio più osservabili e misurabili hanno avuto giustamente i loro successi e hanno alimentato quel sogno anche in altre discipline che invece non possono, per la natura del proprio oggetto di studio, arrivare alle stesse dimostrazioni empiriche. In primis le scienze umane (psicologia, pedagogia, sociologia, antropologia ecc.), inseguendo l’obiettivo assurdo di una oggettività completa, sono sempre più diventate scienza ma sempre meno “umane”.
Sono convinto che l’uomo di oggi abbia invece bisogno di riscoprire quei principi e quei valori che non possono essere oggettivati e dimostrati con l’esperimento scientifico, ma che ragionando senza ideologie, liberi dall’influenza dei propri umori, possiamo riconoscere almeno ragionevoli, quel che basta per investirci quelle parti di noi alle quali non possiamo rinunciare, l’amore, la libertà, il senso dell’esistenza, lo spirito.
L’uomo di oggi ha bisogno di discernere ciò che ha un fondamento da ciò che non lo ha, ciò che “funziona” nella vita reale da ciò invece che affascina ma non produce felicità.
Ecco, è da queste riflessioni che parte oggi la rubrica “la cura dell’anima”, uno spazio aperto ad esperti e ai meno esperti che amano però confrontarsi sui temi fondamentali per la propria esistenza, uno spazio che non vuole dogmi o verità simpatiche, che la verità non è poi sempre simpatica, ma vuole cogliere qualche barlume di Verità e di bene.
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Ogni martedì, a partire da oggi, inizia la pubblicazione della rubrica “Quando l’anima soffre…”.
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* Paolo Scapellato è psicologo, psicoterapeuta, presidente dell’Associazione di Promozione Sociale PRAXIS, docente di psicologia clinica presso l’Università Europea di Roma.