Si è svolta a Roma il 4 dicembre, presso la sede della rivista gesuita La Civiltà Cattolica, la presentazione del libro di Papa Francesco Nel cuore di ogni padre. Alle radici della mia spiritualità (Rizzoli, 2014).
Rinviando ad un altro articolo di ZENIT la cronaca dell’evento, riteniamo utile fornire al lettore – in considerazione della eccezionalità dell’opera che “storicizza” il pensiero di Bergoglio tra l’azione della giovinezza e la “fioritura” del ministero episcopale – una breve “guida alla lettura” che sia, al tempo stesso, un invito ad immergersi in un testo fondamentale per capire lo spirito del tempo.
La nostra “guida” si muoverà lungo il fedele percorso tracciato dalla penna di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, che ha scritto l’introduzione al volume e che mette a frutto, anche in questa sede, la sua rara capacità di tradurre in termini divulgativi la profondità dottrinale e la spontaneità pastorale di papa Francesco.
Il volume (titolo originale: Meditaciones para religiosos) contiene scritti elaborati dal futuro Pontefice tra il 1974 e il 1982, il periodo in cui esercitò la carica di Provinciale dei gesuiti argentini trovandosi a fronteggiare situazioni molto difficili (erano gli anni della dittatura), la cui asprezza era acuita dall’inesperienza dell’età: Bergoglio aveva, all’epoca, intorno ai quarant’anni.
“Proprio perché questi scritti fotografano una situazione non semplice – sottolinea padre Spadaro – contengono il nucleo del pensiero e dell’azione di Bergoglio”.
Una “pedagogia di governo” – vorremmo aggiungere (replicando le medesime parole usate dal Pontefice nella celebre intervista rilasciata il 19 agosto 2013 allo stesso Spadaro) – che ha posto le basi della straordinaria visione con cui Papa Francesco sta rivoluzionando gli assetti della Chiesa.
“Ben consapevole della ‘crisi’ del centro, dell’Occidente cioè, e delle sue radici, Bergoglio con le sue parole e i suoi gesti sta ponendo in atto un processo spirituale e culturale che destabilizza quella stessa crisi, liberando energie sopite”, spiega padre Spadaro. “E tutto questo, vivendo una estrema semplicità di stile e di contenuto. Ma in Bergoglio la semplicità non è mai ingenuità. Un suo amico una volta mi disse che Francesco è un ‘Papa Apple’ perché, come i computer della Mela, a fronte di una estrema complessità interna di funzionamento, ha una interfaccia semplicissima. È un atteggiamento dell’animo che spinge a essere aperti interiormente al dialogo, all’incontro, a trovare Dio ovunque egli si faccia trovare e non solamente in perimetri angusti o in ogni caso ben definiti e recintati. Soprattutto non teme l’ambiguità della vita e l’affronta con coraggio. Non è un sapere intellettuale, ma è un sapere che integra i valori del cuore e della mente”.
E qui padre Spadaro rinvia al testo originale di Bergoglio: “Soltanto il cuore unisce e integra. Senza il sentire pietoso, l’intelletto tende a dividere. Il cuore coniuga l’idea con la realtà, il tempo con lo spazio, la vita con la morte e con l’eternità”.
Sono parole mirabili che non necessitano di commento ma soltanto d’essere interiorizzate con un atto di umiltà e di attenta concentrazione. Scrive ancora il giovane Bergoglio: “La cosa peggiore che possa capitare a un essere umano è lasciarsi trascinare dai ‘lumi’ della ragione. Si trasformerà in un intellettuale ignorante, o in un ‘sapiente’ isolato. La missione della nostra mente, invece, è scoprire i semi del Verbo dentro l’umanità”.
Bergoglio “fotografa”, in poche battute, il dramma della modernità che, dopo le illusorie promesse della “stagione dei lumi”, si è arenata in un vicolo cieco tra nichilismo e non senso, con conseguenze devastanti in termini di degrado etico e materiale.
Ma, al tempo stesso, il futuro Pontefice delinea le prospettive del riscatto. Umano, spirituale, morale: “La purezza non è una prerogativa divina, è presente anche negli uomini. E Dio non è un Dio lontano che non s’interessa al mondo. Le strutture di questo mondo non sono soltanto peccaminose. Il grano e la zizzania cresceranno insieme e la nostra umile missione, forse, sarà soprattutto quella di proteggere come un padre il grano, lasciando agli angeli il compito di falciare la zizzania”.
E qui s’affaccia la grande tematica del padre che costituisce uno dei nuclei fondamentali di questo libro. “Il senso primitivo del nome ‘padre’ – scrive ancora Bergoglio – riporta alla paternità di Dio, al mistero di Dio che ci genera eternamente, sia che si tratti della paternità della predicazione che suscita la fede, o del Battesimo che introduce in una vita nuova, o della direzione spirituale che conduce alla santità”.
“Una chiave di lettura molto forte de Nel cuore di ogni padre è proprio la dimensione della paternità e della generatività”, gli fa eco Spadaro. “Da qui il titolo scelto per questa edizione. La radice di questa visione paterna è Dio stesso…”.
Non bisogna però dimenticare che questo libro è anche un “manuale di governo” che, a partire da una radice spirituale, tiene conto della necessità di guidare un gruppo di persone. E si pone quindi un problema di “leadership” per una Chiesa aperta, coraggiosa, che lotta: “Per chi fa da guida – scrive Bergoglio – essere sapiente significa sapersi muovere tra l’espressione di affetto e la capacità di porre limiti di correzione. Anche quando i limiti sono dolorosi bisogna adoperarsi affinché chi viene limitato avverta l’annuncio di qualcosa che va oltre uno schiaffo alla sua condotta, e che adesso non può comprendere. Dare questo orizzonte spetta appunto al calore e all’affetto”. E per avvalorare queste parole, ricorda una regola di condotta di Giovanni XXIII: “Omnia videre, multa dissimulare, pauca corrigere” (Vedere tutto, passar sopra a molte cose e correggerne poche).
Un altro aspetto fondamentale del pensiero di Bergoglio è quello inerente la dottrina, che “non è un sistema astratto di idee, una impalcatura ideologica o un ‘sacco’ di verità da portarsi sulle spalle. È un insieme di verità prima sentite e poi comprese che danno forma a una vita. La contrapposizione tra dottrina e pastorale è del tutto aliena dal pensiero bergogliano” spiega padre Spadaro. “Una tentazione frequente nella Chiesa è invece quella che Bergoglio definisce la ‘spiritualità dello struzzo’, che consiste nel voler nascondere la testa chiudendosi o in una ‘bottega di restauro’, come vorrebbero i tradizionalisti, o in un ‘laboratorio di utopie’, come vorrebbe chi cerca di restare sempre sulla cresta dell’onda. Tradizionalismo retrogrado e utopismo progressista sono i peggiori impedimenti a un fecondo atteggiamento generativo. Ecco la semplice sintesi bergogliana: memoria del passato e slancio verso il futuro per aprire nuovi spazi a Dio”.
Si potrebbe procedere a lungo, tanti sono gli spunti, gli stimoli e le suggestioni che percorrono questo libro (la memoria, la pace, il senso di appartenenza…), nel quale pare di vedere il piano divino, il disegno dello Spirito Santo che, attraverso le difficoltà della vita – come già fu per Wojtyla – plasma gli uomini (anzi, i “peccatori”, per dirla con Bergoglio) destinati ad accedere al soglio pontificio.
Ma lo scopo dichiarato di queste poche note non era una trattazione esaustiva bensì, come si è detto, offrire una “chiave di lettura” per indurre il lettore ad accostarsi con scrupolosa attenzione a questo distillato del pensiero di un grande personaggio carismatico del nostro tempo. Per comprendere chi è Jorge Mario Bergoglio. Un uomo il cui progetto – sottolinea padre Spadaro – è “un’esperienza spirituale vissuta che prende forma per gradi e che si traduce in termini concreti, in azione. Non una visione a priori, basata su idee
e concetti, ma un vissuto che si appella a ‘luoghi tempi e persone’. Per cui non si impone sulla storia cercando di organizzarla secondo le proprie coordinate, ma dialoga con la realtà, si inserisce nella storia degli uomini, si svolge nel tempo”.