Ave, o piena di grazia

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Lc 1,26-38

Lettura

La solennità dell’Immacolata Concezione invita tutta la Chiesa a contemplare il mistero di Maria, concepita senza peccato originale. All’interno del cammino di Avvento, la Vergine Immacolata appare come icona di ciò che la Chiesa è, e come annuncio profetico di ciò che la comunità cristiana è chiamata a essere. Il particolare dono di grazia riservato a Maria, libera da ogni macchia di peccato fin dal primo istante del suo concepimento, anticipa, infatti, quello stesso dono di grazia mediante il quale tutti i battezzati, liberati dal peccato originale, sono fatti partecipi della stessa vocazione alla santità.

Meditazione

L’angelo Gabriele, rivolgendosi a Maria nel momento dell’annunciazione, la saluta chiamandola non con il suo nome terreno, ma con un singolare appellativo: «Piena di grazia». Tali parole suonarono strane e incomprensibili alla stessa Maria, tanto che ne rimase profondamente turbata e «si domandava che senso avesse un saluto come questo» (v. 29). L’espressione «piena di grazia», in greco Kecharitoméne, che noi fin da bambini siamo abituati a ripetere nella preghiera dell’Ave Maria, va compresa nel suo significato più profondo. Nella lingua greca, il termine Kecharitoméne è un verbo ottenuto dal sostantivo cháris, che la tradizione latina intese come riferito a una particolare forma di amore (cháritas), caratterizzata dal dono e dalla gratuità (gratis), per cui lo tradusse come “grazia” (gratia). Il verbo Kecharitoméne è poi un verbo passivo: indica che l’azione viene svolta da qualcun altro, cioè da Dio. Infine è un verbo coniugato al passato, e indica un’azione che si è già compiuta e perdura nel presente. Dunque, quando l’angelo saluta Maria come la “piena di grazia”, comunica che è già stata destinataria del dono gratuito dell’amore di Dio. Quale sia stato questo dono d’amore, ce lo chiarisce san Paolo nella seconda lettura della Liturgia di oggi: Maria, prima fra tutti i credenti, è stata scelta prima della creazione del mondo per essere santa e immacolata di fronte a Lui nella carità (cfr. Ef 1,4). Per usare le parole di Benedetto XVI: «L’espressione “piena di grazia” indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. Per questo la Chiesa invoca e celebra la Vergine Immacolata che, col suo “sì”, ha avvicinato il Cielo alla terra».

Preghiera

Maria, «regina in ori di Ofir, il re si è invaghito della tua bellezza: è lui il tuo Signore: rendigli omaggio. Entra, figlia del re: sei tutta splendore, tessuto d’oro è il tuo vestito, al re sei condotta in broccati preziosi; in gioia ed esultanza sei presentata nel palazzo del re» (cfr. Sal 45,10-16).

Agire

Metterò dei fiori all’immagine di Maria che ho in casa e le rivolgerò una preghiera.

Meditazione a cura di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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