A trentuno anni dalla promulgazione del Codice del Diritto Canonico, si è costituita a Catania l’Associazione Canonisti, la quale ha promosso come prima attività, mercoledì 3 dicembre, un convegno sul tema: “La riforma del processo matrimoniale canonico”.

L’intervento magistrale del Prof. Paolo Moneta, Avvocato Rotale, docente merito di Diritto Canonico all’Università di Pisa, presidente dell’Associazione Canonistica Italiana e componente della Commissione Pontificia per la riforma del processo matrimoniale canonico, è stato illuminante per comprendere le possibili innovazioni e riforme nel processo matrimoniale.

La situazione di contesto ed il riferimento al dibattito sinodale sulla comunione ai divorziati e le tensioni pastorali connesse alle nullità dei matrimoni, sono stati illustrati da Mons. Adolfo Longhitano, Vicario Giudiziale dell’Arcidiocesi; da Mons. Antonio Legname, giudice del tribunale ecclesiastico regionale e da don Giuseppe Putrino, avvocato al foro canonico e docente all’Istituto Teologico “San Luca”, il quale ha sviluppato il tema sull’efficacia morale delle sentenze canoniche di nullità.

Le mutate condizioni sociali, che hanno messo in crisi l’indissolubilità del matrimonio e la maggiore diffusione di matrimoni falliti, ed alcuni di essi anche nulli o infruttuosi, sollecitano ulteriori riforme del codice di diritto canonico che risale al 1917.

Il prof. Moneta ha analizzato alcune possibili proposte di riforma nell’ottica di agevolare le procedure, come ha espressamente richiesto Papa Francesco.

Sembrano inadeguate e insufficienti le proposte avanzate anche da alcuni Prelati durante i lavori del Sinodo e non si ritiene adeguato un processo amministrativo, in sostituzione di quello giudiziario e canonico, e tanto meno affidate al Vescovo, già sovraccaricato d’impegni pastorali. L’azione giudiziaria necessita competenza e diligente lavoro, non compatibile con altri impegni pastorali e quindi sarebbe opportuno, afferma il prof. Moneta, che nei tribunali ecclesiastici sia maggiormente presente un personale qualificato, ampliando anche la presenza dei giudici laici.

Nel processo di snellimento delle procedure si ritiene che nei casi di evidente nullità  del matrimonio o quando si registra una “richiesta congiunta” dalla “parte attrice” e dalla“ parte convenuta” si possa utilizzare una corsia preferenziale, snellendo le procedure, adottando anche l’oralità ad integrazione della tradizionale formula scritta, che caratterizza i procedimenti canonici.

Per rispondere alla necessità di ridurre i tempi dei processi da parte di alcuni avvocati è stata avanzata la proposta di abolire l’istituto della “doppia  conforme”, istituita da Benedetto XIV nel 1741 a garanzia dell’equità del giudizio e per evitare che la nullità fosse raggiunta “a buon mercato”, aggiungendo come motivazione che nel 97% dei processi di nullità, la sentenza di primo grado viene confermata; ciò fa certo onore ai giudici di primo grado, a dimostrazione della corretta impostazione del processo, ma nel corso del dibattito che ha seguito le relazioni, è emerso che la vera causa della lungaggine dei tempi non è da attribuirsi, alla “doppia conforme” bensì alla necessità di personale esperto e dedicato all’azione giudiziaria. Una maggiore dedizione al munus svolto e la competenza professionale, formata e qualificata, nel settore potrebbero meglio favorire la snellezza dei tempi nell’espletamento del servizio della giustizia, che così non andrebbe a scapito di alcuno a causa di procedure velocizzate, applicando invece in modo coscienzioso le già previste norme procedurali.

Sempre nell’ottica dello snellimento delle procedure si avanza anche l’idea di modificare per alcuni casi la collegialità dei tre giudici, con la figura di un giudice unico (come già avviene per i processi documentali), ma tale possibilità è certamente da riservarsi per la trattazione di alcuni casi particolari, lasciando tutta la materia giuridica della nullità del matrimonio, come sacramento, alle vigenti norme processuali.

L’incontro, che ha avuto luogo presso il salone della Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” al Viale Vittorio Veneto in Catania, è stato condotto dall’avv. Salvatore Giuliano, il quale ha anche moderato il dibattito al quale sono intervenuti gli avvocati rotali Antonio Bellia e Fabio Adernò e l’avv. Francesco Condorelli Caff.

In apertura dei lavori il Vicario Generale dell’Arcidiocesi, Mons. Salvatore Genchi, ha presentato ai convegnisti il saluto dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, e l’avv. Mario Grasso, presidente dell’Associazione Liberi Avvocati, ha espresso ampio compiacimento per la lodevole iniziativa, così partecipata da operatori del diritto che hanno potuto beneficiare anche di alcuni crediti formativi autorizzati dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania.

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Due ragazzi animati da una fede autentica e solida, un sacerdote collerico e generoso che difende i suoi piccoli parrocchiani, una giovane volontaria americana mossa da un autentico amore verso i giovani per cui spende il suo tempo e rischia la vita